Oggi – e spero di non tediarvi – voglio parlarvi dell’importanza di quello che non viene detto esplicitamente, ma corre tra le righe, silenzioso. È così poco appariscente che, a volte, ha la presunzione di essere “naturale” – attenzione, perché noi siamo animali simbolici che vivono in una cultura, e qualsiasi cosa che abbia la presunzione di essere naturale è da prendere con molto senso critico.
Lo spunto me lo offre questa immagine, da una confezione di un set da ping pong, penso metà degli anni ’70. Recuperato dalla soffitta per la gioia dei miei bambini, regalatomi quando anch’io ero piccino. Mia moglie lo stava buttando via – il cartone, non il ping pong. Con la coda dell’occhio vedo una cosa che attira la mia attenzione.
«Aspetta! – dico – fammi un momento vedere».
Sì, avevo visto giusto: un’araucaria – probabilmente una Araucaria araucana, la specie più rustica, che può crescere fino in Norvegia! Come sapete, infatti, l’Araucaria è nativa del Cile centrale.
«Dunque?» mi chiederete.
Dunque in questa raffigurazione si può vedere – facciamo un’analisi fenomenologica – un uomo e una donna che giocano a ping pong in un ampio spazio verde con dietro una dei giochi per bambini, una struttura che sembra una serra, e una casa… e sul prato ci sono due araucarie. Una a destra e una a sinistra dei giocatori.
Lo scopo dell’illustrazione è evidentemente quella di vendere i gioco. E per farlo ci suggerisce un contesto. Che non è solo geografico, ma ci indica uno stile di vita.
Non un condomio o un rione di quartiere, nemmeno un parco giochi con i tavoli predisposti per il gioco del ping pong. Ma una casa indipendente con il suo bel giardino e due piante esotiche. Non avete idea di quante araucarie si sono piantate qui in Veneto negli anni ’70! Una pianta ricercata, esotica, che voleva riflettere non solo un gusto, ma il desiderio della civiltà dei consumi.
Negli anni ’70 il sociologo americano Silberman compì una ricerca sui libri di testo scolastici e notò che nelle immagini e nelle illustrazioni le persone “simpatiche” e tipiche della classe medio alta erano appartenenti alla razza bianca. Ciò lo portò alla conclusione che “i libri di testo sono importanti più per quello che non insegnano che per quello che insegnano (Cfr. SILBERMAN, CHARLES, Crisis in the Classroom: the Remaking of American Education, New York: Random House, 1971).
Ho quasi finito.
Pensate adesso alle merendine per la colazione, quelle pubblicizzate in televisione. Dimenticate adesso le merendine e concentratevi sugli ambienti nei quali avviene lo spot. Case megnifiche, da centinaia di migliaia di euro. Arredamenti e finiture di lusso. Non acquistiamo solo la merendina, ma uno stile di vita. Anzi, direi proprio che noi acquistiamo lo stile di vita, e la merendina è l’oggetto magico che può farci avvicinare al nostro recondito desiderio. Dite che esagero? Forse no…
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