Oggi vi presentiamo un’artista italiana molto simpatica e di grande talento, che ci ha colpito subito per lo stile meravigliosamente poetico, delicato e di grande impatto visivo. Simona Bramati si divide con grande agilità fra la mitologia, la pura narrazione pittorica e impegno civile, ed è un piacere poterla ospitare su questa piattaforma.
Ciao Simona, grazie per aver accettato la nostra intervista. Quando hai cominciato a dipingere?
Grazie a voi! Si potrebbe dire che sono nata col pennello in mano?
Dipingere è sempre stato il tuo sogno o hai cominciato “da grande”?
Ricordo di aver sempre subito il fascino per tutti quegli “oggetti” che producevano segni! Ero veramente piccola eppure passavo le ore a disegnare ed ero in pace con me stessa…me lo ricordo bene!
I tuoi dipinti sono molto gotici, anche quelli più colorati hanno un’ombra scura, inquieta. Cosa provi quando dipingi?
Forse cosa provo in generale…lo stato in cui si vive non lo si attraversa solo quando si compie l’atto di dipingere! Si vive la propria vita e spesso la si raffigura!
Cosa vuoi comunicare con il tuo lavoro?
Prima di tutto mi preoccupo di rappresentare al meglio la mia idea, cioè deve soddisfarmi e appagare il mio intento, ma questa è utopia perchè poi ci si rende subito conto che si vorrebbe aver fatto altro… o almeno questo capita a me! Ogni volta che rappresento una “scena” penso anche al significato che gli voglio dare e a quello che voglio trasmettere, ma è importante che chi osserva poi indipendentemente da me colga il suo significato, quello che più lo rappresenta e lo identifica! Penso che sia questa la chiave per la buona riuscita di un lavoro o almeno un punto molto importante! Di nuovo credo che il mio lavoro sia caratterizzato dalla nostalgia di quel tempo che non torna più! Mi piace pensare che ogni lavoro sia come uno scatto fotografico che ferma, oltre alla fisicità del soggetto, il suo stato d’animo! Mi piace ancora pensare che dall’immagine risalti immediatamente il sentimento di un momento preciso che io ho bisogno di fermare! Penso spesso al perchè si abbia bisogno a tutti i costi di lasciare in eredità tutto ciò!
C’è una storia particolare dietro ogni tuo progetto?
Assolutamente si, quasi sempre! Sono fatti realmente accaduti e poi trasfigurati nella bidimensionalità, oppure scelgo dei soggetti che ultimamente sono persone reali e li trasfiguro per rappresentare un sentimento!
Ho notato una forte componente mitologica in molti dei tuoi lavori con riferimenti, fra gli altri, a Didone, l’Ade, le Arpie, Era, Circe; che rapporto hai con la mitologia?
Non avendo avuto una preparazione letteraria o filosofica, ho scoperto strada facendo che esistevano queste figure mitologiche! Me ne sono subito innamorata appena scoperto che attraverso di loro potevo rappresentare quello che volevo trasmettere con i miei dipinti! Ogni personaggio ha le caratteristiche di una precisa storia che ci appartiene, dagli amori impossibili alle imprese eroiche! Quale miglior modo per raccontare qualcosa che appartiene al mondo in modo ciclico?
Fra gli altri, mi piace moltissimo il tuo progetto “Occhi” contro la violenza sulle donne. Come ti è venuta l’idea di dipingere un occhio di donna di ogni paese del mondo?
Quel progetto m’è molto caro! Un giorno trovai su internet un video di una bambina mentre veniva lapidata dal padre, il fratello e i loro amici! Ogni volta che ne parlo risento lo stesso mal di stomaco di allora! Era il 2011. Non vi racconto i particolari perchè troppo truci, ma in quell’occasione iniziai a riflettere su come poter rappresentare questa ingiustizia mondiale! Infatti era per me importante prendere coscienza di ogni tipo di violenza verso la donna e non solo quelle che tutti conosciamo da parte del mondo islamico. Oltre alle tele grandi che hanno come soggetto principale il corpo di donna “abusato” sia fisicamente che mentalmente da brutale sorte, vi sono appunto anche una serie di piccoli lavori su tavola che rappresentano un occhio femminile per ogni Nazione del Mondo e questo ciclo non l’ho ancora terminato per la sua complessità e per il numero elevato di Stati, oltre i 200. Altri 6 occhi sono invece dipinti all’esterno di urne cinerarie di colore bianco, come simbolo di quella purezza idealizzata che è quasi automatico abbinare ad un corpo di donna violato; all’interno dell’urna vi è una pietra bianca che rimanda alla lapidazione, una delle tante forme atroci di violenza, appoggiata su un cuscino di velluto rosso, riferimento al sangue e alla passione. Un vetro chiude a coperchio come un reliquiario. Il numero 6 simboleggia il corpo nel significato della numerologia araba. Il motivo della scelta di dipingere un occhio per ogni Nazione proviene dal fatto che in ogni angolo del mondo vi è una donna che muore o che subisce gravi danni permanenti sia fisici che mentali e mi sembrava “riduttivo” focalizzare il mio lavoro solo pensando al mondo arabo. Consapevole del fatto che l’umano utilizza purtroppo la violenza in vari momenti, cerco con questo lavoro d’indagarne i motivi, o almeno spero. L’odio è un sentimento che fa parte di lui come ne fa parte l’amore. L’indagine costante e personale verso il corpo femminile è un altro motivo che mi ha spinto verso questa direzione di ricerca.
È molto difficile attuare il progetto “Occhi”? Quanto hai viaggiato finora per incontrare gli occhi che hai dipinto?
Come dicevo prima è abbastanza complicato portare a termine il progetto per vari motivi! Non potrei viaggiare per ogni Nazione del mondo, anche se sarebbe meraviglioso! Quindi cerco le caratteristiche delle varie nazionalità, nelle persone che incontro qui in Italia oppure in alcuni viaggi che ho intrapreso o che ancora dovrò fare!…in un viaggio che feci a Parigi incontrai parecchie donne di nazionalità diverse e non persi l’occasione di chiedere uno scatto fotografico e il paese di provenienza e una data a loro importante, che sia la nascita o altro. Infatti il titolo di ogni occhio comprende il nome del paese e una data. Ricordo la bellissima Cloe che incontrai a Montparnasse in un mercatino. Lei vendeva delle piccole miniature che riproducevano ambienti casalinghi come la cucina, la camera da letto, la toilette ecc. Ogni luogo era carico di particolari tanto quanto era carico il suo sguardo che non mi lasciai sfuggire! Il suo occhio si chiama “Mauritius 1965” e dentro il suo riflesso ci sono anche io!
Quali sono i tuoi artisti preferiti? Influenzano in qualche modo il tuo lavoro?
Qualcuno un giorno mi disse che ero nata nell’epoca sbagliata…forse è vero, prediligo gli artisti simbolisti e avrei voluto essere tra loro! Gli espressionisti tedeschi mi colpirono profondamente e influenzarono i miei lavori acerbi! Oltre questo piccolo inconveniente spazio/temporale mi guardo bene intorno e osservo cercando di dimenticare subito quello che amo perchè ho una fottuta paura di imitare! Ma la verità è che non dimentico, ma assimilo, cerco di digerire (soffro di lenta digestione) e cerco di far mio tutto quello che può migliorare il mio lavoro, non riuscendoci sempre! Fare nomi di artisti significa escluderne altri e non lo voglio fare! Posso dire che amo molto il cinema oltre ai pittori e scultori e che traggo dal cinema molti suggerimenti. Amo follemente la fotografia e oltre ad utilizzare questo mezzo per esprimermi, mi piace studiare i fotografi e le loro visioni vivide…prediligo però il fotoreportage e non sempre la posa! Ricordo che durante la proiezione de “Il sale della Terra” di Wim Wenders ho pianto dopo i primi 10 minuti di visione e continuato fino alla fine, perchè Salgado è il testimone di un’epoca come pochi…forse è questo che m’aspetto anche da un pittore, che sia il testimone del suo tempo!
Qual è il tuo concetto di arte?
Oddio questa è difficile! Wikipedia dice per me che “L’arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme di creatività e di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate o acquisite e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall’esperienza.Nella sua accezione odierna, l’arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni e “messaggi soggettivi. Tuttavia non esiste un unico linguaggio artistico e neppure un unico codice inequivocabile di interpretazione.” E ancora “Nel suo significato più sublime, l’arte è l’espressione estetica dell’interiorità umana.” Ecco, credo che l’ultima frase comprenda in sintesi quel che penso anche io…
Daniela Montella