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L’importanza di essere “Squadra”: solo così l’ItalBasket può fare tanta strada agli Europei

Creato il 07 settembre 2015 da Giannig77

Assistendo attentamente e con trepidazione alle gare della Nazionale italiana di basket impegnata agli Europei, mi vien da pensare quanto più che mai sia importante, prima ancora dei valori dei singoli, essere una Squadra.

Già, questo concetto che talvolta erroneamente è buttato lì a mo’ di luogo comune, è in realtà una delle più incontrovertibili verità nello sport, ma in fondo anche nella vita.

Lungi da me filosofeggiare o pontificare, però rimanendo in territori sportivi, e all’argomento in oggetto, basta aver visto le prime due gare della squadra di Pianigiani per capire che, nonostante per molti siamo di fronte alla più forte generazione di Azzurri della pallacanestro (ma onestamente avrei dei dubbi al riguardo…), tante lacune siano ancora da colmare.

Ok, lo sfogo sta per finire e, perdonatemi la lunga premessa, ma il fatto è che stavo facendo una testa così sin dalle settimane precedenti l’evento a tutti i “malcapitati” che mi capitassero a tiro nel discorso! Io per primo in fondo CREDO nel grande valore dei nostri ragazzi ma forse il ruolo di “quasi favoriti” non ci è particolarmente congeniale. Magari il fatto di avere in organico a pieno regime ben 4 “americani” (il Gallo, Beli, il Mago e Gigi Datome) ci ha abbagliato dal constatare che tra questi l’alchimia non è semplice da ottenere, o forse più semplicemente abbiamo “snobbato” altre rivali conclamate come la Spagna, pensando che, forse, senza Rubio, Calderon o Marc Gasol, fossero abbastanza battibili.

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Fatto sta che la prima gara contro la tosta Turchia è andata male, nonostante avessimo tutte le potenzialità per raddrizzare un infausto primo quarto. Sempre a inseguire, poco lucidi nei momenti topici (quelli del possibile aggancio, sciupato a più riprese), sorretti da un Gallinari in versione Lebron (a proposito, nemmeno LBJ è stato in grado “da solo” di vincere le ultime Finals, ha avuto bisogno almeno per duellare con i Warriors, di gente attorno a sè, compreso il gregario Dellavedova), se non altro abbiamo avuto una buona reazione di orgoglio e probabilmente delineato qualcosa in ambito di quintetto. Poco da osservare nella vittoriosa gara contro l’Islanda, se non quello già ravvisato, cioè si gioca più sulle buone capacità dei singoli che sulla lezione di squadra.

Ma signori, è necessario trovare i giusti equilibri. In pratica non difendiamo con nessun elemento, tolto il “vecchio” Cusin, tra l’altro unico centro a tutti gli effetti. Bargnani è ancora l’ombra di sè stesso, sin troppo abulico (indisponente?); tutti lo aspettano, perchè è uno di talento, dai buoni colpi, ma tende a smarrirsi troppo nei momenti che contano, non assumendosi certe responsabilità che sarebbe invece lecito attendersi da uno con 10 stagioni di Nba alle spalle. Diverso il discorso relativo a Gentile e Hackett, a mio avviso tra i più (pro)positivi, specie il primo che assieme a Danilo Gallinari si sta caricando sulle spalle i compagni. Gentile però pecca troppo spesso in lucidità, non dico voglia strafare ma l’impeto a volte lo penalizza nei momenti importanti (e abbiamo ancora nelle orecchie certe urla del coach contro di lui per degli errori tanto banali quanto importanti). Hackett va a sprazzi, come quasi sempre gli accade, ma se si accende è in grado di garantire un po’ di imprevedibilità in costruzione, laddove – e lo sottolineo a malincuore – sta dando pochissimo contributo Cinciarini, unico playmaker del roster. Cincia sta purtroppo palesando lacune soprattutto in personalità, visto che toccherebbe a lui guidare la squadra, chiamare il gioco, invece timidamente tende a defilarsi lasciando spesso la palla al più quotato Belinelli, il quale però (almeno a detta di chi scrive) da guardia qual è dovrebbe limitare il più possibile di fungere da regista. Che si crei gli spazi giusti, si faccia trovare pronto per farsi passare la palla e che… metta a segno la “bomba” da 3 punti! Quello sa fare magistralmente il Beli… da play rallenta troppo il gioco, è macchinoso, si snatura. Stesso vale per Datome, uscito purtroppo malconcio nella seconda partita: mandatelo al tiro, lui che ha il colpo in canna, ed è molto preciso! Poco minutaggio per Polonara, e in pratica nullo per Della Valle, un’altra delle nostre speranze in chiave futura. Melli sembra risentire della pressione e dovrebbe giostrare con più parsimonia, a differenza del bravo Aradori, sul quale però pesa la difficile collocazione tattica. Il Gallo (che contro l’Islanda si è “riposato”) è il nostro riconosciuto big, ma non gli si può chiedere 30 punti a partita! In attacco è bravissimo, ma abbiamo visto come i problemi siano in difesa, dove siamo poco fisici rispetto agli avversari e, mi vien da dire, poco “cattivi” a rimbalzo, oltre che spesso disattenti nelle marcature.

Pianigiani deve sì puntare sulle rotazioni, ma allo stesso modo secondo me trovare al più presto il bandolo della matassa, risolvendo alcuni nodi: Cusin il più possibile in campo, essendo unico pivot disponibile, chiavi della squadra in regia in mano a Daniel Hackett, Belinelli numero 2 e i satanassi Gentile e Gallinari a metterla dentro il più possibile.

Ma quel che conta di più è giocare di squadra, diventare un forte collettivo, darsi una mano nei momenti difficili delle gare, solo così potremmo fare tanta strada e toglierci delle soddisfazioni.

Il cammino è ancora lungo… forza Ragazzi, regalateci una grande emozione!


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