Cara Virginia, oggi ti sottopongo un tema che ho in mente da tempo e di cui ho letto recentemente sul blog Pandemia di Luca Conti, intitolato Il mito della memoria infinita e che si concludeva con l’invito: Premi sul tasto cancella e vivi felice.
Istruzioni per il decluttering. A casa mia si chiamava libido pulendi.
Quante cose conserviamo dentro ai nostri computer? Quante cose conserva Internet? E da quando abbiamo le cloud, ancora più invisibili e potenzialmente infinite, peggioreremo? Ma soprattutto, ci viene mai in mente di fare pulizia? A me viene anche in mente, ma poi ho sempre qualcosa d’altro da fare. Ho delle foto brutte, degli articoli che non leggerò mai, delle prove di scrittura superate, lettere mai spedite, email da leggere dopo, quando avrò tempo. In alternativa a un vero decluttering, che richiederebbe un sacco di tempo e soprattutto la determinazione a farlo, si può prendere il vizio di cancellare tutto quello che non serve ora e quindi presumibilmente non servirà neanche domani o dopodomani. Un po’ come suggeriscono le riviste femminili di fare con gli abiti: se l’hai comprato ma non te lo sei messo per sei mesi, hai fatto un acquisto sbagliato ed è meglio che lo porti alla Caritas, o se proprio l’hai pagato uno stipendio, ad uno swap che va tanto di moda. Uno swap di email e di foto mal riuscite non avendo alcun senso, i simpatici cestini del Mac che si aprono e chiudono fanno sicuramente al caso mio.
Che ne pensi, tu, Virginia?
Non decluttering Antonia
Cara Piuma, sul tema del decluttering o del repulisti come si diceva un tempo il mondo si divide; credo c’entrino la personalità individuale e i meccanismi della memoria. Con una battuta direi, anche quanto spazio hai a disposizione in casa, perchè per la tecnologia è semplice, basta comprare l’upgrade di ogni strumento di conservazione (store device). Quindi lo spazio come dimensione metaforica e fisica direi. Io non riesco a buttare niente, perchè conservare oggetti e vecchi documenti mi permette di “fare memoria” e costruire hyperlinks tutti miei, ma riconosco il vantaggio della pratica funzione del cestino. Soprattutto quando mi chiede di confermare la cancellazione definitiva di qualcosa. Ecco, forse per me la cancellazione è la fine di un percorso: quando ci arrivo vuol dire che non c’erano alternative.
Virginia