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L’Impero dei Draghi: Roma Incontra la Cina

Creato il 05 luglio 2011 da Dietrolequinte @DlqMagazine

L’Impero dei Draghi: Roma Incontra la CinaLeggere un libro di Valerio Massimo Manfredi è sempre un’esperienza totalizzante, dismetti i panni di abitante della terra del XXI secolo e ti catapulti, anima e spirito, nel periodo storico in cui è ambientata la storia, e anche “L’impero dei draghi” non sfugge a questa suggestiva sensazione. Con questo romanzo Manfredi azzarda addirittura l’incontro tra i due più grandi Imperi della storia: Roma e la Cina del III secolo dopo Cristo, che se da una parte sembra fantasioso ed improponibile, dall’altra ci dà mille spunti che fanno tanto “attualità”, oggi come allora occidente ed oriente sono nuovamente lontanissimi e vicini al tempo stesso. La storia inizia in Anatolia nel 260 quando dalle porte di Edessa, circondata dall’esercito Persiano, l’Imperatore Valeriano, scortato dalla sua guardia personale, va ad incontrare il re asiatico Shapur per cercare una pace stabile. L’appuntamento si rivelerà un tranello che finisce nel sangue. Si salveranno solo Valeriano, il legato Metello Aquila e una dozzina di legionari che conosceranno l’ignominia di una prigionia inumana nelle miniere di Aus Daiwa, da cui dopo 18 mesi di stenti prenderà l’abbrivio un incredibile viaggio che condurrà il Legato e una decina di sopravvissuti attraverso l’India e il Tibet fino alla misteriosa Cina. Tolte le inevitabili semplificazioni e qualche esagerazione poco credibile, il narrato si dipana in modo scorrevole, con il consueto stile di Manfredi, che lascia briglia sciolta al lettore nell’assecondare la propria fantasia, lasciandosi guidare attraverso paesaggi incredibili, luoghi impervi e di una bellezza struggente.

L’Impero dei Draghi: Roma Incontra la Cina

Ma sono soprattutto i personaggi che si muovono nel libro a conquistarci: Metello Aquila, il legato, perfetto esemplare di romano depositario di quella virtus e di quei valori che fecero Roma Caput Mundi, ma anche curioso e scevro da preconcetti che lo porteranno a conoscere e sposare le filosofie e le tecniche di meditazione orientali; il gruppo dei legionari, tutti ben caratterizzati e memorabili; Daruma, il mercante indiano, misterioso e coraggioso; l’imperscrutabile e “strano” Dan Qing, imperatore in esilio e depositario di un terribile segreto; la bella e pugnace Yun Shan, sorella di Dan e innamorata di Metello; il cattivo di turno, l’usurpatore Wei, accecato da un dolore immenso e da una sete di vendetta terribile. Forse l’approccio con il misterioso mondo della Cina del III secolo risente di certa filmografia (La foresta dei pugnali volanti, La battaglia dei tre regni, Hero) in cui si dà libero sfogo a scene di duelli e battaglie che sembrano quasi inverosimili, e dunque fa storcere il naso ai soliti detrattori di Manfredi, accusato di un taglio letterario quasi infantile e sicuramente semplicistico, ma qualcosa si può pur concedere, no?! La storia, nel suo complesso, è comunque solida e credibile, anche se forse il finale, dopo la lunga parte centrale, ricca di descrizioni approfondite, minuziose e precise, tanto da apparire magari un po’ pesante e, a taluni, noiosa, avrebbe forse richiesto una più approfondita e corposa disamina. In conclusione, siamo di fronte ad un romanzo che riesce a tenere avvinti, dalla prima all’ultima pagina, sia gli appassionati di storia e di Manfredi che quelli che amano avventure e racconti in cui la fantasia può comunque giocare un suo ruolo importante e non trascurabile.


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