E' il posto dove vengono segnalati tutti i nomi che cito, e quante volte li ho citati dalla creazione del blog ad oggi. Maggiore è il numero di citazioni, più grande è il nome.
Provate ad indovinare chi stravince? Chi è l'uomo il cui nome sta scritto a lettere cubitali in questo blog (e nel mio cuore)?
Vi aiuto: francese, regista, precursore, appassionato, indimenticabile.
In una parola, François Truffaut
Non c'è quindi bisogno di spiegarvi la mia felicità quando ho letto che la Cinémathèque Française stava preparando una mostra a lui interamente dedicata in occasione del 30° anniversario della sua (ahimè precocissima) morte, avvenuta il 21 Ottobre 1984.
L'evento più importante del 2014 ha preso il via l'8 Ottobre e terminerà il 25 Gennaio 2015, per cui, se state pensando di farvi un giretto a Parigi, mi sembra il caso che compriate i biglietti al più presto.
Cronologica e allo stesso tempo tematica, la mostra ha potuto contare su centinaia di documenti (alcuni inediti) provenienti dal Fondo Truffaut che Madeleine Morgenstein (ex-moglie del regista) e le figlie Laura, Eva e Josephine (quest'ultima avuta dall'attrice Fanny Ardant) hanno deciso di affidare alla Cinémathèque stessa.
Il risultato è una mostra ricca, interessante ed originale che potrà soddisfare tutti i gusti: quelli dei fans più sfegatati e quelli di quanti vogliono farsi un'idea più precisa del cinema e del personaggio Truffaut.
Figlio non voluto né amato, Truffaut ha avuto un'infanzia difficile e tormentata, nella quale ha però la fortuna di scoprire le sue due grandi passioni: la letteratura (per disturbare il meno possibile la madre leggeva per ore libri stando immobile) e il cinema (invece di andare a scuola, scappava nelle sale buie insieme al suo amico Lachenay). La prima parte della mostra è piena di lettere tra i due amici, foto della sua infanzia, libretti in cui segnava i film che andava a vedere (quando ho letto di una sua visione al Ciné Studio 28, il cinema di fianco casa mia, ho avuto un attimo di commozione pura). Alcuni documenti sono tenerissimi, come la nota scritta dalla maestra ai genitori di Lachenay, in cui si lamentano del fatto che il bambino non è andato a scuola aggiungendo a mano una piccola postilla: Credo che l'alunno sia in giro con il suo compagno Truffaut...:
Salvato dal carcere militare (aveva firmato per andare in Indocina) da quello che sarà per lui un vero padre, il critico cinematografico André Bazin, Truffaut inizia a recensire film su alcune riviste, per poi approdare ai Cahiers du Cinéma, quella che ancora oggi viene considerata la più influente pubblicazione cinematografica mondiale. E' lì che Truffaut incontra quelli che diventeranno i registi della Nouvelle Vague: una banda di mezzi matti che passano le loro giornate al cinema, per poi scriverne, e infine passare dietro la macchina da presa. Nella mostra è stata ricostruita "l'ambience cahiers": le pareti piene di dive del cinema, il magnetofono con cui registravano le interviste ai loro registi preferiti, la macchina da scrivere che usavano per stroncare o incensare i film, le famose copertine gialle:
Claude Chabrol e Jean-Luc Godard nella sede storica dei Cahiers
Dopo un corto-metraggio che ottiene un discreto successo, Les Mistons, Truffaut passa al lungometraggio con Les 400 Coups. Il resto, oso dire, è storia: l'appassionato critico cinematografico, amato/odiato per le sue veementi recensioni, vince il premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1959. La sua carriera è lanciata. Dal 1959 al 1983, Truffaut dirigerà 21 film, alcuni saranno un grande successo commerciale e di critica, altri saranno snobbati dal pubblico, altri snobbati dalla critica, ma lui andrà avanti per la sua strada, senza voltarsi mai indietro. Se lo può permettere perché ha avuto la brillante idea di creare da subito la sua casa di produzione cinematografica, Les Films du Carrosse (in omaggio al film La Carrosse d'Or di Jean Renoir), un sostegno certo e sicuro. La grande sorpresa di questa mostra, devo confessarlo, è stata la riproduzione fedele dell'ufficio di Truffaut ai Carrosse. Alla vista dei suoi libri, della sua collezione di Tour Effeil, delle sue foto, della sua scrivania, ho avuto un vero colpo al cuore. E la sua voce che usciva da un cassetto mi ha stesa definitivamente:In questa mostra sono tanti gli oggetti che mi hanno fatto una grande tenerezza: lo stereo, la radio e la sveglia di Antoine Doinel in Antoine et Colette, il tubo della posta pneumatica di Baisers Volés, le sigarette della Sirène du Mississippi, il vestito della Deneuve in Le Dernier Métro, e tutte le copie dei libri e delle sceneggiature con gli appunti di Truffaut:
L'organizzatrice nata che è in me ha giubilato di fronte alla ricostruzione del suo archivio.
Guardate qua che meraviglia, e tutto così in ordine!
La mostra è completata da video con interviste ai più stretti collaboratori di Truffaut e da una sezione dedicata all'aspetto "internazionale" della sua opera: l'Oscar a La Nuit Américaine, la sua esperienza come attore per Spielberg (Close Encounters of the Third Kind), la sua lunga intervista a Hitchcock (che ha dato vita al libro-capolavoro Il cinema secondo Hitchcok). Conclude il percorso un divertente filmato ispirato e dedicato a Truffaut con protagonisti giovani attori ed attrici francesi considerati "truffautiani".
Se poi, a fine percorso, siete stanchi e volete rifocillarvi un po', il ristorante della Cinémathèque vi accoglie con un Truffaut-Touch:
Insomma non so se ho reso l'idea della gioia di vedere una mostra così: l'ho visitata due volte nel giro di quattro giorni, e ovviamente non mancherò di tornarci. Senza contare che l'evento si accompagna ad altre importanti iniziative legate a Truffaut: riedizione in DVD di tutto il suo cinema, nuova collezione di CD con tutte le sue colonne sonore, l'uscita al cinema (spesso in versione restaurata) di molti suoi film. Il sito della Cinémathèque, poi, ha fatto meraviglie: date un'occhiata al diario virtuale di Truffaut (Truffaut par Truffaut), è una vera delizia!
Truffaut è l'uomo che amo di più al mondo, quello che mi manca di più, a cui penso più spesso e a cui vorrei poter telefonare la sera, solo per il gusto di sentire ancora una volta la sua bellissima voce.Come ha scritto Henri-Pierre Roché in Jules et Jim: si ama interamente solo per un attimo. Quell'attimo, nel caso di Truffaut, ritorna sempre.