Si è tenuta sabato 11 aprile la seconda edizione dei Dialoghi Eula, nuovamente accolti nella chiesa di Santa Caterina a Villanova Mondovì ( qui il post della prima edizione). Quest'anno il filo conduttore dell'evento è stato "L'impegno civile e la politica" ed è stato inserito all'interno di una tre giorni di lezioni, incontri e workshop dal titolo Election Days Off ( www.election-days.it), sul tema della comunicazione politica, grazie alla partnership con la società Quorum-YouTrend. I Dialoghi Eula hanno rappresentato la sessione pubblica aperta alla cittadinanza e ha visto tre tavoli: il primo dal titolo "Tra penna e telecamera", il secondo "Nelle istituzioni" e il terzo "Il ruolo dei tecnici". Vorrei riassumere alcuni aspetti che mi hanno colpito ed interessato dei tre momenti.
Il primo tavolo ha visto come protagonisti Luca Manzi, sceneggiatore tv, e Marco Giacosa, giornalista de La Stampa e autore del libro L'Italia dei Sindaci, moderati da Guido Tiberga, anch'egli de La Stampa. Si è molto discusso della comunicazione politica e di come questa vada ad influire sul rapporto con i cittadini. Partendo da un'affermazione tratta dalla serie TV 1992 "la politica è fare promesse e non mantenerle", Giacosa, avendo girato l'Italia per intervistare i sindaci di dodici comuni, ha potuto riscontrare come gli amministratori locali si debbano quotidianamente confrontare con i propri cittadini, in particolare sui social network, che rappresentano ormai delle piattaforme attive sulle quali si pongono domande a cui i sindaci devono dare risposte immediate. È il caso, ad esempio, del sindaco di Fiuggi, costretto a disdire l'appuntamento con il giornalista in quanto impegnato a gestire un'emergenza immigrati nata su Facebook (sul Social si era diffusa la notizia che alcuni immigrati sbarcati a Lampedusa sarebbero stati indirizzati proprio a Fiuggi). "È un mondo che esiste e i politici devono esserci: meglio starci male, ma bisogna starci" sostiene Luca Manzi "su Facebook bisogna essere prima persona e poi politico, perchè Facebook è nato come social personale ed emotivo: toglie l'intermediario, il politico comunica direttamente con l'elettore". I Social non permettono più le bugie, infatti Giacosa ha ricordato il caso del sindaco di Torino Fassino che ha risposto alle invettive dei tifosi del Torino mostrando il dito medio: scena che dopo pochi minuti era già virale in Internet. Eppure, sempre Giacosa, "esistono ancora sindaci di età più avanzata e di piccoli comuni, per i quali la migliore comunicazione è rappresentata da un'impalcatura ferma da tre anni nello stesso posto e tolta proprio prima delle elezioni". Secondo Luca Manzi, invece, lo stile comunicativo della politica deve cambiare: da sceneggiatore, sostiene che "l'elettore deve essere visto come un attore, non come uno spettatore. Il politico deve ricercare il consenso nel senso etimologico del termine di sentimento comune: per fare questo occorre costruire un racconto, che preveda fin dall'inizio la partecipazione attiva degli elettori. Inoltre, bisogna essere coraggiosi ed imparare a comunicare bene anche gli errori, evitando di nasconderli".
Come vivono il cambiamento del fare politica coloro che oggi sono in prima linea? Hanno raccontato le proprie esperienze i protagonisti del secondo tavolo (Renata Polverini ed Enrico Costa, esponenti del Centro Destra, Anna Ascani e Anna Rossomando, del Partito Democratico, Mauro Campo, M5S). Al di là di ciò che si possa pensare dei politici in questo particolare momento storico, vorrei sottolineare un interessante concetto espresso dalla Rossomando, per la quale la politica non può prescindere dalle competenze di ciascuno e quindi dal proprio percorso nella società: in questo senso, si riprende anche il discorso di Luca Manzi, a proposito del consenso. La politica non dovrebbe solo pensare ad un consenso elettorale, basato su promesse immancabilmente non mantenute, ma ad un consenso costruito sulla condivisione, sul coinvolgimento capillare, sull'ascolto delle reali esigenze dei cittadini, per poi trasferire tutto ciò nelle stanze dove si decide, forti delle proprie capacità e con la consapevolezza di agire nell'interesse comune.
Le stesse competenze che spesso vengono richieste ai tecnici, protagonisti del terzo ed ultimo tavolo e ben rappresentati da Elsa Fornero. Ho molto apprezzato il suo intervento, a mio modo di vedere schietto, onesto e chiaro. Non ha nascosto gli errori fatti con la sua riforma, ma nello stesso tempo ha anche dipinto in maniera particolareggiata quello che succede nei corridoi e nelle stanze del potere, facendo trasparire una evidente orticaria per la politica. Non a caso i tecnici vengono chiamati a prendere quelle decisioni impopolari di cui i politici non vogliono prendersi la responsabilità, pena la perdita dell'elettorato. Il tecnico è proprio colui che vive giornalmente il proprio impegno civile (la Fornero è un'insegnante dell'Università di Torino e nella sua discussione l'ha dimostrato ampiamente) e in certi casi è chiamato a metterlo a disposizione dello Stato.
Vorrei chiudere con due perle. La prima è una frase di Mike Moffo, stratega di Barack Obama nelle sue due campagne elettorali e che ha fatto una lezione di marketing e comunicazione politica in una delle sessioni dell' Election Days Off: la politica è come una partita di calcio, bisogna decidere da che parte stare, sugli spalti oppure in campo. Chi scende in campo, ovviamente, deve farlo da protagonista e con l'obiettivo di vincere, non solo nella campagna elettorale. La seconda è un video de Il terzo segreto di Satira, un gruppo di cinque ragazzi di Milano che scrivono, realizzano e producono esilaranti video di satira politica: sono partiti su YouTube, ultimamente stanno salendo alla ribalta anche in tv (Piazza Pulita, su La7). Sabato sera ci hanno deliziato con il loro spettacolo di satira politica. Di seguito il Dalemiano.