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L'importanza di essere una persona dal polso fermo

Creato il 19 dicembre 2012 da Taccodieci @Taccodieci
L'importanza di essere una persona dal polso fermo 
- Domani posso prendere la macchina?
- Che domande sono? Certo! Ce l'ho sempre io, per una volta che ti serve, prendila pure.

Ieri ho risposto così, sull'onda di un immotivato ottimismo, a FF che chiedeva di usare l'auto. Mi sono sentita anche un po' in colpa, una pezzente, per il fatto che lui chiedesse di poter usare la "nostra" auto.
Dopo un secondo ho realizzato che non avrei avuto l'auto per tornare a casa dal lavoro e che avrei quindi dovuto prendere due autobus per rientrare.
- Mamma, domani sera, visto che FF sarà fuori con l'auto, non è che potreste passare a prendermi al lavoro? Poi, se vi va, vi fermate da me che ci mangiamo una pizza e ci facciamo un po' di compagnia?

Questo slancio di amore filiale mi è costato carissimo.
Voi, da casa, non fatelo mai. Mai.
- Oddio! Domani torniamo tardi! Ma ti veniamo a prendere in ufficio, non c'è problema. Va bene alle otto?
- Beh, spererei di finire di lavorare un po' prima. Non preoccuparti: torno in autobus. Se volete però raggiungermi per una pizza, vi aspetto volentieri.
- In autobuuus? Ma sei matta?
- Perchè?!?
- Senti, tu a casa in autobus non ci torni. Adesso vediamo come organizzarci.
- Dai, mamma, non essere esagerata. Torno in autobus. Milioni di persone usano l'autobus ogni giorno e vivono benissimo.
- Sì, ma non a Padova!

Stamattina FF mi accompagna in ufficio e se ne va con l'auto.
Prima di pranzo mi arriva un sms da mia madre: "ti chiamo dopo, così ci mettiamo d'accordo per stasera". Lo ignoro.
In pausa pranzo sto giusto raccontando la pezza di mia madre nei confronti dell'autobus, quando vedo lampeggiare il telefono: è lei.
- Ciao, sei in pausa?
- Sì, sto mangiando.
- Bene, allora non ti disturbo.
- Veramente...

Non sto esagerando: dalle 13.15 alle 13.40 mia madre non fa che dirmi che non posso assolutamente prendere un paio di mezzi pubblici per tornare a casa, perché:
1. Alle sei e mezza di sera è buio.
2. Lavoro in una zona che sanno tutti essere in mano alla mafia.
3. Dovrei cambiare autobus alla stazione, dove si prendono a bottigliate già prima del tramonto.
4. Non si sa mai quello che può succedere.
5. E se poi l'autobus non passa?
6. C'è nebbia e l'autobus potrebbe avere un incidente.
7. Dalla fermata dell'autobus a casa dovrei percorrere quattrocento metri a piedi e non si sa mai quello che potrebbe succedere.
8. La gente scompare! Ma non lo guardo mica "chi l'ha visto?"?

Sono irremovibile e fiera di me quando riaggancio e mi rimetto a mangiare uno yogurth di soia bianco schifoso e ormai caldo.
Poco dopo le sei, quando sono stremata da una giornata allucinante e sto letteralmente per esplodere in un gigantesco "v********ooo!" il telefono lampeggia di nuovo: mio padre.
- Tra un'ora sono in ufficio da te.
- Perchè???
- La mamma mi ha detto di venire a prenderti. Non ti muovere.

Attendo (tanto ho tanto di quel lavoro che potrei tranquillamente fermarmi in ufficio per intere ere geologiche senza annoiarmi) e non so come non mi ritrovo a casa mia, ma a casa dei miei, a mangiare brodo coi tortellini e polpettone.
- Poi ci guardiamo un film? Dai, che papà fa i pop corn!
- No, mamma, vorrei andare a casa. Dopo 12 ore di lavoro sono un po' provata.
- Non ti fermi un po', dopo cena?
- No, voglio proprio andare a casa a fare una doccia e mettere un pigiama.
- Non hai portato un cambio?
- Non pensavo di venire qui e di solito non giro con un cambio in borsa. Io volevo prendere un autobus e andare a casa.

Non so come mi ritrovo a fare la doccia dai miei e poi sul loro divano, con una tuta di mia madre indosso. Riesco a malapena ad evitare i pop corn.
Solo io riesco a cacciarmi in queste situazioni. Solo io e il mio "problemino" con i "no, ho detto no!".
Sul più bello che, con somma gioia della mia genitrice, potremmo trascorrere del rilassante tempo spensierato assieme, ecco che la sorprendo al telefono con la madre di FF.
Dopo mezz'ora a raccontarsi di disgrazie, ingiustizie, malattie, farabutti e pestilenze, concludono la telefonata con un "sì, beh, va tutto bene, dai, non ci lamentiamo" e riagganciano. A questo punto non ce la faccio veramente nemmeno a tenere gli occhi aperti.
Invoco pietà e chiedo che per cortesia mi venga fatta la grazia di essere riportata a casa.
Fortunatamente mi rimangono abbastanza energie da riuscire a rifiutare una pentola di brodo, una guantiera di polpette e una confezione di minestrone surgelato take away.
A casa crollo sul letto, finalmente circondata dal silenzio.
Se penso che tra qualche ora ricomincerà un'altra giornata...
La Redazione

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