La società si è evoluta e il web è diventato così importante che gran parte della popolazione, e più di tutti gli italiani, passano in media 7 ore al giorno su internet.
Siamo tutti un po’ digital
Per lavoro o per svago, tutti coloro che ne hanno la possibilità, si affacciano sul web. Un’occhiata veloce a twitter, una foto caricata su instagram, un video di Dubsmah condiviso su facebook oppure una comoda lettura delle ultime news, e tutti diventiamo digital e tecnologici.
Al di là di tutte le speculazioni filosofiche e sociologiche, abbiamo voluto analizzare in maniera più easy l’evoluzione della tecnologia, utilizzando alcune immagini raccolte dalla rete, ognuna delle quali ci ha fatto riflettere sulla trasformazione in atto.
1. Dai cellulari agli smartphone
Nel giro di poco più di 20 anni, il cordless si è trasformato in cellulare è diventato più ergonomico – non sempre più piccolo – ed è sempre più smart. Il futuro della tecnologia è nei dispositivi smart, connessi tra loro in un’ Internet delle cose dove anche l’innaffiatore sa a che ora e quanto bagnare le piante.
Lo smartphone non fa e riceve solo le chiamate, ma anche e-mail e appuntamenti e gli sms sono stati sostituiti dai messaggi istantanei di Whatsapp e Facebook Messenger. I nuovi dispositivi mobile, compresi i tablet, vengono concepiti come un coltellino svizzero, utile e “onnicomprensivo”: Apple è arrivata a registrare l’espressione “c’è un’app per questo” (there’s a app for that). Infatti, c’è un’applicazione per ogni cosa, che per un utente o un altro, rappresenta qualcosa di davvero utile: l’app che ti ricorda quando bere l’acqua perché ce ne vogliono almeno 8 al giorno per idratarsi come si deve; l’app che funge da bussola; l’app che ti trasforma in uno zombie o in un fantasma. Le applicazioni che sfruttano la fotocamera (eh già, lo smartphone fa anche le foto) e trasformano, migliorano (o peggiorano) le foto, sono innumerevoli. Non dimentichiamoci dei selfie, perché, grazie a questi autoscatti, le persone hanno un nuovo strumento di accrescimento dell’ego, e del sorriso:
2. la fotografia nell’era degli smartphone
Questo uomo è stato fotografato nel 1850 ed è passato alla storia per un motivo speciale: è una delle prime persone ad apparire in fotografia con un sorriso autentico. Fino ad allora, i ritratti non permettevano di rappresentare in maniera specifica il sorriso, perché i soggetti difficilmente potevano mantenere la posizione in maniera del tutto naturale. Da allora, l’autenticità della figura non è più inficiata dalla difficoltà di stabilità del soggetto, ma da programmi, come Photoshop, che permettono di ritoccare facilmente qualsiasi immagine digitale. Inoltre, se prima l’arte della fotografia era appannaggio di un élite specializzata, oggi siamo tutti fotografi, grazie anche all’integrazione di fotocamere più o meno potenti sugli smartphone. Catturare il sorriso non è più così difficile, anzi: ne possiamo cogliere le diverse sfumature emotive, le diverse angolazioni, e scegliere quello che ci fa sembrare furbi, o ironici, o seducenti o, come un moderno Da Vinci, tutti e tre, perché no.
Il video delle prime fotografie con un sorriso
3. Tutto in una nuvola: cloud storage
Se noi siamo digital, lo sono soprattutto i nostri dati, ed emerge la necessità di conservarli. Vi ricordate gli album dei nonni, dei genitori e di voi da piccoli? Tante emozioni quanti i ricordi, tanto spazio quanto la polvere. Lo spazio fisico occupato dai ricordi è diventato così piccolo che quasi è scomparso: il servizio di cloud storage permette di salvare tutti i nostri file direttamente online. Non solo fotografie, dunque, ma anche progetti, lavori e programmi per il computer. Basta una connessione ad internet, e tutto è a portata di clic. L’utilizzo professionale ha una potenza davvero rilevante, perché porta dei notevoli vantaggi:
- dal punto di vista pratico, permette di avere sempre tutto a disposizione, sullo smartphone, sul tablet, sul pc proprio o aziendale.
- Dal punto di vista economico, si abbattono molti costi, sia per l’acquisto di dispositivi di storage fisici, sia per l’acquisto dei software, che sul cloud costano di meno, non avendo supporti fisici.
Tutti abbiamo qualcosa (non solo la testa) tra le nuvole: chi di voi non ha un account Drive, Dropbox o Mega? Io li ho tutti e tre, giusto per avere la sicurezza di non perderli mai.
Ma conservare la vita con un clic porta con sé anche degli svantaggi:
- La connessione a internet è necessaria. Non che sia un grosso problema nel web 3.0. Ormai, il wi-fi o il 3G (anche 4G e, tra qualche anno, il 5G) generano una dipendenza non trascurabile.
- C’è un grosso, enorme rischio: la privacy. La faccenda di Apple e della violazione del cloud (#thefappening) di molte star ha suscitato un grande dubbio sulla sicurezza dello storage online.
- La limitazione dello storage gratis. Per avere giga e giga di spazio, è necessario acquistare i servizi premium, che non sono economici. Ma la soluzione è semplice: più accout, più spazio. Ricordiamoci solo di segnarci dove abbiamo salvato cosa.
4. Libri vs e-book
La carta ha ancora una potenza eccezionale: molti di voi affermeranno sicuramente di preferire un libro ad un e-book, di amare la sensazione della carta sotto le dita e il rumore delle pagine che si sfogliano. Ma qual è il potere di un libro? Perché continuiamo a preferirlo all’ebook reader, nonostante tutti i vantaggi del digitale di cui abbiamo scritto prima?
Forse perché la comunicazione scritta è la più potente dopo quella orale e deve essere reale; perché rievoca ricordi atavici che il digitale non è (ancora) in grado di suscitare; perché ci aggrappiamo a quel poco di analogico che ci circonda; perché non si può rimpiazzare il profumo della carta e dell’inchiostro e perché davanti al camino (beato chi ce l’ha!) con una rilassante musica di sottofondo, un bicchiere di vino, ci sta bene solo un bel libro. E, sì, perché, spegnendosi con un clic, sembra quasi che si dia una brusca fine alla magia dell’immaginazione che solo la carta può prolungare… o forse anche google:
5. il miglior display è il cervello
È tempo di riportare la magia nel mondo
Google ha di recente acquistato il brevetto Magic Leap, il progetto di realtà aumentata che, con un paio di occhialini, permette agli utenti di visualizzare delle immagini tridimensionali perfettamente inserite nella realtà. Un prima che non esiste, un dopo tutto da scoprire: il progetto permette di riflettere su un nuovo tipo di realtà virtuale che sfrutta in tutto e per tutto le potenzialità del cervello umano, che diventa fautore delle meraviglie che possiamo immaginare e, poi, riprodurre.
La maggior parte di noi sa che un mondo con draghi e unicorni, elfi e fate, è un mondo migliore.
Con il progetto Magic Leap, ritorniamo un po’ bambini: basta vedere le immagini che pubblicizzano il progetto per capire che l’immaginazione, la fantasia, è roba per tutti.
P.S: Magic Leap cerca maghi.