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L’imprevisto

Da Observingthenet

GEORGES BERNANOS

Diario di un curato di campagna

L’imprevisto
La prima parte del mio programma è in via di realizzazione. Ho intrapreso a visitare ogni famiglia, almeno una volta per trimestre. I miei confratelli qualificano volentieri come stravagante questo progetto; ed è vero che l’impegno sarà duro da mantenere poiché, prima di tutto, non debbo negligere nessuno dei miei doveri. Coloro che pretendono di giudicare da lontano, dal fondo d’un ufficio comodo, dove ogni giorno rifanno lo stesso lavoro, non possono davvero farsi un’idea del disordine, della sconnessione della nostra vita quotidiana. A malapena bastiamo alla nostra opera regolare, quella di cui la stretta esecuzione fa dire ai nostri superiori: “Ecco una parrocchia ben tenuta”.

Rimane poi l’imprevisto. E l’imprevisto non è mai da trascurare! (…) Faticheremmo assai meno a dover contentare un Dio geometra o moralista.

La stretta esecuzione di un’opera regolare fa dire ai superiori, sotto ogni cielo, che il lavoro è ben fatto. Le organizzazioni si danno regole, le regole esistono per essere seguite, e il controllo si basa sulla osservazione della corrispondenza tra comportamenti e regole. Il controllo può quindi essere svolto anche dal fondo di un ufficio comodo, perché è più facile osservare la violazione delle norme che capire a fondo il “disordine” e la “sconnessione” della vita quotidiana. La ricerca di approvazione che muove i nostri comportamenti sociali fa il resto, associando all’esito del controllo una soddisfazione intensa e rendendo legittimo il controllo.
Rimane poi l’imprevisto. E l’imprevisto, suggerisce il curato, non va mai trascurato.
L’imprevisto non può essere anticipato, normato, standardizzato.

È difficile dire se è stato gestito bene restando nel fondo di un ufficio comodo.

Gli economisti usano l’espressione “avversione alla ambiguità” per indicare il fatto che gli individui non amano situazioni nelle quali non sono in grado di stimare la probabilità di accadimento degli eventi che li riguardano.

Gli innovatori invece sì.

Pensano che è proprio dalla capacità di affrontare l’imprevisto e imprevedibile nasce un vantaggio incolmabile nei confronti dei concorrenti.


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