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L'importanza delle fonti in Biblioterapia

Creato il 25 febbraio 2011 da Marcodallavalle
L'importanza delle fonti in Biblioterapia
Quando scelgo i testi per gli incontri di Biblioterapia cerco sempre di usare fonti certe. Sicuramente internet aiuta, ma spesso inganna, così come una citazione passata senza un riferimento bibliografico su cui verificare. Vi sono alcuni esempi che lasceranno molti allibiti. Qualcuno ricorderà la frase attribuita a Voltaire Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo. Ebbene questa meravigliosa affermazione non è propriamente sua, ma è il riassunto del suo pensiero che una biografa, Evelyn Beatrice Hall, ha così ben reso. Lo ammetto: il valore di queste parole rimane. Il problema è che la credibilità di chi usa la letteratura come strumento di lavoro viene meno e diventa difficile essere considerati biblioterapisti affidabili da chi si aspetta da noi una piena conoscenza della letteratura. Ripeto: certi contenuti erroneamente attribuiti conservano il loro potenziale letterario e possono essere usati. C'è una famosa poesia che è diffusa come appartenente a Pablo Neruda e che invece è stata scritta da Martha Medeiros intitolata Lentamente muore. E' conosciuta anche per il fatto che questo errore di paternità lo ha fatto Clemente Mastella in occasione del voto di fiducia che ha portato alla caduta del secondo governo Prodi. Ancora una volta i politici nell'ambito della cultura non ci fanno una bella figura. Ma Martha Medeiros, giornalista di professione, certamente sì!
Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e chi non cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno.
Lentamente muore chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità

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