Ormai il sesso, anche quello più esplicito, è sempre più presente al cinema.
E non parlo di Lars, che con il suo Nymphomaniac non ha fatto nulla di così sconvolgente dopo Shame o dopo La Vita di Adele, ma parlo di una tendenza generale del cinema di parlare propriamente del sesso, di storie che di questo parlano e che quindi, ovviamente, lo includono nelle scene.
Non c'è nulla di pruriginoso, quindi, né di pornografico, soprattutto quando quanto raccontato ha bisogno anche di questo aspetto della vita per mostrarsi.

E il sesso è essenziale nel film di Alain Guiraudie, che assieme a Kechiche ha acceso i bollori della Croisette durante lo scorso festival di Cannes.
E' essenziale perchè il suo protagonista questo cerca e questo la spiaggetta in cui quotidianamente va rappresenta: un mondo a parte riservato a gay e nudisti, che si ammirano sul bagnasciuga del lago per poi rincorrersi e scoprirsi nel boschetto adiacente.
In questo unico ambiente si muove e ci viene mostrato Franck, giovane aitante che si innamora al primo sguardo del misterioso Michel, stringendo nel frattempo amicizia con il meno bello ma certamente più profondo Henri, che ha iniziato da poco a frequentare la spiaggia e si tiene in disparte, ancora incapace di prendere le redini della sua vita dopo la rottura con la sua ragazza.
Ma quello che potrebbe sembrare un film sull'educazione sentimentale e sui sentimenti, vira presto alle tinte del noir, con Franck che assiste allibito all'omicidio dell'amante di Michel, e con le indagini che ben presto lo vedono al centro dei sospetti.
Con questa sterzata, L'inconnu du lac rende ancora più tese le sue atmosfere, con l'incessante presenza dell'auto rossa nel parcheggio che apre ogni nuova giornata, con i dubbi e i timori che animano sia noi spettatori che Franck stesso, consapevole di essersi innamorato della persona sbagliata ma comunque incapace di frenare la sua passione.

La passione che ci viene mostrata senza filtri, così come la nudità totale dei vari attori, non distrae dall'elemento noir che è il fulcro del film, ma serve a descriverne il contesto, l'ambientazione e, diciamolo, anche a togliere un po' di stantii pregiudizi sull'amore gay e la sua rappresentazione cinematografica.
La solidità del film si regge benissimo, senza alcun bisogno di polemica né di esibizionismo, riuscendo a mostrare una passione e un amore che va' a scontrarsi con una realtà quasi irreale.
Irreale sembra anche il finale, spietato e sospeso che è forse una pecca, visto quanto finora costruito.
Sia a livello narrativo, infatti, che visivo (con la bellezza del lago e dei corpi sempre in primo piano), L'inconnu du lac aveva molti assi da giocare, ma finisce per lasciare straniti e perplessi, e anche un po' turbati.
Turbati lascia anche la decisione dei Cahiers du Cinema di eleggere proprio questa pellicola come la migliore dello scorso anno, riconoscendogli così meriti certamente dovuti ma tralasciando, forse, alcune sensazioni discordanti che continuano a pulsare a visione terminata.

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