“Spetta a noi, tutti insieme, vigilare
perché la nostra società sia una società di cui andare fieri”
Stéphane Hessel
Ringrazio Federica Galetto e il blog Via delle belle donne per aver ospitato il mio racconto della giornata modenese deIl Cielo di Lampedusa, che ha raccolto l’impegno dei 100thousand poeta for change e delle comunità somale ed eritree al ricordo del naufragio inumano avvenuto un mese prima nel mare delle nostre coste siciliane.
Ne trascrivo la parte finale, per tutto l’articolo, vi invito su http://viadellebelledonne.wordpress.com/2013/11/09/il-cielo-di-lampedusa/
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E’una scelta di campo, con i mezzi che ognuno ha. I poeti hanno la poesia, una via naturale è quella di permettere alla poesia di esercitare ora ed ancora ora un impegno civile, perché le voci dei poeti restituiscono la vita, non l’accidia. L’accidia è un modo di agire metabolizzato da parte dell’italiano qualunquista, questo, quello di liberarsi dalle voci dell’indignazione e della commozione lasciando agli altri la forma per costruire il futuro che alla fin fine liberi i mari dai fantasmi dei morti. Il futuro possibile siamo noi stessi e noi stessi ne siamo responsabili come individui, invece (parafrasando Sartre). Gli accadimenti di Lampedusa sono il passato? I morti in fondo al mare nella carcassa di una scafo sepolti sotto gli occhi televisivi da un funerale che teneva fuori il dolore degli affetti dei familiari in nome del gran pavese di Stato sono il passato? Quanto tempo è passato? Un mese? Un viaggio?
Simonetta Sambiase
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