Titolo: L’Immagine Della Città
Autore: Debora Gallo
Serie: //
Edito da: Robin Edizioni
Prezzo: € 10,00
Genere: Narrativa, Racconti
Pagine: 112 p.
Voto:
Trama: Dalle piazze storiche del centro di Roma ai brandelli indefiniti della periferia, l’immagine della città prende forma attraverso ventitré racconti.
Storie di senzatetto, di anziani, di gente comune, le cui vite si intrecciano allo sfondo cittadino, restituendo a strade e palazzi della grande città, il giusto senso di umanità.
Recensione
di Simog55
Il motivo principale che mi ha spinto a leggere questo libro è stato sicuramente il fatto che è ambientato a Roma. Anche io, come l’autrice, risiedo in questa città ed ero veramente curiosa di vedere come i suoi racconti avrebbero interagito con questa metropoli dove ogni realtà, dalle più belle a quelle squallide, sono rappresentate.
Mi accosto alla lettura, perciò, in modo curioso e subito, con “Fontana bugiarda“, mi trovo immersa in una Roma notturna, silenziosa. Il racconto è ambientato a Fontana di Trevi – chi non la conosce? – e subito veniamo “imprigionati” nella mente
sconvolta della povera Hilde, una donna sofferente per un trauma gravissimo subito proprio in quei luoghi, e che da quel giorno ha perso la parte più preziosa di se stessa.Colpisce come la Gallo sappia trasmettere, quasi fino a farcelo “toccare”, lo straniamento profondo che è dentro al cuore, prima di tutto, e poi nella mente di questa dolente accattona che ogni notte cerca, cerca, senza mai trovare, chi ha perduto.
Parole semplici che però sanno “entrare” dentro di noi e, come in un quadro, le pennellate, anche se poche, sono in grado di trasmetterci un’emozione, così le poche parole del racconto bastano a metterci al vero centro di tutta la storia.
Ogni racconto è molto breve, l’intero libro è di appena 110 pagine, ma ognuno è un piccolo microcosmo dove i protagonisti, pur con poche parole, diventano dei conoscenti e delle persone che potremmo tranquillamente incontrare per strada, sfiorare, quasi senza accorgercene; tutto in una Roma che dal centro sino alla periferia più lontana, fa da spettatrice silenziosa alla vita, ai dolori e alle gioie di tutti noi.
Certo, la scrittrice più che dalle gioie è colpita dal dolore, dalla follia, dal sentirsi diverso, essere diverso. Di gioia nei suoi racconti ce n’è proprio poca, ed è per questo che, forse, mi ha colpito quel raggio di luce che è “Biancaneve e la fata verde”, una bella storia che parla di un’amicizia che nasce tra due bambine.
Altri racconti che segnalo, perché mi hanno colpita in maniera particolare, sono:
- il tristissimo “Figlio di lupo”, storia di una violenza familiare silenziosa,
- l’inaspettato “Diversamente furbo“, storia di un mendicante finto cieco che, per una volta, si ritrova ad essere lui benefattore,
- il commovente “Chi raccoglie i papaveri“, storia che mi ha regalato una grande emozione,
- l’attualissimo “Sportello 19″, storia comune del nostro vivere quotidiano che ci dice di aprire gli occhi per “vedere” veramente chi ci sta di fronte.
Non conosco il motivo della Gallo di rappresentare soprattutto gli aspetti peggiori dell’animo umano ed in misura minore quelli migliori, so solo che, qualunque sia stata la sua scelta, sicuramente è riuscita a “rendere” tangibili tutti questi sentimenti, pensieri ed emozioni. Questa giovane scrittrice non parla di favole e non immagina paesi, situazioni, persone “buoniste”: vede e parla di una realtà che, tante volte, guardiamo con gli occhi ma non “vediamo” con la mente e con il cuore.
Debora Gallo ha deciso di fermarsi, “vedere” e raccontare.
Il risultato di questo suo osservare sono dei racconti che parlano, soprattutto, delle persone, delle loro vite, delle loro emozioni.
Roma rimane sullo sfondo, silenziosa; spettatrice di un’umanità variegata che è stata, è e sarà.Una menzione particolare merita la bellissima copertina, disegnata magistralmente da Maurizio Di Vincenzo, che riesce perfettamente a farci intuire quale potrà essere il contenuto del libro che stiamo per leggere.