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L’importanza di esser qualcuno, nell’ndrangheta come nel calcio

Creato il 13 maggio 2010 da Chit @chit67

Seppur fatti i dovuti distinguo di ambienti, personaggi, situazioni sociali e quant’altro volete metterci, non vedo molta differenza tra notizie come questa oppure come questa.

Sembrano lo specchio di un mondo dove basta essere qualcuno per poter poi fare più o meno impunemente ciò che piace, in sfregio al prossimo, alle regole, alle leggi ed alle autorità.

E un mondo lontano dai valori con cui forse molti di noi sono cresciuti, valori basati, appunto, sull’accettazione di regole secondo le quali una cosa è “bene” ed un’altra è “male”. Regole forse sbagliate discutibili, sicuramente modificabili, ma mai e poi  mai da esser consapevolmente ignorati. Così la vedo personalmente, ma così constato, giorno dopo giorno, non esser più.

Ed allora mi tornano in mente delle parole di Pirandello:

… Non aver più coscienza d’essere, come una pietra, come una pianta; non ricordarsi più neanche del proprio nome; vivere per vivere, senza saper di vivere, come le bestie, come le piante; senza più affetti, né desiderii, né memorie, né pensieri, senza più nulla che désse senso e valore alla propria vita...

E mi chiedo: è forse questo l’unico rimedio contro tutto questo degrado generalizzato di valori?

Sinceramente non lo voglio pensare e men che meno mettere in pratica. Preferisco continuare a lottare finché avrò fiato e speranza che c’è ancora la possibilità di essere grandi persone anche da perfetti signor nessuno.


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