Si sono scritte davvero tante cose in questi giorni, e probabilmente se ne è parlato ancora di più, riguardo alle spiacevoli e tragiche vicende che hanno visto come vittima l’Europa dei popoli, ed in particolar modo la Francia. Inutile dilungarsi nella descrizione minuziosa degli eventi, dato il bombardamento mediatico, come è giusto che sia riguardo a queste vicende, a cui siamo stati sottoposti. Al di là delle considerazioni criminologiche della situazione, relative all’efferatezza dei crimini commessi, mi preme evidenziare quanto siano stati determinanti tali eventi tragici nell’immaginario collettivo, civile soprattutto, quasi da poter tranquillamente effettuare un paragone, forse forzato ma non troppo, con le vicende del 2001, sempre di matrice terroristica, che colpirono al cuore gli Stati Uniti. Questa volta ed essere colpita profondamente nel cuore e nell’animo, in relazione soprattutto al sentimento di paura, è stata l’Europa. Al netto di tutte le considerazioni di stampo dietrologico del caso, che in certi casi hanno sempre una validità anche se spesso non suffragate dai fatti concreti, bisogna innanzitutto dire che questa è una sconfitta sul piano politico dell’Europa della sicurezza, una sicurezza naturale e strutturata nei moderni regimi democratici, impiantata si sa, ormai è certo, sull’adesione ai moderni stati.
Parlare oggi di integrazione, tolleranza, rispetto, solidarietà comune sembra un’eresia, in special modo per quei soggetti politici che utilizzano argomenti topici nella disputa elettorale, cercando di trarre il massimo vantaggio, nei consensi, proprio da questi nefasti eventi, senza minimamente utilizzare non dico nemmeno il rispetto per le vittime, ma la lungimiranza dell’offerta delle loro politiche che spesso si limitano a risposte preconfezionate, tra una tornata elettorale ed un’altra. Inutile anche continuare a dire che tutto quello che è successo, è semplicemente il prodotto delle politiche scellerate in Medio Oriente da parte dei paesi occidentali, Stati Uniti ed Europa insomma, perchè a quanto pare il senso comune si sofferma maggiormente, troppo, sulle conseguenze, senza mai cercar di risalire alle cause di un evento. Non è un caso isolato.
Prendiamo per esempio il problema dell’immigrazione, che dal punto di vista mediatico sembra attanagliare profondamente ogni stato occidentale, con numeri che superano di gran lunga la capacità del pensiero umano. Mi dispiace deludervi ma non è così, basta leggere in rete i vari documenti ufficiali, riguardo agli sbarchi, per capire che i numeri sono del tutto irrisori, in special modo nei confronti di chi continua con la tiritera della presunta invasione. Proprio per evidenziare questo paragone basterebbe sempre, e nell’era moderna digitale non è poi così complicato, rivolgersi alla rete, così da capire che questo flusso migratorio “anomalo” ha delle ragioni molto più complesse di quelle cavalcate dai paladini della ripulsa etnica del momento. Le ragioni sono innanzitutto da ricercare nell’instabilità dei governi dei paesi di orgine dei fuggiaschi, poi procedere a ritroso e far riferimento ai danni provocati dall’Europa democratica, che da una parte imbracciava il fucile cercando di inculcare i principi della civiltà e dall’altra arraffava le risorse, tantissime, cercando di trasformarle in profitto. Una volta ricercata l’orgine di questi fenomeni (come per tutti gli altri fenomeni), è possibile, a mio avviso poter comprendere meglio ed analizzare le conseguenze, cioè quello che oggi vediamo noi.
Stessa cosa vale per i tragici eventi accaduti a Parigi.
Inutile parlare dell’efferatezza dei crimini perpetrati a vittime innocenti, dato che sono sotto gli occhi di tutti, se non andiamo a ricercare le ragioni (non la ragione, è differente) dell’esistenza dell’ISIS. Probabilmente potrei dire tante altre cose, basti pensare al continuo finanziamento, in armi, risorse, trasporti, dell’Europa civilissima, ma ancor di più degli Stati Uniti, a quella che prima era la minaccia del momento, Al Qaeda, per poi passare il testimone del terrore all’ISIS attuale, che altro non è un’accozzaglia di gruppi estremisti, di chiaro stampo islamico, che “come per magia” si unisce nella lotta agli infedeli, cioè noi europei.
Dato che io non scrivo mai cose che potrebbero essere false o di dubbia provenienza, e dato che non cerco in chi mi legge solidarietà ideologica, sulla base delle mie idee che continuerò a ripetere, si basano sui fatti evidenti, partendo sempre dall’unica domanda che bisognerebbe adottare ogni qual volta si analizza un fenomeno, cioè la ragione dell’origine di ogni fenomeno, vi inizio ad uno dei libri che a mio avviso descrive completamente, nonostante sia stato scritto nel lontano 1961, la struttura ideologica, territoriale e valoriale su cui si è formata l’Europa in cui noi oggi viviamo (e quindi le conseguenze delle sue azioni con cui ancora oggi stiamo convivendo). Guardare al passato serve per comprendere meglio i fenomeni attuali, svestirsi del passato significa guardare al mondo moderno senza riuscire a comprendere il perchè noi oggi viviamo in questa parte del mondo, il perchè adesso, cioè in questo momento ed il perchè così, cioè in questo modo.
Era il lontano 1961, e tra le pagine di uno dei libri più importanti sul lungo e tortuoso processo di Decolonizzazione, Jean Paul Sartre tuonava il suo monito all’Europa. Nei Dannati della Terra, un’opera di Frantz Fanon, la recensione di Sartre, e l’opera completa, risultano essere ancora oggi profondamente attuali. Per anni ed anni l’Europa si è sentita come il centro dell’universo umano di produzione ontologica, ributtando l’idea dell’esistenza “dell’Altro” culturale, non a caso diceva Sartre, «(l’Europa, n.d.a) non la finisce di parlare dell’uomo pur massacrandolo dovunque lo incontra, in tutti gli angoli delle sue stesse strade, in tutti gli angoli del mondo», da allora cosa è cambiato? Nulla.
Proprio per questo motivo parlare ancora di “Colonizzazione” e “Decolonizzazione” non è anacronistico.
Innanzitutto perchè parlarne non significa solo limitarsi all’esperienza della conquista territoriale da una parte e della rivalsa dei subalterni indigeni dall’altra, ma è importante parlare soprattutto per il processo ontologico che si crea in questi due fenomeni profondamente umani. Il processo culturale è profondamente radicato nella sola concettualizzazione di questi due fenomeni umani. La stessa identica cosa è accaduta in Medio Oriente, il Medio Oriente che oggi ci fa tanto paura e che probabilmente, me compreso, conosciamo più per gli aspetti negativi relativi alle immagini di derivazione mediatica, o perchè una volta incontrato quel Medio Oriente sul nostro territorio attuiamo un confronto rispetto alla nostra idea di democrazia, senza mai comprendere che stiamo parlando di due prodotti storicamente culturali, e sul piano dell’esperienza, diametralmente opposti.
Per Sartre allora l’Europa era “fottuta”, ed era il 1961. Da allora cosa è cambiato? Nulla, perchè l’Europa continua ad essere fottuta.