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L’India esclude la pena capitale per i due Marò italiani. Ne siamo proprio certi?

Creato il 11 aprile 2013 da Appnetwork

Militari arrestati in IndiaFonti Istituzionali, Vice Ministri ed addirittura garanzie attribuire al Presidente del Consiglio da fonti di stampa ufficiali italiane come la Televisione di Stato, hanno in questi giorni più volte assicurato che l’India non applicherà la pena di morte qualora i due Fucilieri di Marina fossero condannati.

Invece, altre notizie riportate dalla stampa estera indiana ed oggi anche confermate da quotidiani e settimanali italiani inducono qualche perplessità sulla certezza riferita dagli organi istituzionali.

Ripercorriamo insieme questi eventi comunicativi per capire se i nostri militari non corrono alcun rischio di pena capitale o se invece ci sia l’eventualità che l’Italia abbia consegnato – disattendendo precisi articoli della Costituzione – due cittadini italiani ad un Paese terzo che attribuisce loro un’ipotesi di reato per cui potrebbe essere prevista la pena di morte.

La notizia più recente e non smentita a livello Istituzionale, ci dice che il 9 aprile u.s. il Presidente Monti abbia avuto un colloquio telefonico con il Primo Ministro indiano Singh ed abbia avuto conferma che per reati del tipo di quello attribuito ai due Marò, l’India non ha mai applicato la pena di morte.

The Hindu ci informa invece che “Il primo ministro Singh ha anche detto che, alla luce delle indagini in corso, sarebbe prematuro esprimere un parere su aspetti specifici” e non dà nulla di certo sulle garanzie date dal Governo indiano che, peraltro, come più volte giustamente ribadito non ha influenza sul potere Giudiziario. (http://www.dnaindia.com/india/1820653/report-italian-pm-calls-up-manmohan-singh-discusses-marines-issue).

Di fatto, quindi, viene ribadita una precisazione più volte ripetuta dal Ministro della Giustizia indiano e che in qualche modo dovrebbe aver attirato l’attenzione del Premier italiano nel momento che un autorevole giornale come l’Hindustan Times ieri ha titolato la notizia della telefonata con “Concerned Italian PM calls up Singh”, che non è azzardato rendere in italiano con un “Interessato (Preoccupato ?) PM Monti chiama di nuovo Singh”.

Notizie che si sovrappongono a quelle riferite il 21 marzo quando l’Esecutivo ha deciso di far rientrare in India i due Marò. Fra tutte la più importante e tranquillizzante quella dell’allora Sottosegretario De Mistura nominato dal Premier Monti inviato speciale per l’India e successivamente promosso al rango di Vice Ministro, che rassicurava di aver ricevuto una garanzia scritta dall’India sulla non applicazione della pena di morte nei confronti dei due militari italiani.

De Mistura faceva riferimento ad un documento ufficiale indiano , forse una nota verbale come si è soliti dire in diplomazia, comunque mai portata a conoscenza né del Parlamento né di italiani che ne hanno fatto specifica richiesta, che, secondo quanto oggi pubblicato dal settimanale Panorama, è solo una specie di dichiarazione sottoscritta dall’incaricato di affari indiano in Italia, tale Ravi Shankar.

Non dunque un impegno sottoscritto da un pari rango di Delhi, piuttosto una comunicazione di un rappresentante diplomatico in servizio presso l’Ambasciata indiana a Roma che forse ha suggerito la telefonata a Singh di un “Concerned Italian PM”.

Uno scritto che, inoltre, sempre come riportato dal settimanale italiano, contiene una promessa in inglese sicuramente non concretamente impegnativa e tantomeno rassicurante. E’ infatti scritto “According to well settled Indian jurisprudence ths case wouldn’t fall in the category of matter wich attrach the dealth penality, that is to say the rarest of rare cases”.

In sintesi, quindi, l’addetto d’affari chiarisce che il caso dei Marò non ricadrebbe nella fattispecie di quelli che in India vengono giudicati con la pena di morte, ma non garantisce le decisioni del costituendo monocratico Tribunale Speciale indiano. Una Corte di Giustizia che per quanto noto dovrebbe decidere in base ai riscontri investigativi che sta raccogliendo l’Agenzia antiterroristica indiana, la NIA, che potrebbero proporre le ipotesi di reato finora contestate in maniera diversa e difforme da quelle che hanno portato gli indiani a sottoscrivere “……in the category of matter wich attrach the dealth penality, that is to say the rarest of rare cases ….”. Sarebbe sufficiente infatti che venisse a mancare l’aggettivazione “raro”.

Il Senatore Monti, forse, avrebbe ragione di essere “Worried” più che “Concerned”.



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