“Con quel pezzo di carta mi spazzo il c... !” Espressione tipica di chi è ignorante e non sa che con quel pezzo di carta, almeno una volta facevi carriera nella società, nelle aziende pubbliche ed in quelle private. Con quel pezzo di carta, molti si sono trovati per le mani altri pezzi di carta di vari colori e con numeri con significati venali. In compenso, al giorno d'oggi molti sono obbligati ad usare quel pezzo di carta, per pulirlo ad altri che quel pezzo di carta l'hanno preso quando il valore di quell'insieme di fibre vegetali, aveva molta più importanza.
Io quel pezzo di carta non l'ho preso, sono caduto dall'albero ancora acerbo, ignorante.Io sono il frutto dei miei sogni di ricchezza che si sono trasformati in debiti e tasse. Sono il frutto dell'albero del coraggio, con il sapore di colui che si mette in gioco, di quello che, a detta di alcune persone, “Hai le mani d'oro!” ma a quanto pare l'oro non lo so manipolare.Sono caduto dall'albero della conoscenza senza che nessun serpente convincesse l'Eva di turno a rubarmi per raccomandarmi all'Adamo di turno, sono caduto e sono rimasto lì, acerbo, ignorante.La terra è tonda e quindi sono ruzzolato un po' di qua ed un po' di là, imparando un mestiere, imparando un metodo che poi avrei potuto insegnare. Ma cosa voglio insegnare a qualcuno se non sono stato colto maturo dall'albero.L'unica cosa buona che ti rimane da fare, quando sei così in basso, con l'erba che ti sfiora il viso è pensare, ascoltare, memorizzare, curiosare e “rubare” il più possibile da chi, invece, dall'albero è stato colto una volta maturo ed incartato in quel pezzo di carta che io, erroneamente volevo usare una volta espletati i miei bisogni arcaici.Io sono quello che penso, sono il filosofo del “hai visto che la Ministra dell'istruzione la pensa come me? Sono anni che ripeto queste cose. Hai visto che avevo ragione?”. Poi aggiungo nei miei pensieri “Chissà se era meglio se fossi stato zitto, forse ci facevo una miglior figura. Forse se prendevo quel pezzo di carta...”
Cogito ergo sum. Chissà se si scrive così, non conosco il latino, meglio un bicchiere di buon vino (ecco che ho scritto una rima, la solita cavolata che dico ogni tre per due). Cogito, penso quindi esisto, sono un essere pensante, ma sono caduto dall'albero troppo acerbo. A volte pensare mi fa sentire maturo, frutto dell'albero colto al momento giusto, pregno della mia filosofia, non di quella del “tanto è così che doveva andare” oppure di quella “ma cosa ci vuoi fare, ti devi adeguare!”.I miei pensieri sono frutto del mio pensare, della mia logica, del mio uno più uno fa, spesso e volentieri, due. Se si è onesti, almeno con se stessi. Io vivo della filosofia degli ignoranti, dei curiosi, di quelli che si informano da più fonti possibili, che le confrontano. Che le analizzano con il proprio pensiero e che ne traggono delle conclusioni che, a volte, ma spesso, troppo spesso, sanno di logica di base. Che hanno il sapore delle cose che sicuramente vanno o andranno nel modo che ho analizzato. Penso e mi sento il Platone degli immaturi, l'Umberto Eco dei “poveri”.Ma alla fine della farsa, quello che io sono, lo sanno in pochi.
I think, I have a dream. Ho un sogno, anzi ne ho più di uno, meglio, ne ho troppi. Ho sogni fatti di sole e bel tempo, di pioggia e tempeste di vento. Ho sogni di feste e di momenti tristi e di feste nei momenti tristi. Vivo nei sogni, nell'essere il supereroe dei miei fumetti d'infanzia, quell'eroe che poteva salvare il mondo ma che alla fine curava solo gli interessi suoi e del mondo... ma perché cambiarlo in meglio, se nel mondo non ci fossero più problemi a cosa servirebbe un supereroe? Se le cure togliessero del tutto il male, a cosa servirebbero medici e medicinali. Se nel mondo non ci fossero più guerre a che servirebbero i medici, i medicinali, i venditori di armi, i politici, le lobbies di qualsiasi massoneria.Ho sogni bellissimi, ho sogni concreti e sogni concretizzati.Sabrina, i figli, i loro sorrisi mi hanno dato la giusta quantità e qualità di sole per vedere che la mia buccia è mutata, mutata in meglio. Ma io penso e continuerò a farlo perché pensare vuol dire essere ignorante, vuol essere la strada in discesa dove rotolare tra fili d'erba e fiori profumati, cercando di non passare sempre in mezzo agli escrementi che sono stati sparsi qua e là da qualcuno che non sa cosa farsene del pezzo di carta ma che, lui ce l'ha . Là in fondo c'è il mio mondo, il modo di essere un ignorante che ignora quello che è.A dire il vero lo so chi e cosa sono. Uno che ignora e che quindi vuole rotolare verso un suo sapere, ogni giorno, fino a che potrò pensare con la mia testa e non con quella di qualcun altro.
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