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L’Europa salverà i nostri giovani? Stiamo a vedere: quanto accadrà da adesso fino alla fine di giugno potrebbe rivelarsi cruciale per il futuro di un’intera generazione. Sempre che i Paesi europei si applichino con decisione al problema, con l’intenzione ferrea di risolverlo.
E’ questo il raggio di sole che intravediamo in un periodo così drammatico e difficile – soprattutto per l’Italia, Paese che sta pagando anni di inazione e di logiche sistmiche decisamente anacronistiche.
Come insegna la storia recente, ancora una volta l’Europa potrebbe venire in soccorso dei problemi italiani: in questo, l’azione di pressing del premier Enrico Letta, per trasformare il Consiglio Europeo di giugno in un summit di contrasto alla disoccupazione giovanile sembra trovare sempre più consenso nel Vecchio Continente. Il primo passo già a fine maggio, con un primo piano franco-tedesco, che potrebbe sbloccare risorse importanti a livello continentale per i giovani senza lavoro. Staremo a vedere: l’Europa ha molto deluso, nell’azione di contrasto alla crisi economico-finanziaria, con interventi ritardati e spesso maldestri. Speriamo che -almeno sui giovani- riesca a produrre risultati diversi e più efficaci.
C’è però un altro aspetto, da tenere presente. Un aspetto finito al momento sottotraccia, ma che rischia di avere effetti potenzialmente devastanti: la competizione globale sui talenti ha portato alcuni Paesi ad accelerare nell’accaparramento dei migliori professionisti. Uno di questi, in Europa, è la Germania, che ne fa un vanto: “prima di tutto il nostro compito è esaurire il potenziale che abbiamo nell’Europa del Sud, agevolando l’immigrazione dai Paesi mediterranei“, ha dichiarato il Ministro dell’Interno Hans-Peter Friedrich.
I numeri sono lì a dimosrarlo: solo lo scorso anno, l’emigrazione verso la Germania da Italia, Spagna, Grecia e Portogallo è cresciuta nell’ordine di oltre il 40%. 42mila italiani vi hanno trasferito il proprio domicilio, alla ricerca di lavoro. O con un contratto già in tasca.
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha dichiarato che la fuga dei cervelli costa al nostro Paese ”grosso modo 5 miliardi di euro. I nostri concorrenti increduli ringraziano del prezioso regalo”.
Insomma, se anche arrivasse -più prima che poi, speriamo- un piano serio e concreto a livello europeo per combattere la disoccupazione giovanile, potremmo trovarci di fronte all’amara sorpresa che sia troppo tardi…
Potremmo scoprire di aver finalmente chiuso la stalla… quando i migliori buoi (perdonateci il paragone) sono già scappati. Magari, felici e soddisfatti “al pascolo” su suolo germanico (o americano, brasiliano, cinese, malese, australiano…).
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