Com’è ormai ben noto nell’ultimo periodo il calcio italiano si sta riducendo a poca cosa, ma quali sono le cause di questo gap incolmabile rispetto a non troppi anni fa che sembra accompagnare il nostro movimento nelle sue recenti uscite europee e mondiali?
1) La scarsa fiducia nel settore giovanile: è sempre scomodo dover prendere come esempio la Germania,
purtroppo però ci si rende conto di come a differenza del calcio italiano quello tedesco
sia caratterizzato da talenti “nostrani”; basti guardare il Bayern di monaco o il Borussia Dortmund: i giocatori piu rappresentativi sono saltati fuori
dalle squadre giovanili, in italia si possono ammirare veramente pochi talenti usciti dalle “cantere” delle nostre squadre.
La soluzione estrema a questo problema, a questa “fuga di cervelli” (vedi per esempio i vari Verratti, Immobile, Caldirola, Borini etc.) potrebbe essere quella della chiusura delle frontiere come negli anni 80 (cito la Juventus che aveva solamente Boniek di straniero).
Purtroppo questa soluzione non è permessa dall’Unione Europea in quanto i suddetti “stranieri” sono comunque cittadini comunitari.
Dato che siamo nello stato del “Fatta la legge, trovato l’inganno” una concreta possibilità sarebbe quella di aggirare in maniera del tutto lecita questa normativa e
di favorire le stesse società che decidono di contratti con
giocatori italiani (operazioni sicuramente più costose ma anche salutari), non necessariamente delle proprie giovanili ma comunque frutto dei nostri settori cadetti.
Questo porterebbe sicuramente a un periodo di assestamento più o meno lungo in cui potrebbe non arrivare alcun risultato internazionale (club o nazionale) ma sicuramente
permetterebbe di gettare le basi solide per un futuro che sinceramente il calcio italiano in questo momento non vede.
2) Lo svecchiamento delle istituzioni sarebbe un altro importante obiettivo da perseguire: ciò permetterebbe alla “nuova leva” di proporre seri rinnovamenti,
non ne abbiano a male i nostri consolidati politici ma il calcio riflette concretamente l’andamento delle istituzioni, dell’economia e dello stato in generale.
3) A livello di regolamenti l’uniformasi al modello UEFA, ritornare alle panchine corte (ora per non essere presenti in panchina in serie A bisogna essere in fin di vita)
cosi da favorire la sana competizione tra compagni di squadra e di reparto; altro punto fondamentale è limitare il numero di giocatori sotto contratto per una società cosi da aumentare necessariamente il numero di italiani (titolari o in panchina),
in questo senso fortunatamente la lega si è gia mossa abolendo definitivamente le abusate e frustranti comproprietà, basti pensare che il Parma ha piu di 100 giocatori sotto contratto tra prestiti e operazioni simili.
Alla fine di questi mondiali abbiamo avuto semplicemente una conferma di quello che si pensava da tanto tempo; sicuramente il risultato della compagine italiana guidata da Cesare Prandelli
è stato a dir poco imbarazzante ma per niente inutile, è stato una scossa, uno shock, uno scisma, da una parte tutto il calcio italiano, la sua burocrazia e i suoi burattinai, dall’altra il tifoso, ormai realista
e disilluso di fronte a quella che è la realtà, il ruolo e la forza dell’Italia azzurra negli equilibri calcistici internazionali. A questo punto si confida nella competenza e responsabilità del prossimo presidente della FIGC per uscire da questa crisi.
Sicuramente questo è una sorta di anno zero (o anno mille se vogliamo sottolineare la catastrofe), la cosa importante è che da queste ceneri si rinasca piu forti di prima, anche qui dobbiamo prendere esempio dai nostri “vicini” tedeschi,
perché se loro sulle note di Wagner hanno sempre rialzato la testa (non solo nel mondo del calcio) noi dalla nostra parte abbiamo Verdi e di certo nulla in meno dei teutonici per risollevarci.