1.5 L’importanza della letteratura comparata
I tempi in cui gli Stati europei vivevano un felice scambio culturale mediante lo studio della Weltliteratur[1] erano ormai lontani. In una lettera allo Spingarn[2], Croce espresse una profonda nostalgia del felice periodo storico in cui i due si dilettavano nello studio della letteratura comparata.
Chi ci avrebbe detto, egregio amico, qualche anno fa quando eravamo tutti intenti alla Weltliteratur, che in Europa si sarebbe accesa la tremenda lotta alla quale assistiamo. Come italiano, godo che il mio paese combatte valorosamente e contribuisce alla causa della libertà dell’Europa ma, come uomo la malinconia m’invade l’animo e sospiro la fine di questo quotidiano eccidio[3].
È utile ricordare al lettore che nel 1902 lo Spingarn fondò una rivista di letteratura comparata e, durante uno scambio epistolare con Croce, gli chiese di collaborarvi scrivendo un articolo che riguardasse tale materia. «Il nostro dipartimento intende ora pubblicare un periodico quadrimestrale di letteratura comparata […] Possiamo avere il piacere di pubblicare qualcosa di Suo nel primo o nel secondo numero?»[4]. Sebbene Croce decise di accettare tale proposta[5], egli non era convinto del fatto che fosse necessario fondare una rivista che trattasse esclusivamente la suddetta disciplina. Infatti, il filosofo scrisse al Vossler che, a suo avviso, nessun buon critico della letteratura poteva prescindere dalla conoscenza della letteratura mondiale.
Lo Spingarn mi ha scritto per chiedermi un articolo. Io non riesco a capire come si possa fare della letteratura comparata una specialità. […] Come se ogni studio letterario fatto sul serio, ogni lavoro completo di critica non debba essere di necessità comparato, ossia conscio della situazione storica che ha l’opera d’arte nella letteratura universale![6].
Dunque secondo Croce, ogni letterato aveva il dovere di essere immerso non solo nella propria cultura, ma anche in quella degli altri paesi perché egli riteneva che ogni pensare fosse insieme un comparare ed un porre in relazione ai fatti. In altre parole, quanto più si compara, più si sa e più si comprende. Il comparatismo letterario aveva il dovere di prefiggersi lo scopo di rendere evidente come la pluralità delle singole rappresentazioni artistiche siano manifestazioni particolari di un patrimonio poetico che si regge su principi estetici universali. Infatti, il comparatismo specializza interindividualmente dimensioni che appartengono alla storia letteraria, alla critica ed alla teoria letteraria generale. «La letteratura comparata ricerca idee o temi letterari e ne segue le vicende, le alterazioni, le aggregazioni, gli svolgimenti e le influenze reciproche presso le varie letterature. Il metodo comparativo, appunto perché è un semplice metodo di ricerca; non può giovare a delimitare un campo di studi»[7]. Dunque, secondo Croce, il comparatismo letterario è un metodo di studio del fenomeno letterario che parte dallo studio storico di realtà individuali che potrebbero essere universalizzate. Inoltre, non è soltanto la scienza della letteratura comparata ad essere universale, ma è l’arte in sé a racchiudere valori universalmente validi che l’artista deve scoprire e comunicare agli altri, perché l’arte è un prezioso strumento di conoscenza. Dunque, il vero concetto è l’universale cioè lo spirito, e quindi l’arte. Nel Breviario di Estetica, Benedetto Croce cercò di illustrare i punti chiave della sua teoria sull’estetica, illuminando molti lati che ai più risultavano poco chiari.
Artisti che dell’arte sono tratti a valersi non solo come contemplazione e rasserenamento della loro passione, ma come questa passione stessa e a sfogo di essa, lasciano penetrare nella rappresentazione che elaborano i gridi e gli urli delle loro libidini, strazî, sconvolgimenti d’animo, e, con questa contaminazione, le conferiscono aspetto particolare, finito, angusto»; di qui «opere che fremono bensì di passione, ma sono manchevoli nell’idealizzamento della passione, nella purezza della forma intuitiva, in cui consiste il proprio dell’arte[8].
Un artista era tale solo se riusciva esprimere correttamente le sue intuizioni. L’opera d’arte è libera, è manifestazione dello spirito umano. Tutti siamo poeti, tutti possiamo creare, però non tutti siamo artisti, in quanto l’artista è colui che riesce ad avere un’intuizione lirica che riesce ad esprimere i sentimenti dell’artista, trasfigurandoli e purificandoli da ogni contenuto passionale. Ciò non vuol dire che non rappresenta la realtà con tutti i suoi aspetti contrastanti, bensì che egli riesce ad universalizzarli. Questo punto di vista, indubbiamente geniale, fu fonte tanto di critiche quanto di ammirazione. Ad esempio, Il filologo tedesco Victor Klemperer scrisse nei suoi diari: «Questa affermazione non è che mi abbia mai convinto molto; ora direi che tutt’al più l’affermazione stessa sia giusta nel momento in cui si considera il punto di vista strettamente relativo all’artista ma, comunque in generale, non condivido in pieno la sua affermazione, anzi trovo che sia un po’ spinosa»[9] . La concezione estetica di Victor Klemperer era dunque diversa da quella di Croce. Egli, infatti, si soffermava più sul percepire immediato delle sensazioni che sulla loro corretta espressione. Per Victor Klemperer l’arte, come la vita, era un alito di vento inafferrabile che difficilmente l’uomo può riprodurre con la propria arte. Secondo lo scrittore, pertanto, nemmeno l’arte riesce a cristallizzare alcune straordinarie espressioni della realtà[10]. Anche nel giornale dello Spingarn apparve un articolo del Santayana che criticava l’estetica crociana, come lo stesso Croce scrisse al Vossler: «Un’altra critica assai sfavorevole è comparsa nel «Jornal of comp. Liter» ed è dovuta ad un professor Santayana, che deve essere molto stimato a New York, a giudicare da ciò che me ne scrisse lo Spingarn»[11]. Quest’ultimo scrisse a Croce che la sua decisione di pubblicare l’articolo in questione era stata dettata dal fatto che egli non credeva che esso potesse ledere alla reputazione crociana. «Non consideravo sfavorevole la sua recensione: se lo fosse stata non l’avrei pubblicata. Ma non vidi ragioni perché un annuncio scritto da un diverso punto di vista dal Suo non dovesse essere pubblicato, specie quando il Suo lavoro è considerato con il rispetto che ogni Suo scritto trova presso gli studiosi»[12]. In risposta a tali affermazioni, Croce sottolineò che «se ho detto poco favorevole la recensione del Santayana, non ho inteso con ciò dire che mi sia dispiaciuto che sia stata pubblicata. Tutt’altro. Amo assai la libera discussione condizione di ogni progresso nella verità»[13]. Come risulta dalla suddetta lettera, il Croce e lo Spingarn erano legati da una solida amicizia, che certo non subì alcuna inclinazione in seguito alla pubblicazione del Santayana. Inoltre è opportuno ricordare che, lo Spingarn si oppose vivamente all’incursione fascista presso casa Croce, con la seguente protesta pubblicata nel suo giornale e riportata nel Carteggio Croce – Spingarn.
La casa del grande filosofo e letterato Benedetto Croce è stata devastata alcuni
Giorni fa dai fascisti, e la sua biblioteca, strumento indispensabile di lavoro, completamente distrutta. Di fronte al governo e al popolo italiano. Agli scrittori e ai
Pensatori del mondo civile, noi protestiamo contro questa invasione nel quieto studio di uno dei più grandi spiriti del nostro tempo[14].
[1] Come ricorda George Steiner nel suo saggio, Che cosa è la letteratura comparata?, in Nessuna passione spenta. Saggi 1978-1996, Milano, Garzanti, 1997, la parola Weltliteratur (letteratura mondiale) è un neologismo di Goethe. La troviamo per la prima volta in un appunto del suo diario, datato «15 gennaio 1827», ma riassume le intuizioni, con le loro applicazioni pratiche, della sua intera vita. Goethe ha tradotto da diciotto lingue, fra le quali il gaelico, l’arabo, il cinese, l’ebraico, il persiano e il finlandese (ovviamente si tratta spesso di traduzioni indirette, al secondo grado). Lo ha fatto per settantatré anni, a cominciare da un frammento di Lipsio in latino nel 1757, fino a estratti della vita di Schiller a opera di Carlyle nel 1830. Certe traduzioni di Goethe hanno rappresentato momenti cruciali nella formazione e nell’arricchimento dell’identità culturale europea: l’autobiografia di Benvenuto Cellini, il Mahomet di Voltaire, Le neveu de Rameau di Diderot. Nella poesia dello stesso Goethe, il West-ÖstlicherDiwan adattato dal persiano, la versione del Cantico dei Cantici dall’ebraico o la traduzione e la ricomposizione dall’italiano dell’ode di Manzoni Il Cinque Maggio sono capolavori. Il programma di teoria della traduzione esposto nell’introduzione al Diwan è fra i più esigenti e influenti nella lunga storia di quel mestiere.
[2] Noto studioso americano, amico del Croce. Per ulteriore approfondimenti si rimanda alla lettura integrale di questo lavoro e al Carteggio Croce – Spingarn.
[3] Lettera (senza data) del 1916 in, Carteggio Croce – Spingarn, Bologna, il Mulino, 2001, p. 96.
[4] Lettera del 25 marzo 1902, in Carteggio Croce – Spingarn, cit., p. 20.
[5] A causa di veri disguidi, la lettera aperta che Croce scrisse allo Spingarn riguardante il concetto di letteratura comparata non venne pubblicata nella rivista dello studioso americano, ma nel I numero della «Critica» del 1903.
[6] Lettera del 7 agosto ‘1902, in Carteggio Croce- Vossler, cit., p. 37.
[7] B Croce, La letteratura comparata, «La Critica», I, 1903, n. 1, p. 78.
[8] Breviario di estetica, in B. Croce, Nuovi saggi di estetica , Napoli, Bibliopolis, 1991, pp. 116-117.
[9] N. F.
[10] Come si evince dalla mia traduzione a cui è dedicato un capitolo di questo lavoro.
[11] Lettera del 13 maggio 1903, i n Carteggio Croce- Vossler, cit., p. 41
[12] Lettera del 25 maggio 1903, in Carteggio Croce – Spingarn, cit., p. 44.
[13] Lettera del 7 giugno 1903, in Carteggio Croce – Spingarn, cit., p. 46.
[14] Carteggio Croce – Spingarn, cit., pp. 127-128.
Klemperer- Croce-Vossler-Carteggio