L’incontro
4 dicembre 2013 di Redazione
di Lorenzo De Donno
YOON SI YOUNG, “Tram” (2006)
Lei si voltò e, dopo qualche attimo di incertezza, lo abbracciò con un trasporto che gli sembrò sincero e spontaneo. Poi la donna si ritrasse di un passo, come per guardarlo meglio, quindi lo “agganciò” per un braccio e gli disse che era una bella sorpresa averlo incontrato dopo tanti anni, e che non era cambiato per nulla. L’uomo si schermì e, passandosi una mano sulla profonda stempiatura, simulò un gesto di scoraggiamento, così come faceva un vecchio commissario nella pubblicità di una brillantina.
Aveva ancora i capelli belli folti quando si erano visti l’ultima volta. Quella volta…
Lei continuò a parlare. Parlava di lavoro, di viaggi, di figli in giro per il mondo. Non attendeva che lui annuisse, o rispondesse. Parlava, parlava… Forse per non creare vuoti imbarazzanti o per non lasciare insidiosi spazi aperti. Una strana conversazione da farsi in un angolo di un crocevia. Gli indicò un signore distinto dall’altra parte della strada, era il marito che sopraggiungeva. Lo salutò con un gesto della mano e, senza smettere di parlare, gli fece cenno di avvicinarsi. Voleva presentarglielo.
Il vento faceva fremere il pelo folto della pelliccia nera che la donna indossava. Il grande collo, caldo e vaporoso, le incorniciava il viso. Era ancora bella, anche dietro la sottile ragnatela di piccole rughe a cui non era facile abituarsi. Per un attimo la rivide ragazza, pelle di pesca, vestita con i maglioni peruviani, l’ eskimo proletario e le scarpe basse di camoscio. Che tenerezza gli faceva ogni volta che la scorgeva spuntare dall’angolo della strada, al ritorno dalla scuola, sorridente e stracarica di borse colme di libri, di giornali, di strani pupazzi.
No, non era il caso di prolungare quell’incontro. Ebbe la prontezza di indicare un autobus che si avvicinava, come se fosse il suo, e di rivolgerle una frase di commiato con parole fatte, nulla di quello che avrebbe potuto o voluto dire. Con un tempismo perfetto, saltò sul mezzo pubblico che si era fermato a pochi metri. Riuscì anche a simulare una sorta di inchino al marito che si era avvicinato, come per dire che ci sarebbe stata un’altra occasione.
Una volta sull’autobus si confuse fra la gente per non doversi girare e, magari, doverla salutare di nuovo. Davanti trovò un posto vuoto e si sedette. Pensò che averla rivista non gli aveva fatto bene e che il primo amore non si dovrebbe rincontrare, mai …