ieri mi sono rivisto “c’ era una volta in america” di sergio leone. sì, proprio la versione restaurata del 2012. sì, quella che dura circa 4 ore e 10 minuti ”che però non t’ addormenti”.
me lo ricordo quando negli anni ottanta veniva trasmesso su rai uno e diviso in due serate, perché allora gli spettatori erano a tempo determinato. nel senso che oltre due ore un film alla tv non se lo filava nessuno.
io avrò avuto circa 10 anni quando lo vidi la prima volta. un po’ troppo piccolo secondo le indicazioni dell’ annunciatrice che ne consigliava la visione solo ad un pubblico adulto. fortunatamente mio padre se ne infischiava delle ”raccomandazioni visive”, e se un film era un bel film, me lo lasciava guardare comunque.
ora, se non sapete bene cosa sia l’ imprinting, ma avete visto le travagliate vicissitudini amorose dei lupi mannari di twilight, ne avete certo una vaga idea.
ieri sera ho scoperto che anch’ io ho subito una sorta di imprinting “cinematografico” che avrebbe condizionato le mie scelte… mmm… quelle lì insomma.
ricordo ancora il turbamento infantile che provai, nel senso che avevo solo 10 anni appunto, quando vidi jennifer connely, allora ballerina 11enne alle prime armi e mia coetanea nel paradosso temporale che la finzione televisiva provocava, spiata di spalle dal giovane “noodles”. ecco, io ovviamente a quell’ epoca, non feci distinzione tra le due attrici diverse che interpretarono il personaggio, visto l’ intreccio narrativo sviluppato nel corso di 30anni. o forse me ne accorsi ma ne ero talmente affascinato, che preferivo l’ artificio cinematografico che la nuda realtà.
l’ altra attrice, tal elizabeth mcgovern, sembrava davvero la connely cresciuta di 20anni, nonostante anche lei potesse vantare un fascino dai tratti molto dolci, preadolescenziali quasi.
carnagione chiarissima, grandi occhi cerulei. sopracciglia controtendenza ma naturalmente folte. labbra che sembrano disegnate. viso “quadratamente tondeggiante”.
e ora vengo al dunque. con chi ho trascorso gli ultimi 13 anni della mia vita? con lei, Alessia.
se non è “imprinting” questo, non saprei proprio come chiamarlo.
conclusioni:
sergio leone ha influenzato i miei gusti ben oltre quelli cinematografici credo, come non essere mai andato a letto prima delle 9 di sera come consigliava la maestra a scuola, come non aver mai seguito alla lettera le prudenze suggerite dall’ annunciatrice dopo il tg.
e tenuto presente che allora le restrizioni consigliate erano molte, probabilmente oggi avrei al mio fianco qualcuno simile a lei, scimmietta compresa.
e se in fondo non mi sono mai impegnato più di tanto con le precedenti relazioni, date la colpa a sergio leone… che l’ imprinting è l’ imprinting! cacchio!