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L'importanza di chiamarsi Jennifer

Da Mariparacchini
Ciao a tutti, mi chiamo Jennifer.
Mi trovo in una casa di riposo, in un paese del quale non ricordo il nome. Ormai gli anni che mi porto addosso non sono pochi, per cui ho deciso di raccontarvi la mia storia, prima di finire per dimenticarmela del tutto.
Non sono certo stata quella che si definirebbe una ragazza fortunata.
Nella vita ho avuto più eventi drammatici di chiunque altro, e la gente, credendolo divertente, ha deciso di ispirarsi a me per girare diversi film.
Non che io fossi d'accordo, sia chiaro, ma credete che siano venuti a chiedermi il permesso?
Certo che no, e nemmeno ho visto il becco di un quattrino.
Oltre i danni, le beffe.
Della mia infanzia non ricordo molto, diciamo che il primo evento molto traumatico è avvenuto nel 1978. La cosa peggiore che possa accadere ad una donna. Sognavo di diventare una scrittrice, così avevo pensato di rifugiarmi in una casetta in un bosco, per lavorare e restare concentrata.
Sono stata stuprata lungo la strada.
Ma, vedete, io non ero una principessina ingenua.
Se mi toccavi, io mi sentivo in diritto di toccare te, e sfido chiunque di voi alla lettura a contraddirmi.
Sono vecchia ma ancora in gamba.
Ognuno reagisce al dolore, all'enorme trauma, come può, io li ho fatti fuori tutti.
Nello stesso anno, tale Meir Zarchi viene a sapere la mia storia. La trova figa (perché quello stuprato non era lui) e decide di tirarci fuori una pellicola. Questa:
L'importanza di chiamarsi Jennifer
Ho trovato la forza di vederlo solo una volta, in compagnia della ragazza che gestisce questo posticino rosso.
Nemmeno lei ha retto a quell'infinito, disgustoso, atroce stupro.
Ma credo non avrebbe retto nemmeno se fosse stato rapido ed indolore (ma quando mai lo è?).
Il risultato di questa irrispettosa e antipatica mossa commerciale è un film di una durezza quasi insostenibile. Non credo sinceramente che il signor Zarchi avesse altri grandi intenti se non quello di sconvolgere, irritare, lasciare i suoi spettatori a fine visione atterriti sul letto con la sensazione di essere appena cascati da quattro o cinque rampe di scale.
Gli è riuscito.
Molto bene.
(Come se rivivere questa vicenda non fosse stato già straziante una volta, nel 2010 arriva Steven Monroe e gira un remake del film del 78. Non l'ho guardato, scusatemi, mi voglio ancora un po' bene.)
L'importanza di chiamarsi Jennifer
Insomma, dopo questa tortura non sono più stata la stessa.
Il male aveva preso possesso della mia anima, che avevo sempre creduto così buona.
Forse ero solo ingenua.
Sta di fatto che, da un certo momento in poi (non ricordo con precisione quando, ma mi pare c'entrasse un concerto rock!), ho sentito la necessità di ammazzare degli uomini.
Ero bella davvero, da giovane, tirarli a me era la cosa più semplice, quei poveri salami. gli mostravo un po' di scollatura poi TRAC, li facevo fuori. Niente di più semplice.
Il peggio era che dovevo mangiarli.
Ne avevo bisogno, capite?
Solo la mia amica Needy aveva capito che qualcosa non andava in me. Non le credevano, ovvio. Ero una bambolina sexy e popolare, non potevo certo essere un'assassina spietata e cannibale.
Eppure....
Insomma, volete sapere com'è finita la storia?
Ero POSSEDUTA da un demone.
Qualcuno voleva offrirmi a Satana, ma mi chiedo come abbiano potuto pensare che fossi vergine.
Era piuttosto palese che mi piaceva godermela.
E' stata Neeby a mettere fine a tutto. Mi ha uccisa.
Certo, poi è stata rinchiusa al manicomio perché andava a raccontare a tutti che razza di demone fossi.
Il risultato? Un ALTRO film, stavolta per mano di Karyn Kusama. E l'orrore che sta Kusama è riuscita a tirare fuori da una storia che già aveva poco del salubre è inenarrabile.
Quale persona con un minimo di senso estetico ha creduto che quella biondina sarebbe risultata credibile nei panni della sfigatella? Chi?
E insomma, quella mora è certamente di una bellezza rara, ma che mi abbia reso giustizia proprio no.
Un filmaccio che sono certa nessuno di voi persone dotate di razionalità vorrà vedere.
E pensare che di sta Diablo Cody alla sceneggiatura avevo sentito dire cose così belle.
L'importanza di chiamarsi Jennifer
(NdA: Seth Coen leader di una rock band NO)
La mia adorata Neeby è stata per anni rinchiusa in manicomio, con l'unica consolazione che almeno io avrei smesso di massacrare e mangiare adolescenti in piena tempesta ormonale.
Ebbene, io di certo non ero morta.
E nemmeno avevo smesso di nutrirmi di esseri umani.
Di certo, non ero più la bella e popolare Jennifer.
Quello che era rimasto di me era il mio corpo favoloso, ma il mio volto portava chiari impressi i segni della possessione prima e del tentativo di omicidio poi.
Mi ero trasformata in un mostro deforme, gli uomini non mi guardavano più.
Io loro però continuavo a guardarli, eccome.
E a mangiarli.
Mi sentivo sola, la gente mi odiava, cercavano (di nuovo, io proprio non me lo spiego) di farmi fuori, la mia vita era una fuga.
Fino a che non ho incontrato il detective Frank.
Ah, gran bell'uomo quello.
Me lo portavo a letto che era un piacere, dopo che mi aveva salvato la vita.
Gli ho anche ammazzato gatto e vicina di casa, ma lui continuava a portarmi a letto nonostante fossi un mostro, quindi non credo gli importasse poi molto.
L'importanza di chiamarsi Jennifer
Da questa nostra strana relazione Dario Argento ha voluto trarne un mediometraggio.
Secondo me non aveva idee per partecipare a quella cosa lì che avevano passato in tv (i Masters of Horror, ndA.) e ha pensato di prendere sta roba strana per riempire l'oretta che gli era stata destinata. L'ha chiamato Jenifer sbagliando pure il mio nome, ma tant'è.
Fosse l'errore nel titolo la cosa peggiore.
La cosa peggiore è che se avessi voluto che venisse realizzato un porno sulla mia vita mi sarei candidata io, tanto più che magari ci avrei fatto dei soldi.
Non mi scandalizza il sesso (come avete visto dai film, nella mia vita ne ho fatto molto) ma se tutto ciò che Argento aveva da infilare nella pellicola era quello, quanto può rivelarsi ineressante ad un pubblico che cerca horror?
Cosa altro gli diamo a sta gente, Dario?
Vuoi far passare il mio Frank per una specie di perverso a cui piacciono le relazioni con le stramboidi? Andatelo a dire a sua moglie, non credo la trovereste d'accordo.
Il risultato è un'accozzaglia di scene di sesso tenute insieme una all'altra da una pessima recitazione e dalla solita colonna sonora di Darione tanto carina ma che stavolta non è stata sufficiente.
E poi sì, son diventata brutta, ma non così tanto.
Insomma, in qualche modo mi sono ritrovata qua, al ricovero.
Tanto ci finiamo tutti, no?
Voi, ragazze giovani, prendetemi come esempio per i vostri propositi per l'anno nuovo.
Non siate sceme come me, e tenete a bada i vostri ormoni, che poi vi posseggono i demoni.
Buon anno.

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