L’Europa dei muri

Creato il 13 maggio 2012 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Prima e dopo Machiavelli non si può sottovalutare il contributo della Fortuna nelle sorti di un leader, di un governo, di una guerra. Ma a volte avversità che sembrano mettersi di traverso, ostacoli apparentemente sorprendenti, altro non sono che il frutto di imprevidenza, incompetenza, miopia, irresponsabilità.
Che dire del Ministro Terzi uno che ha già perso la scaramuccia con buonsenso e lo stato di diritto, facendo lo sbruffone in Kerala, troppo impegnato nel possesso dei giocattoli per i suoi wargames, tanto da essere stato colto di sorpresa dall’annuncio del ministro degli Esteri libico, Ashour Bin Khayal: «Temiamo un peggioramento sul fronte dell’immigrazione clandestina. Ho riportato la questione al ministro Terzi perché vogliamo collaborare. …Ci sono immigrati africani arrivati fino al confine tra Egitto e Libia; per ora non sono grandi numeri ma potrebbero aumentare, perciò abbiamo voluto dare un avvertimento, guardando all’Italia e all’Europa per affrontare questo fenomeno».
Che sfortuna avrà pensato, con tutte le grane che abbiamo ci mancava solo questo. Che poi con l’esercito impegnato a difendere esattorie e imprese statali infedeli, respingimenti e guardianie finiranno per essere meno efficaci e muscolari.

Non resta allora che ricorrere a Equieuropa, matrigna finchè si vuole, vessatoria, ma proprio per questo l’autorità competente a esercitare rifiuto, caccia all’uomo, iniquità. E anche sovrana ipocrisia, perché con lo stessa divino sussiego e la stessa sprezzante superiorità condanna – giustamente – l’Italia per lesione dei diritti fondamentali, accoglienza, garanzie di sopravvivenza, tutela di libertà e autodeterminazione con chi chiede asilo, spinto dalla fame e dalla disperazione mentre lo nega dentro al suo territorio politico a paesi portati alla fame e alla disperazione, ché tanto sono il suo Sud, la sua Africa derelitta e colpevole.

Ma certo la rinuncia alla sovranità e all’autodeterminazione, attuata via via come la necessaria espiazione per non aver aderito entusiasticamente e rapidamente all’ideologia del sacrificio, adorata come l’atto di sottoscrizione dei patti di sangue con la cupola, comporta comunque per chi si dimostra fedele il comodo esonero da responsabilità difficili. In fondo è l’Europa che ce lo chiede e ci autorizza, ci legittima alla cancellazione dei diritti, all’erosione dello stato sociale, all’abbandono dei principi della solidarietà dovuta a tunisini, libici, greci e pure a chi ci abita vicino, al favoritismo nei confronti di banche e imprese inefficienze a fronte dell’infedeltà nei confronti dei cittadini e dei lavoratori.

Meglio così, pensano, lo stato di diritto è un onere pesante, costringe a un cessione di “autorità” nei confronti del controllo dei cittadini, impegna a assumere legalità e giustizia come principi fondamentali e irrinunciabili, obbliga al rispetto dei diritti di tutti davanti alla legge, alla morale e alla coscienza. È più comodo ricordarsi dello Stato quando è funzionale ai propri obiettivi, quando deve pagare un debito alimentato dalla finanza perversa e rapace, quando può aiutare aziende e imprenditori ottusi e avidi, quando diventa lo schermo dietro al quale operare contro il popolo, a danno dell’interesse generale, depauperandolo per poi acquisirne le spoglie da alienare per il profitto di pochi. Anche i suoi servitori si dividono in figli legittimi e bastardi. Da una parte società, enti, esecutori ben pagati, ben custoditi, ben blanditi, mobilitando anche le forze armate. Dall’altro un personale da impiegare sotto ricatto, penalizzato nel trattamento economico, usato come un esercito al servizio dei poteri forti, si tratti di poliziotti, insegnanti, infermieri, impiegati.

Meglio così, meglio la “civile” moderna barbarie, meglio far credere che comunità voglia dire rinserramento, chiusura diffidente e ostile dentro ai confini del rancore e della paura, dietro ai muri della difesa rabbiosa e nemica di quel che resta di un’illusione di benessere, di una narrazione di opulenza. Meglio far finta che certi orrori suscitati da dentro di noi, siano spontanei, in fondo siamo lupi, no? e non alimentati per metterci contro un nemico diverso da chi ci sta muovendo la guerra. Meglio condannarci a essere moltitudine spaventata e non popolo responsabile. È questo il senso degli annunci della paura che sono la cifra di questo ceto politico debole, ai quali dobbiamo rispondere col riscatto della solidarietà, coraggiosa e forte.


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