Il 7 dicembre è da sempre la serata più importante per la città di Milano, che si prepara ad accogliere la nuova produzione del Teatro alla Scala. Passato e presente si fondono, quest’anno in particolare, per accogliere le sfide nel nuovo anno, sul quale la città meneghina punta molto.
Con la regia dell’inglese Deborah Warner il programma della serata inaugurale scelto dalla direzione scaligera si inserisce nel palinsesto Milano Cuore d’Europa, iniziativa promossa dal Comune di Milano in occasione del semestre della Presidenza Italiana nell’Unione Europea.
Una serata simbolo, dunque, che si presta a mettere in scena un nuovo inizio, con delle scelte non causali, che rimandano a molti significati il senso dell’opera teatrale di Ludwig van Beethoven.
Diviso in due atti (erano in realtà tre nella prima versione del 1805) e unico lavoro operistico del compositore e musicista tedesco, il Fidelio è attuale, attualissimo, oggi più che mai.
Dramma d’amore inizialmente, sempre più politico nel suo evolversi, Fidelio narra la storia di Leonore, eroina mossa dagli ideali di libertà della Rivoluzione Francese e pronta a diventare la protagonista del profondo sconvolgimento del tessuto sociale e culturale, reso necessario per far venire a galla la giustizia e la verità.
Costretta a “travestirsi” da uomo e a diventare Fidelio pur di ritrovare il marito Florestan, ingiustamente imprigionato dal governatore Don Pizarro, nel corso dell’opera matura fino a diventare, forse casualmente, una coraggiosa eroina politica, grazie alla quale verranno a galla le magagne dell’acerrimo nemico di suo marito. Forse casualmente, o forse no. Dopotutto i tempi sono maturi, siamo negli anni giusti per far emergere coraggiosamente una serie di nuovi, inaspettati risvolti politici e culturali, trainati, neanche a dirlo, dall’amore.
Dall’amore parte sempre tutto, ne è convinta la bacchetta di Daniel Barenboim, a Milano già da novembre per diversi appuntamenti con i quali si prepara a salutare, con una serie di concerti tra i quali proprio quello della serata inaugurale di Sant’Ambrogio, la sua esperienza di Direttore Musicale del Teatro alla Scala e a lasciare il posto al Maestro Chailly.
La lettura musicale del Fidelio di Barenboim non sarà, c’è da scommetterci, politica. Affidandosi all’ultima delle tre partiture, risalente al 1815, il Maestro ha già fatto il punto, proprio in questi ultimi giorni, sul significato ultimo di questo singspiel, opera con un’alternanza tra musica e dialoghi (in tedesco), mossa nel suo significato più profondo dall’amore coniugale e dalla fedeltà all’ideale che esso incarna. Certamente un’opera di non immediata e univoca lettura.
Una storia che fa riflettere e che grazie alle sue variegate sfaccettature, regalerà al pubblico la magia di poter indovinare, con sensibilità e rispetto, la soluzione più vicina all’emozione che verrà a galla da ogni singolo ascolto.
Written by Irma Silletti