L’incredibile conversione di Abby Johnson, direttrice del più grande ente abortista

Creato il 28 marzo 2011 da Uccronline

Nell’ottobre 2009 Abby Johnson si è licenziata. Una scelta che fanno in tanti, d’altraparte. Bisogna allora dire che la Johnson era la direttrice di uno dei più importanti centri del Planned Parenthood degli Stati Uniti, cioè l’ente abortista più grande del mondo. La faccenda diventa assolutamente singolare se si viene a sapere che ha abbandonato la direzione dell’impero abortista dopo aver assistito ad un aborto in diretta, per andare a lavorare in un centro a favore dei diritti del nascituro, operando fianco a fianco con quanti pregavano per la sua conversione.

E’ una delle tante storie incredibili, rimbalzata alllora su tutti i quotidiani del mondo, come si può vedere ad esempio su The Washington Times, The Telegraph, Foxnews o AbcNews. La Johnson, 29 anni, ha lavorato per otto anni al Planned Parenthood fino a che -come dicevamo- ha assistito nel settembre 2009, attraverso una trasmissione per ultrasuoni, ad un feto “strizzato” mentre veniva aspirato via dal ventre materno. E’ più o meno ciò che è accauto a Bernard Nathanson, uno dei medici abortisti più noti degli USA miracolosamente convertitosi e passato con i pro-life proprio dopo l’introduzione degli “ultrasuoni” (cfr. Ultimissima 24/2/11).

Il 6 ottobre ha lasciato il suo lavoro di direttrice del centro di Bryan (Texas) e si è recata alla Coalition for Life (Coalizione per la Vita), un gruppo pro-vita che in quel momento stava partecipando in varie città statunitensi alla campagna “40 Giorni per la Vita”, seguita da 7 ex-collaboratori di clinche abortiste. La Johnson ha rivelato ciò che accade in tutto il mondo, cioè che il denaro non era speso per la prevenzione ma per gli aborti. A FoxNews.com ha dichiarato che riceveva istruzioni dai suoi capi regionali per incrementare il numero di aborti realizzati, per aumentare i profitti. Anche lei -leggiamo su Zenit.it, ha raccontato, ha iniziato a pregare per coloro che erano i suoi colleghi.

Nel gennaio 2011 Abby Jonshon (qui il suo sito web), nonostante i continui attacchi personali, ha pubblicato un suo libro di memorie nel quale spiega i motivi per cui ha lasciato l’industria dell’aborto per entrare nelle file del Movimento per la Vita. Il sito LifeNews pubblica il primo capitolo. Nel volume racconta del perché respinge la contraccezione e ha deciso di entrare nella Chiesa cattolica. Fin da subito è rimasta sconcertata notando che quel bambino non nato, dopo 13 settimane, era identico all’immagine che aveva visto di sua figlia durante la gravidanza. Questo bambino si dimenava e si torceva su se stesso per evitare di essere aspirato dagli strumenti. «Quel bambino si strizzava come un canovaccio, si arricciava su se stesso. Poi cominciò a scomparire nella cannula davanti ai miei occhi. L’ultima cosa che vidi fu la sua spina dorsale perfettamente formata venire risucchiata dal tubo, e poi era sparito», si legge nei primi capitoli. Il titolo è “UnPlanned” (SaltRiver 2011). Rivela anche, per la prima volta, di aver abortito due volte durante la sua vita passata. A causa della battaglia legale con la Planned Parenthood che ne seguì, non potè parlare dei molti aspetti su cui si basa il business del Planned Parenthood e del suo trattamento delle donne. La causa però è fallita e ora finalmente questo libro è stato pubblicato. Altri dettagli sono raccontati sulla Catholic News Agency.


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