Molti prestigiatori italiani della mia generazione sono cresciuti con il mito di Silvan, le sue manipolazioni, il suo stile. Effettivamente il personaggio aveva un chè di elegante e magico che lo distingueva, anche ai miei occhi, da ogni melassa mediatica del tempo.
Colui però che esercitò l‘influenza più profonda sul mio inconscio, sui miei futuri studi, sulle mie ricerche e su tutto quello che avrei fatto in futuro, come mentalista, fu Uri Geller, il sensitivo israeliano che stupì il mondo con le sue dimostrazioni paranormali.
Venne diverse volte in Italia e si prestò più volte ad esercitare pubblicamente i suoi poteri. L’impatto fu fortissimo nell’opinione pubblica tanto che poco dopo trovò il suo spazio nella televisione italiana, con esperimenti che ricordavano quelli di Geller anche Tony Binarelli. Ma questa è un’altra storia.
Parlo di Geller e della sua influenza sul mio concetto di mistero perchè ho scovato da La Stampa un interessante articolo di 35 anni fa che ho gradito e che voglio condividere:
Suona un disco si piega una forchetta
Casi di parapsicologia a Montecarlo durante una trasmissione radio. Nello studio numero uno di Radìomontecarlo, siamo in sette: Antonio De Via, animatore della rubrica dedicata alle donne, che va in onda dalle 14 alle 16; Jean-Marie Choffel, responsabile delle trasmissioni in lingua italiana: Pierluigi Moraca, dell’ufficio stampa dell’emittente monegasca; la signorina Marie, l’addetta a ricevere le telefonate, due tecnici ed il sottoscritto.
Sembriamo cospiratori, ma abbiamo un sorriso di sufficienza, scettico, accennato sulle labbra. La storia della suggestione collettiva, esercitata dall’israeliano Uri Geller, soprannominato «la mente che piega il ferro», il quale grazie ad un disco da lui inciso riesce a far piegare cucchiai e forchette ed a far funzionare vecchi orologi fermi da anni, non ci convince del tutto.
Il «fenomeno» è avvenuto due volte e in entrambe le occasioni, a Radiomontecarlo, sono arrivate decine di telefonate (da Sanremo, Genova, Livorno, Massa Carrara, Viareggio, Grosseto, Sassari) di persone le quali, seguendo le parole scandite da Uri Geller e concentrandosi, si son viste improvvisamente piegare tra le mani, senza esercitare alcuno sforzo, cucchiaini o forchette, mentre orologi in disuso hanno ripreso a funzionare per qualche minuto.
Ma fino a che punto, mi stavo chiedendo, giunge la realtà, e dove comincia l’autosuggestione? Eccomi dunque nello studio dell’emittente monegasca, per assistere al terzo (in sei giorni) esperimento. Antonio De Via inizia la trasmissione e quasi subito manda in onda il disco inciso dall’inquietante personaggio israeliano dotato, a quanto pare, di poteri eccezionali.
Il 33 giri è stato edito in Italia da pochissimo tempo. Uri Geller vi ha inciso sue poesie in cui esprime pensieri e sensazioni sull’essere umano e, quale ultimo brano, vi è «Le forze nascoste (L’esperimento)». Geller inizia invocando «cosmi interni e spazi aperti», avverte che tutto è possibile basta volerlo, quindi passa all’esperimento vero e proprio.
Invita l’ascoltatore a prendere un oggetto metallico tra le mani, a concentrarsi, a carezzare dolcemente l’oggetto stesso ripetendo nella propria mente: «Piegati, piegati». Se si tratta di un orologio, ovviamente, bisogna pensare: «Funziona, funziona, riprendi a ticchettare». Il tutto pronunciato con voce suadente, insinuante e con un sottofondo musicale appropriato, una melodia ovattata, quasi una nenia.
Dopo una decina di minuti i dal termine del disco, inizia la corvée. Il telefono squilla, parla Carla Scarrone da Genova: «Ho preso tutto per gioco e ho tirato fuori un vecchio orologio che non camminava da tre anni: ha ripreso a funzionare per una decina di minuti. Mi sono impaurita». E’ sicura che l’orologio non sia stato toccato da nessuno, che non funzionasse veramente, di non averlo scrollato? «Sicurissima».
Altra chiamata da Genova. Qualcosa di incredibile: dice Giovanni Lennoni abitante in corso Buenos Aires: « Ero con un amico, Giovanni Alighieri, e seguendo le istruzioni del disco ho incominciato a fissare la bicicletta: il raggio di una ruota si è deformato sotto i nostri occhi increduli. Io sono scettico su queste cose. Se la bicicletta si fosse piegata in due la prova sarebbe stata più evidente, ma anche quello che è successo è soddisfacente».
Ecco Anna Vichiello da Livorno: «Avevo un cucchiaino tra le mani e si è piegato. Ho avuto una paura tremenda». E’ la volta di Noemi Innocenti, da Orbetello: «Stavo mettendo le posate nella lavastoviglie quando un cucchiaino ed una forchetta si sono piegati. Ho sentito una forte emozione, come se il sangue scorresse più veloce nelle ve ne. Una sensazione, che non vorrei riprovare».
Da Campo rosso, in provincia di Imperia. Cinzia Ardusso racconta: «Avevo un orologio nella borsa che devo portare a far ri parare, ed ha funzionato per dieci minuti. Quella roba lì mi fa ancora paura».
Telefonate del genere, riguardanti cucchiaini ed orologi, ne sono arrivate un centinaio, a Montecarlo, durante e dopo le tre trasmissioni. Ho parlato con qualcuna di queste persone ma il mio scetticismo, sinceramente, non è scemato. Decido quindi, rientrando, di andare a trovare due signorine che hanno preso parte all’esperimento.
In vico Pompa, a Ventimiglia, abita Elisabetta Albenga, una ragazza spigliata e, all’apparenza, per niente impressionabile. Racconta: «Stavo lavorando a maglia, e seguendo le istruzioni di Uri Geller ho cominciato a strofinare un ago tra le dita: dopo pochi attimi mi sono accorta che si stava piegando ed ha continuato a piegarsi, sino quasi a formare un arco. Eccolo, lo potete vedere. Dico la verità: mi sono spaventata da matti».
A Sanremo, in via Borgo Opaco, c’è Marcella Di Romualdo: «Ho preso un vecchio orologio da polso, l’ho fissato, e quello si è messo a funzionare per circa cinque minuti. Lo strano è che mentre la lancetta avanzava, gli ingranaggi interni erano fermi, non si udiva il solito ticchettio ».
Chi è questo Uri Geller, che ha così straordinari poteri. Nato 29 anni or sono a Tel Aviv, a sette anni scoprì che poteva far funzionare orologi rotti e piegare oggetti di metallo con la sola forza del pensiero. Da sei anni si esibisce in pubblico: è apparso alle televisioni svizzera, inglese e tedesca.
Scienziati di istituti di ricerca e di università americane hanno detto di lui: «Non c’è dubbio che ha straordinarie capacità mentali il cui potere non siamo in grado di misurare, così come non riusciamo ad afferrarne completamente il significato». Parapsicologo, un essere estremamente sensitivo che riesce a trasmettere il proprio pensiero, la propria volontà.
E’ di poco tempo fa un esperimento, a Milano, durante una conferenza stampa. Uri Geller ha tracciato lo stesso disegno che una persona aveva fatto su un foglio in un’altra parte della sala, poi l’israeliano ha disegnato qualcosa e l’ha fatta ripetere ad Enzo Tortora.
Incredibile, allucinante, tutto preparato? Qualcuno dice di no.
Vittorio Preve Pagina 11 (19.01.1975) LaStampa – numero 16
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