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L’identità del brigante

Creato il 03 luglio 2014 da Patuasia

Che città è Aosta? Negli anni cinquanta si prospettava di abbattere al suolo il centro storico perché insano e cadente, una scelta drastica che testimonia lo scarso interesse verso la storia del nostro capoluogo. Il medioevo non era contemplato, solo la grandeur romana era considerata degna di rimanere al suo posto. Tutto il resto doveva essere sostituito da palazzoni pseudo razionalisti più vicini al gusto sovietico che a quello fascista (quest’ultima grande architettura). Non ci furono i soldi e i tentavi si fermarono a qualche accenno comunque abbastanza eloquente su quello che sarebbe potuta diventare la nostra città, altro che vocazione turistica! Quel tipo di disprezzo si è conservato fino a oggi. Date un’occhiata al Quartiere Cogne, un tempo mirabile esempio di urbanizzazione. Cosa è rimasto?

Della struttura originaria nulla. Qualche tiglio. Qualche caseggiato, ma il tutto ha perso il disegno e l’armonia dell’insieme. La stessa sua vita è mutata. Se prima gli orti erano appezzamenti comuni che permettevano lo scambio ora sono giardinetti individuali e ben protetti. Oppure parcheggi. Chi lo ha progettato ha gettato alle ortiche la filosofia di quel vivere e non perché obsoleta, mai potrà diventarlo, piuttosto per indifferenza. Verso la storia. Verso le persone.Verso la città. Quel quartiere ha perso la sua identità, è diventato un luogo periferico. Un posto dove stare. La sua conservazione avrebbe permesso ad Aosta di mantenere la sua identità industriale. Un esempio di urbanesimo da mostrare e un modello di vita collettivo da difendere. A chi interessava ciò? A nessuno. Se Robert Berton ha difeso il medioevo, nessuno si è preso la briga di difendere il villaggio industriale. Che è scomparso. Scompaiono anche le piazzette. In via Antica Zecca troviamo un ruscello di fango e  tutta l’area è diventata un camminamento privo di interesse. Eppure lì accanto c’è un lavatoio. Si intravvede il Teatro romano. Ma la zona nel complesso è così insignificante e squallida che uno tira dritto. Stessa cosa per la piazza d’Armi racchiusa dalle due arcate della Porta Pretoria. Un luogo che fu magico. Carico di storia e di piacevoli abitudini. Che sono scomparse. A poco a poco si uccide il passato per un presente anonimo. E brutto. Cosa possiamo offrire, se non sappiamo difendere e conservare ciò che abbiamo? La nostra è l’identità del brigante che si apposta per derubare chi passa. E’ il furto che ci mette in moto, non il progetto. Rubare non richiede grandi abilità e competenze. Non richiede neppure amore. E arricchisce in fretta.


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