È difficile percepire l’esistenza di uno squalo goblin perché, a prima vista, appare come una sagoma di cartapesta e quindi si stenta a credere che egli sia un essere vivente a tutti gli effetti. Come fosse stato costruito appositamente per uno di quei film a budget limitato sugli squali, sembra la pessima riproduzione di uno squalo vero. Eppure lui esiste, vive e respira.
Il principale carattere distintivo di questo pesce è la forma stranissima della testa. Egli infatti possiede una sorta di lungo rostro simile ad un becco, molto più lungo del muso delle altre specie di squalo. Il corpo è quasi completamente rosa ed ha lunghe mascelle protrusibili. Quando queste sono retratte all’interno della bocca, lo squalo goblin ricorda uno squalo toro di colore rosa con un naso insolitamente lungo.
Lo squalo goblin può raggiungere tranquillamente i 3 metri di lunghezza e i 160 kg di peso. Fino ad ora, sono noti alla scienza 45 esemplari di Mitsukurina Owstoni, ma come dicevamo vive a profondità tali che è difficile incontrarlo. Un esemplare venne catturato addirittura a 1300 metri sotto il livello del mare.
La colorazione rosa, unica tra gli squali, è dovuta ai vasi sanguigni situati al di sotto della pelle semi-trasparente, molto delicata e tendente a ferirsi con facilità. Le pinne hanno un colorito bluastro. È privo di membrana nittitante, cioè quella membrana che si abbassa sugli occhi per proteggerlo quando attacca le prede. I denti anteriori sono lunghi e con i margini lisci, mentre quelli posteriori sono adatti per frantumare.
Fino al 25 per cento del peso corporeo dello squalo goblin è costituito dal fegato. Tale caratteristica contribuisce a favorire il galleggiamento di questo animale che, come tutti gli squali, è privo di vescica natatoria.
Quasi tutti gli esemplari conosciuti sono stati involontariamente catturati dai pescatori. Vengono solitamente presi con reti e palamiti posti sul fondo. Talvolta vengono catturati anche con reti a strascico ed è noto di esemplari che sono rimasti impigliati in lenze di profondità. Tra i collezionisti vi è forte richiesta, malsana aggiungiamo, di mascelle di questo pesce che vengono pagate una vera e propria fortuna.
Alcuni esemplari sono stati catturati vivi, ma sono morti poco dopo, come lo squalo goblin catturato il 25 gennaio 2007 nella Baia di Tokyo, in acque profonde 150-200 metri e trasportato immediatamente all’Acquario di Tokyo. Esposto al pubblico, la povera bestia morì 2 giorni dopo.
Nell’agosto del 2008 sempre in Giappone, uno squalo goblin vivo venne filmato in natura da una troupe della Nhk. La breve ripresa andò in onda nel corso del programma Nhk Tokushuu il 31 agosto. Nel filmato si vede lo squalo goblin mentre morde l’avambraccio di un subacqueo. Questa scena venne realizzata appositamente per mettere in evidenza i movimenti della mascella dello squalo. In circostanze normali, il goblin non rappresenta nessun pericolo per l’uomo.
Dal momento che non corre attualmente alcun rischio non è stato effettuato nessun tentativo di conservare la specie. E noi ci sentiamo di aggiungere che è un vero peccato, perché non capita tutti i giorni di vedere una squalo di cartapesta rosa, con le pinne blu, aggirarsi per i fondali marini, come quelli dei peggiori film che narrano di squali mangiatori di uomini. Un patrimonio inestimabile che andrebbe conservato e tutelato, al fine di poterlo tramandare ai posteri.
Written by Cristina Biolcati