Magazine Racconti
Le belle giornate son fatte per passeggiare. Le passeggiate, a volte, son fatte per pensare. I pensieri, non sempre sono fatti per stare meglio. A volte sì, a volte no. Poi... ci sono quelle passeggiate e quei pensieri che non sono fatti né per l'uno, né per l'altro. E in fondo va bene così. Ammiri il cielo chiaro, strizzi gli occhi ai raggi di sole che filtrano tra i rami ancora spogli di foglie e cerchi di non perdere di vista quello scalmanato di un amico a quattro zampe che all'ultimo momento - pure con l'I-Pod in mano e con l'idea di stare un po’ in pace - hai deciso di portarti dietro. Ti appoggi al fusto esile di un albero e un sorriso arriva a increspare leggermente le labbra. Mentre il cane gioca con alcune foglie secche di cui immagini solamente il rumore dello scricchiolio sotto alle zampe, la tua mente è addirittura arrivata a chiedersi se fra dieci anni sarà ancora tutto in quel modo. Un po’ di tempo libero la domenica. Le prime belle giornate di marzo. Le prime passeggiate, senza il timore di ritrovarsi le dita delle mani congelate dal freddo in men che non si dica. Mentalmente accarezzi sia la speranza di avere ancora tanti momenti del genere, che quella di averne di totalmente diversi… prima di sorridere di nuovo. È impossibile prevedere ciò che accadrà da qui a un minuto. No. Da qui a un secondo. Figurarsi… da qui a dieci anni. Afferri un pezzo di ramo secco da terra e provi a lanciarlo. “Vai bello, prendilo!”. Niente da fare. Magari, fra altre dieci passeggiate e altri tentativi… chissà!