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L’indice della paura e l’incubo della finanza

Da Pinobruno

Misoneisti, luddisti e paranoici digitali di tutto il mondo, unitevi e leggete l’ultimo libro di Robert  Harris, “L’indice della paura”, pubblicato in Italia da Mondadori. Leggetelo proprio adesso, quando le borse infuriano, la speculazione impazza e l’economia mondiale alza bandiera bianca. L’indice della paura esiste sul serio. Si chiama Market Volatility Index, oppure VIX, o Fear Index, ed è adottato dalla Borsa di Chicago per misurare la volatilità delle opzioni legate allo Standard and Poor’s 500. “E’ una sorta di termometro che serve a monitorare la volatilità e la percezione del rischio finanziario sul mercato. Più gli investitori hanno paura e si fanno prendere dall’ansia e più tendono a vendere certe azioni e più matematicamente il VIX sale”[1].

L’indice della paura e l’incubo della finanza

Robert Harris ci ricama su un thriller godibile, tutto giocato tra speculazioni economiche e intelligenza artificiale, citazioni darwiniane, scambi frenetici e algoritmi impazziti, in un crescendo gotico-geek di tecnologia avanzata, fibra ottica, batterie di server, informatici prestati alla finanza, identità digitali rubate, computer impazziti. Suggestioni da apprendista stregone e Frankenstein, Goethe e Shelley. Accade tutto in Svizzera, location quanto mai azzeccata, patria del Cern in cui è nato il web, di banche, banchieri e gnomi finanziari.

“Nell’’Indice della paura’ – ha detto l’autore, ex giornalista della BBC –  ho cercato di capire come il potere si stia spostando dalla sfera politica a quella delle banche e delle finanze. La vita è sempre più guidata dalla tecnologia, non dall’ideologia. La comunicazione, la digitalizzazione hanno creato un mondo globale; per i singoli governi è impossibile il controllo, capire cosa stia accadendo. Perfino le persone inserite nel gran traffico delle borse non ne hanno consapevolezza. Il potere sfugge dal controllo dei politici; Obama e gli altri capi di stato sono incapaci di comprendere o di vedere la realtà effettuale. Ma uno scrittore mette a fuoco un problema, non ha le risposte per risolverlo”[2].

La trama non ve la racconto, per ovvi motivi. Presto “L’indice della paura” diventerà un film, diretto da Paul Greengrass, quello di Bloody Sunday e Green Zone. Il bel romanzo precedente, “The Ghostwriter”, è poi finito sul grande schermo con Roman Polanski (L’uomo nell’ombra).

Insomma, un libro da consigliare. Non prendetevela con me se alla parola FINE vi verrà voglia di staccare la spina al computer…



[1] Luca Crovi, Robert Harris svela i segreti dell’”indice della paura”, Giallo Rai blog.

[2] Renato Minore, Robert Harris: la paura fa affari d’oro, Il Messaggero.


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