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L’Europa ora c’è, ditelo a Berlusconi

Creato il 24 giugno 2012 da Faustodesiderio

L’euro è una certezza che, proprio come la storia, non torna indietro se non per sosta e per consiglio. Il vertice di Roma a Villa Madama, ideato e fortemente voluto dal nostro presidente del Consiglio, è una tappa sulla strada, certamente non priva di ostacoli, che conduce al rafforzamento della moneta europea, all’uscita dalla crisi del debito sovrano, alla costruzione di un’unione europea non solo economica ma anche politico-istituzionale. L’Italia, che ha fatto i “compiti a casa”, sta giocando un ruolo importante in Europa, alla pari dei due “dirimpettai” continentali: Francia e Germania. Un ruolo serio e autorevole per un obiettivo comunitario decisivo perché, come giustamente ha ricordato più volte il presidente Napolitano, nessuno Stato europeo si salva da solo. Ma in questo ruolo fondamentale del nostro governo e del Paese intero, che gioca tanto sul piano nazionale quanto su quello europeo (e le due cose sono le due facce della stessa medaglia o, meglio, moneta), qualcuno dovrebbe dire sia a Berlusconi sia al suo partito che il loro compito è quello di sostenere il governo Monti e la sua politica europea senza incertezze e senza sciocchezze.
Invece, che cosa ci tocca sentire? Che l’uscita dall’euro non sarebbe un dramma e non è un tabù. Che la cara vecchia lira potrebbe ritornare tra noi con il beneficio di tutti. Che l’Europa, tutto sommato, può attendere. Che è arrivato il momento di “staccare la spina” e andare al voto subito dopo l’estate. Insomma, come avete capito, di fronte a una situazione decisiva prima che drammatica, storica prima che pericolosa, c’è un comportamento semiserio dell’ex partito di maggioranza relativa che in cima ai suoi pensieri ha il problema di non sciogliersi al caldo del solleone. L’ex capo del governo ha espresso il desiderio di voler essere il capo dei moderati. Se l’ex presidente del Consiglio accetta un consiglio interessato sappia che oggi il dovere suo e del suo partito è quello di ritradurre lo spirito e la volontà risorgimentale della storica frase “o si fa l’Italia o sia muore” nella consapevolezza che “o si fa l’Europa o si muore”. Lo voglia o no, lo sappia o no il presidente Berlusconi, lo stesso interesse di quei moderati che vuole ancora rappresentare è in Europa. Ma chi sono poi i moderati? E’ il “ceto medio” che con la sua stessa esistenza fa vivere la nostra vita nazionale democratica. Immaginare che gli interessi economici, politici e morali del nostro ceto civile possano essere rappresentati e curati fuori dall’Europa, senza l’euro, con la lira è qualcosa di più di un crimine, è un errore (per dirla con Talleyrand).
Quando si dice che con Mario Monti l’Italia ha recuperato credibilità ed autorevolezza si dice una verità. Il vertice con Merkel, Hollande, Raioj a Villa Madama lo dimostra meglio di ogni discorso. Ma non ci sarebbero state credibilità ed autorevolezza senza i sacrifici degli italiani e la forza morale di una nazione. Silvio Berlusconi, se non vuole dare un calcio a ciò che resta della sua “discesa in campo”, cerchi di essere all’altezza dei sacrifici e della forza morale dimostrata dagli italiani in questa estate determinante non per il Pdl ma per la libertà europea.

tratto da Liberal del 23 giugno 2012



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