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L’hotell della depressione

Creato il 04 maggio 2014 da Cannibal Kid
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L’HOTELL DELLA DEPRESSIONE

"Questo film non uscirà mai in Italia, che depressione."

Hotell (Svezia, Danimarca 2013) Regia: Lisa Langseth Sceneggiatura: Lisa Langseth Cast: Alicia Vikander, David Dencik, Anna Bjelkerud, Mira Eklund, Henrik Norlén, Simon J. Berger, Lisa Carlehed Genere: depresso Se ti piace guarda anche: La guerra è dichiarata, Alabama Monroe, Il grande capo, Ma che colpa abbiamo noi

L’HOTELL DELLA DEPRESSIONE

"In questa camera non c'è il minibar?
Adesso sì che sono ancora più depressa!"

Non vedete l’ora di avere un figlio? State pensando di diventare mamme o papà a breve? Volete a tutti i costi avere un bambino strillante in mezzo alle palle scatole? Contenti voi! In tal caso però vi avverto: non guardate questo film. Hotell si va infatti a infilare all’interno di quel simpaticissimo filone recente di pellicole che hanno come scopo quello di farti passare la voglia di riprodurti. Ci sono stati il notevole La guerra è dichiarata, il simpatico Travolti dalla cicogna e più di recente lo splendido Alabama Monroe.
Hotell rilancia ulteriormente questa tendenza e in particolare è da sconsigliare alle MILF-wannabe. La protagonista del film è Erika, una donna che ha una vita splendida. È ricca, gnocca, ha un bel lavoro, un marito che la ama e sta per avere un bambino. Ed è lì che la sua vita da sogno si trasforma in un incubo. Erika ha un parto traumatico, in seguito al quale il figlio gli nasce con dei problemi ed è costretta a tenerlo in ospedale. A questo punto la sua vita cade a pezzi e niente per lei sembra più avere un senso. Non esattamente il film adatto a chi è in dolce attesa o ha in programma di esserlo, ve l’ho detto. Hotell è un soggiorno nell’albergo della depressione. Una vacanza nel male di vivere. Si annuncia quindi una visione del tutto avvilente?

L’HOTELL DELLA DEPRESSIONE

"Hey, ma dove sono finito? In un film sadomaso di Lars von Trier?"

No. A sorpresa no. Hotell non è una commedia spassosa, ok, questo ve lo concedo. Eppure, considerate le premesse che vi ho appena enunciato, ci si aspetterebbe un invito al suicidio, cosa che il film invece riesce a evitare di essere. Non perché la pellicola si trasformi all’improvviso in un inno alla gioia di vivere, o nella solita robetta buonista. In questo film si affrontano i sentimenti, ma non v’è spazio per i sentimentalismi. Questo perché per fortuna non siamo dentro a una pellicola americana o italiana. Hotell è un glaciale film co-prodotto da Svezia e Danimarca. La mia nuova fissa è il cinema dei paesi nordici. L’amour per la Francia l’ho messo momentaneamente da parte, dopo le stroncature di Tutto sua madre e Yves Saint Laurent, e ora quando voglio guardarmi un bel film rivolgo lo sguardo più a nord. Alla Danimarca di Lars von Trier, ovviamente, ma anche alla Finlandia dell’interessante Heart of a Lion e alla Svezia che ci regala chicche come il punk-movie We Are the Best! e questo depresso-ma-non-troppo-movie.

L’HOTELL DELLA DEPRESSIONE

"Pronto?
Sì, mi chiamo Vikander con la V di Vagina, non con la F di Fika."

La protagonista del film è Alicia Fikander… ehm, volevo dire Alicia Vikander, una delle attrici più promettenti del panorama cinematografico europeo e mondiale attuale, già vista in Royal Affair, Anna Karenina e Il quinto potere. Ormai la amo incondizionatamente. La sua splendida prova recitativa terrebbe in piedi già da sola l’intero Hotell, che però si avvale in più anche di una serie di personaggi minori niente affatto male. L’idea alla base del film è che la protagonista Erika si prende una vacanza dalla sua vita diventata deprimente alloggiando in un hotel insieme ai suoi amichetti del gruppo di sostegno al dolore di cui fa parte, una specie di alcolisti anonimi per persone con problemi di natura psicologica varia. C’è quindi la tipa bruttina (ma poi nemmeno tanto) e insicura, il manager stressato (ma non è l’amministratore di Trenitalia Mauro Moretti), la sessuomane (ma non è Joe di Nymphomaniac) e un tizio con il complesso di Edipo (ma non è Norman Bates). Uno spunto originale che immagino potrebbe essere presto rubato per un remake americano. Anche se io vedrei bene soprattutto un rifacimento italiano a opera di Carlo Verdone, visto che è proprio il genere di storie da nevrotici complessati in cui lui si solito ci sguazza e la storia della “autoterapia” ricorda da vicino il suo Ma che colpa abbiamo noi. Questo però non è un film di Verdone e, come detto, non è un film americano. È un film "svedanese" freddo, freddissimo, capace però di regalare emozioni, almeno se siete tra quelli che sognano le vacanze in Scandinavia anziché in Brasile, i drink ve li fate rigorosamente on the rocks e, quando avete 37 di temperatura corporea la considerate già febbre alta. Si astengano invece le persone calorose, gli amanti delle pellicole ruffiane tutte buoni sentimenti pucci pucci pu e, soprattutto, le mamme in tenera attesa.
Adesso andate e moltiplicatevi... il meno possibile. (voto 7+/10)

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