Questo vorrebbe dire che il nostro Paese avrebbe a disposizione per il biennio 2013-2014 un tesoretto di 20 miliardi di Euro che potrebbero essere spesi per il rilancio del Paese, anche se la maggior parte delle risorse disponibili sono già impegnate.
Proprio sul dove indirizzare tali somme si sta aprendo una disputa all'interno del Governo: da un lato c'è il premier Enrico Letta che spinge per destinare buona parte del tesoretto per finanziare il piano occupazione del quale da tempo sta parlando il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. In particolare sul problema del lavoro ai giovani, Letta ha anche scritto una lettera al presidente della Commissione Ue, Van Rompuy, per sollecitare un'accelerazione dell'iniziativa sulla disoccupazione giovanile: "Bisogna erogare i primi fondi sin dall'inizio dell'anno prossimo – scrive Letta - altrimenti si dà fiato ai movimenti populisti ed antieuropeisti". Quindi da un lato Letta ed il Pd spinge per finanziare l'occupazione dall'altro invece Angelino Alfano e tutto il Pdl chiede di utilizzare quelle risorse per cancellare l'Imu sulla prima casa, tutte anche quelle di lusso, e non alzare l'Iva. Il Pdl vede nella chiusura della procedura di deficit eccessivo l'occasione per dare consistenza alle promesse fatte in campagna elettorale.
E qui si aprono le frizioni all'interno della compagine governativa. E’ bastato che il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, facesse presente che la coperta e corta e se si deve scegliere fra abolizione dell’Imu e congelamento dell’Iva non avrebbe dubbi: l’Imu dovrebbero pagarla chi ha disponibilità di reddito che si è alzato il fuoco di sbarramento del Pdl che della cancellazione dell'Imu ne ha fatto un totem inviolabile.
E comunque l'UE questi soldi non li da gratis, chiede il proseguimento dell'azione di "consolidamento" del bilancio, portare avanti quel processo di riforme ritenuto essenziale per ridare slancio alla crescita del Paese e quindi anche all'occupazione, rendere molto più efficiente la macchina della pubblica amministrazione per alleggerire il sistema produttivo di una zavorra che troppo spesso ne condiziona l'attività e lo sviluppo. Ed infine chiede anche all'Italia di intervenire per rendere più efficace e produttivo il sistema bancario nazionale.
Ma la richiesta più pesante della Commissione Europea viene fatta sul versante del lavoro. L'UE sferra un pesante attacco alla contrattazione nazionale intervenendo a gamba tesa sul confronto che c'è in atto tra Governo e parti sociali.
Per Bruxelles la riforma Fornero, non solo è valida, ma va anche rafforzata. L'UE chiede di insistere su una maggiore flessibilità del mercato del lavoro mettendo l'accento sull'opportunità di una contrattazione contrattuale maggiormente incentrata sul livello aziendale che non su quello nazionale. Parallelamente, secondo la Commissione, le politiche per la formazione dei lavoratori dovrebbero essere più attente e vicine alle reali esigenze del mercato del lavoro. La riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese nonché una maggiore apertura alla concorrenza del mercato dei servizi sono le altre due 'raccomandazioni' che completano il pacchetto messo a punto dalla Commissione.
Condizioni pesanti che fanno già preoccupare. Ogni qualvolta che la Commissione europea usa la parola “ riforma” vengono i brividi. Le riforme volute dall'Europa, messe in atto dai governi Berlusconi e Monti, hanno fatto pagare il prezzo più alto della crisi ai lavoratori e alle fasce sociali più deboli. Letta trovi il coraggio, creando una sponda con il Presidente francese Hollande, per imporre all'Europa l'uscita dalle politiche di austerity.