Nel nostro primissimo articolo Superstato Europa, avevamo ipotizzato come esistessero due processi portati avanti dagli eurocrati (con questo termine intendiamo i poteri forti più o meno visibili come politici, banche, lobby che stanno portando avanti il progetto di un Superstato Europeo); un processo centripeto, visibile ormai a tutti, dove grazie a trattati politici e grazie al ricatto del debito pubblico, si costringono gli stati nazionali a cedere parti sempre maggiori di sovranità e un processo centrifugo dove agli stati nazionali oltre la sovranità politica ed economica viene tolta anche la sovranità territoriale attraverso un’ondata secessionista.
Ora questo secondo processo rimane per lo più una nostra ipotesi. Il prossimo anno potrebbe essere fondamentale per coglierne la sua veridicità perché probabilmente ci saranno i referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito e della Catalogna dalla Spagna.
Attualmente gli eurocrati rimangano cauti su questi tentativi secessionisti, ma la grande copertura mediatica data soprattutto ai secessionisti catalani deve far riflettere sul fatto che probabilmente è la stessa Europa a favorire queste tendenze, poichè i media sono tendenzialmente allineati alla volontà dei poteri forti.
Quindi potrebbe succedere per la prima volta che un tentativo secessionista venga mediato dallo stato nazionale interessato e da un’entità sovranazionale come l’Unione Europea. Potrebbe attuarsi perciò una secessione senza necessaria uscita dall’Unione Europea e dall’Euro; inoltre possiamo anche ipotizzare che buona parte del debito pubblico oggi esistente rimanga nelle mani del governo centrale. Quindi facendo un’analogia con i fallimenti societari, la Spagna diventerebbe la bad company a cui rimane il grosso dei debiti, mentre la Catalogna potrebbe ripartire non senza debiti, ma sicuramente in una situazione migliore. Se questo modello avesse successo, portando ad un miglioramento della situazione economica catalana, possiamo ipotizzare una sorta di effetto domino su tutti i focolai indipendentisti ora esistenti in Europa e questo, fate attenzione, non andrà contro gli interessi degli eurocrati ma anzi farà il loro gioco, perché togliere importanza e sovranità a piccole nazioni come la Catalogna è molto più facile che farlo con grandi stati come la Spagna. Quindi questi governi più piccoli otterranno certo una grande autonomia ma saranno molto più sottoposti a Bruxelles. E’ sempre il solito “divide et impera”, è più facile governare una miriade di regioni poco influenti piuttosto che un piccolo gruppo di grandi nazioni. Inoltre possiamo addirittura ipotizzare che i nuovi stati che nasceranno all’interno dell’Unione Europea non avranno il diritto di veto come hanno attualmente gli stati nazionali.
Ovviamente tutte queste sono solo ipotesi, però potrebbe essere uno scenario da non sottovalutare, perché non bisogna mai dimenticarsi dell’effetto domino (vedi smembramento dell’Unione Sovietica, della Iugoslavia e l’esplosione delle Primavere Arabe).
Sarà quindi da monitorare il prossimo anno la situazione della Catalogna, della Scozia e anche del Belgio (che potrebbe dividersi in Fiandre, Vallonia e Bruxelles come città stato). Nel caso questi tentativi separatisti avessero successo possiamo aspettarci una vera e propria onda secessionista sull’intera Europa. Se accadrà, vorrà dire che l’eurocrazia avrà deciso di scatenare un vero e proprio caos controllato separatistico per abbattere gli stati nazionali e passare da un’Europa delle nazioni ad un’Europa delle regioni molto più controllabile.
Da monitorare é la situazione tedesca. La Germania attualmente è il perno dell’Unione Europea e potrebbe anche essere il perno della futura ondata separatistica. Attualmente in Germania solo la ricca Baviera ha serie velleità secessionistiche e alcuni movimenti indipendentisti stanno già raccogliendo le firme per fare un referendum simile a quello scozzese. A nostro avviso, sfruttando un possibile rallentamento dell’economia tedesca, non è escluso un successo di questa iniziativa e secondo alcuni sondaggi indipendenti, i sì vanno dal 40% al 60%. Se questa dovesse veramente avvenire, alcuni studiosi e politici tedeschi ipotizzano, dato che la Germania è già un repubblica di stati federati, una sorta di “liberi tutti” dove ogni stato federato diventa un’autonoma repubblica tedesca in seno all’Unione Europea. E’ chiaro che un’eventualità del genere potrebbe scardinare anche gli stati più centralizzati come Italia e Francia dove sicuramente esistono forti tendenze separatiste. Per quanto riguarda l’Italia le tendenze più forti per l’indipendenza riguardano sicuramente il Veneto, la Sicilia, la Sardegna, il Trentino-Alto Adige, il Friuli e la Lombardia. Da seguire con attenzione eventuali referendum anche se solo simbolici.
Concludiamo dicendo che probabilmente l’autodeterminazione dei popoli è la strada maestra per una miglioramento della struttura statale (piccolo è meglio) ed anche
per una più forte pacificazione sociale ma soprattutto per una semplice questione di libertà del popolo di scegliere cosa essere e da chi essere governato. In questo articolo vogliamo però far riflettere sul fatto che i separatismi possono non essere un problema per l’eurocrazia ma anzi potrebbero essere favoriti per creare quella frammentazione necessaria che aprirà la strada ad un supergoverno europeo.
L’ordine viene dal caos.
Qui di seguito una mappa di un’Europa delle regioni più “ordinata” e divisa:
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