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L’inciucio è servito: il nuovo governo figlio legittimo della crisi

Creato il 27 aprile 2013 da Informazionescorretta

governo letta foto di gruppoBersaniani, dalemiani, alfaniani, saggi, tecnici, montiani, ciellini, radicali. Ecco una mappa ragionata delle anime rappresentate dal nuovo esecutivo. Ma anche la lista dei grandi assenti come i grandi big di entrambi i partiti, i berlusconiani, i veltroniani, i prodiani, i montezemoliani e via dicendo.

Il Partito democratico porta a casa otto ministeri, oltre alla presidenza del consiglio che resta nelle mani di chi, in attesa dell’Assemblea nazionale del partito del prossimo 4 maggio, è anche il reggente del partito. I Dem si assicurano due caselle di peso. Lo Sviluppo Economico, affidato al sindaco di Padova Flavio Zanonato e l’istruzione a Maria Chiara Carrozza. Soddisfatte con precisione millimetrica anche tutte le aree interne al partito. I renziani sono rappresentati da Graziano Delrio, presidente dell’Anci, e sostenitore della prima ora del sindaco di Firenze. Vicino a Massimo D’Alema e il neoministro dei Beni Culturali Massimo Bray, ex direttore della rivista “Italiani Europei” e dell’istituto enciclopedia Treccani, che fa capo alla Fondazione presieduta da Giuliano Amato.

Portabandiera della Area Dem e degli ex popolari l’ex segretario Dario Franceschini, mentre vicinissimi a Pier Luigi Bersani sono Josefa Idem, entrata alla Camera nel listino bloccato del segretario dimissionario e lo stesso Flavio Zanonato. Spazio anche ai giovani turchi, con l’ex responsabile del partito alla Giustizia Andrea Orlando, anche lui ex dalemiano, mentre vicina al premier è Maria Chiara Carrozza, rettore della scuola Superiore Sant’Anna. Incarico dall’alto valore simbolico e fuori dal gioco delle correnti, quello affidato a Cecile Kyenge, responsabile immigrazione del partito in Emilia Romagna, nominata ministro per l’integrazione.

Popolo della Liberta. C’é molto Alfano e poco Berlusconi nella pattuglia ministeriale targata Pdl. Fuori dai giochi I fedelissimi del Cav. Anche Renato Brunetta, più volte evocato nei giorni scorsi come conditio sine qua non posta da Berlusconi, alla fine rimane a bocca asciutta. Il segretario del partito si assicura non soltanto un posto da vicepremier, ma anche un ministero di peso come gli Interni. Alfano porta a casa poi due ministeri per una coppia di suoi fedelissimi: le infrastrutture per Maurizio Lupi e la Salute per Beatrice Lorenzin. Tolto Gaetano Quagliariello, colomba pidiellina sponsorizzata dal Colle, l’unico nome riconducibile direttamente a Silvio Berlusconi è quello di Nunzia De Girolamo, neo ministro per le Politiche Agricole, ma si tratta di una berlusconiana di peso leggero.

Scelta Civica e gli ex ministri. Non ha di che lamentarsi l’area politica che gravita intorno al premier uscente Mario Monti. Anche se l’ex presidente del Consiglio, come aveva giá annunciato nei giorni scorsi, non é nella compagine del nuovo esecutivo, sono ben tre gli esponenti del governo uscente riconfermati nella nuova squadra. Anna Maria Cancellieri migra dagli Interni alla Giustizia, mentre Enzo Moavero resta al suo posto di ministro per gli Affari Europei. Promozione di peso per l’ex ministro della Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi, nominato sottosegretario alla presidenza. Montiano doc e nome ampiamente pronosticato alla vigilia, Mauro Mauro si assicura una casella importante, quella di ministro della Difesa. Dato da non sottovalutare, anche per comprendere I nuovi rapporti di forza all’interno di Scelta Civica, l’assenza di esponenti riconducibili a Italia Futura. Piccola soddisfazione anche per l’Udc di Casini che “piazza” Gianpiero D’Alia alla Pubblica amministrazione.

Il partito dei saggi. Squadra trasversale e piuttosto nutrita é invece quella dei nomi caldeggiati dal Giorgio Napolitano. Il cosiddetto “Partito dei saggi”, gli uomini scelti dal Quirinale per mettere a punto un pacchetto di riforme da consegnare al nuovo esecutivo, si prenota posti in prima fila. Dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini, nuovo ministro del Lavoro, fino ai montiani Mauro e Moavero alla difesa e agli Affari Europei e a Gaetano Quagliariello, scelto per le Riforme. Quattro su dieci, niente male.

Economia e tecnici. I due ministeri di peso economici (Tesoro e Lavoro) sono finiti a personalità esterne alla politica. Il dicastero più importante, quello che dovrá amministrare i conti pubblici in piena crisi è andato a Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia. Banca che è stato molto vicino a guidare: due anni fa è stato beffato sul filo di lana da Ignazio Visco, attuale governatore di palazzo Koch. Saccomanni aveva il gradimento dell’allora governo Berlusconi ma su di lui cadde il veto di Tremonti e Bossi. Bocconiano, ha sempre avuto parole di elogio del governo Monti e delle sue politiche economiche, a partire da una strenua difesa dell’introduzione dell’Imu. Accanto a Saccomani, c’è il presidente dell’ISTAT, Enrico Giovannini, in quota saggi di Napolitano, che prende il ministero del Welfare. Ha sicuramente pagato a sua favore l’attenzione che l’istituto da lui guidato ha avuto in questi anni sui temi della disoccupazione, soprattutto quella giovanile.

Fra i “tecnici” di questo governo va annoverato Carlo Trigilia, sociologo, professore all’università di Firenze, neo ministro alla Coesione territoriale, posto che fu di Fabrizio Barca. Si può definire un meridionalista del terzo millennio, visto che sostiene che lo sviluppo italiano non può che passare per la crescita del Mezzogiorno. Tecnico anche se in maniera sui generis può considerarsi il nuovo ministro degli Esteri Emma Bonino. La radicale da sempre vicina alle posizioni democratiche è stata scelta per la sua indubbia competenza internazionale: è stata prima commissario europeo e poi ministro per le politiche comunitarie.

La compagine Cl. Per la prima volta esponenti di Comunione e Liberazione entrano in un governo con posti ministeriali di peso. Il montiano Mauro e il pidiellino Lupi rappresentano le due diverse anime del movimento fondato da Giussani. La prima è quella che prima delle elezioni ha ricusato il lungo sodalizio con Forza Italia prima e il Pdl poi. Emblema e capofila è stato proprio Mauro che da capogruppo berlusconiano a Bruxelles ha assecondato l’allontanamento, almeno politico, dal Ppe del Cavaliere e l’endorsement pieno all’ormai ex premier Monti. Un percorso che ha portato alla sua candidatura fra le file di Scelta civica. La seconda anima è quella tuttora vicina all’uomo di Arcore, che non ha mai rinnegato la scelta di sostenerlo, e che si incarna in Lupi, novello ministro delle Infrastrutture. Nel doppio colpo ciellino avrà sicuramente pesato il presidente Napolitano che negli ultimi anni si è molto avvicinato al Meeting di Rimini, citato anche nel discorso di giuramento davanti alle camere riunite.

huffingtonpost.it


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