L’atmosfera progressive, storicamente così raffinata e distaccata nel suo modo di avvolgere i confini della realtà, si ricopre di piccoli e screziati accenni di istanze contemporanee, sfiorando persino il metal.
Tuttavia le caratteristiche che sono i punti di forza del genere prog restano salde e inalterate. Steven Wilson - che è anche songwriter, chitarra e voce del gruppo Porcupine Tree – crea nella sua mente questo strano e improbabile connubio tra mondi e modi, all’apparenza abbastanza distanti.
In questa surreale lotta, prevale la dolcezza estatica del tragico momento dell’annegamento (Grace for Drowning). Dolcezza che però “si corrompe” e si lascia attraversare da raggi possenti, quelli che filtrano sulla superficie dei flutti, per donare gli ultimi istanti di energia, al solo scopo di esaltare maggiormente il vigore delle singole note.
Non dobbiamo infatti immaginare che Grace for drowning sia un’accozzaglia di suoni informe e priva di senso.
La tendenza di questo album volge decisamente verso gli anni ’60 e ’70 , periodo preferito da S. Wilson.