La schiusa densa ricade
sul bordo scampato alla notte,
affonda le sue dita nelle dita
disciolte del mare, lasciata andare,
sacra come uno scoglio o un pensiero,
traccia che ti somiglia
anche se smetti di voltarti.
Che basti questa stretta,
la schiuma rosa dell’alba,
il miracolo del pane,
la gravità del vuoto, le sette
ininterrotte del mattino,
l’esortazione meccanica del gallo,
lo sguardo restituito, un verso rotto,
parola che s’inarca
e breve nel suo guscio
si richiude.