Raiuno ha trasmesso in questi giorni il kolossal su Federico I di Svezia, detto il Barbarossa.
Il ricordo del grande Imperatore del sacro romano-impero, a Spoleto continua a vivere soprattutto attraverso un prezioso dono che egli fece alla città nel 1185. Dopo aver saccheggiato nel 1155 Spoleto che parteggiava per il Papa e che all'Imperatore si opponeva, trascorsi trent'anni Barbarossa tornò nella cittadina che era stata capitale del Ducato Longobardo e in segno di pace regalò alla Comunità un dipinto su tavola d'oro della vergine Maria. La pregiata icona di tipologia bizantina raffigura la Madre Avvocata sola senza il Bambino, con le mani alzate in preghiera sullo stesso lato. La tradizione afferma che l'immagine sia stata dipinta da san Luca e che sia arrivata al Barbarossa attraverso Corrado III impegnato nella Crociata del 1146. Spoleto nel 1185, dunque, accettò la proposta di riconciliazione del Barbarossa insieme al dono che conservò con ogni cura. Nel 1626 nel Duomo intitolato a santa Maria Assunta fu costruita un'apposita cappella, dedicata alla Santissima Icona, dove l'opera d'arte sacra è tuttora conservata. All'Icona ogni anno i comuni del distretto spoletino dovevano portare in omaggio un cero, secondo quanto prescritto dagli Statuti, affinché una luce brillasse perpetuamente. La devozione e l'attaccamento degli spoletini alla suggestiva immagine sono ancora molto forti. La santissima Icona viene invocata nei momenti cruciali, sia della vita cittadina che di quella dei singoli. Nel mese di agosto di ogni anno, il dipinto viene portato in pellegrinaggio dal Duomo nelle varie parrocchie urbane, fino al rientro in cattedrale la sera del 14 agosto, vigilia della festa di santa Maria.