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L’imprevedibile virtù dell’ignoranza

Creato il 06 ottobre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
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La miccia anarchica nel cuore dell’integrazione ideologica al sistema

Una breve riflessione sul sottotitolo del film Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) (2014), che racchiude a nostro avviso il significato schiettamente anarchico dell’apologo di Alejandro González Iñárritu vincitore dell’Oscar 2015, dedicato alle questioni dell’individualismo e del narcisismo nella cultura attuale “occidentale”.

Paradigmi, i suddetti, tanto diffusi da investire, oramai trasversalmente, le più molteplici identità sociali: ricchi e poveri, intellettuali, classi emarginate etc.

L’apologo di Iñárritu riteniamo difatti metta in scena questa verità: proprio chi si dimostra pienamente “ignorante”, senza nessuna difesa e senza armi intellettuali per affrontare un mondo contemporaneo così ancorato a un fantasmatico “principio di piacere”, pare in grado oggi di veicolare e sprigionare l’energia concettuale e gestuale dirompente di una miccia eversiva, potendo, con la sua personale autodistruzione, smascherare agli occhi altrui tutto il male della società postmoderna e delle sue seduzioni senza futuro (nella fattispecie, l’ossessione narcisistica dell’esposizione pubblica e individualistica del proprio sé).

Un’autodistruzione che prende qui la forma drammatica e paradigmatica del colpo di pistola che si spara realmente in testa, sulla scena di uno spettacolo dal vivo, il divo cinematografico vanaglorioso, professionalmente incompetente e oramai tramontato, protagonista del lungometraggio, riempiendo di stupore e di sconvolgimento la migliore (fino ad allora scettica) critica teatrale, e facendo vacillare, sia pur per un momento (quello della rappresentazione estetica), i binari dritti di una cultura ottenebrante e autolesionista.

Francesco Di Benedetto



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