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L’indulto, legge per estinguere la pena

Creato il 18 ottobre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Matteo Boldrini

In questi giorni il dibattito politico e giornalistico si è a lungo concentrato sulla possibilità di emanare un provvedimento di indulto al fine di porre un rimedio, ancorché transitorio, alla disastrosa situazione carceraria italiana.

indulto legge 225x170 LINDULTO, LEGGE PER ESTINGUERE LA PENA: SÌ O NO?

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Normativamente esso è previsto sia dalla Costituzione sia dal Codice Penale e si caratterizza per essere una legge del Parlamento (approvata con maggioranza dei due terzi) che va a condonare o commutare tutta o parte della pena per alcuni specifici reati espressamente previsti dalla legge. Si tratta di un provvedimento che, in origine, è stato previsto con funzione umanitaria e di pacificazione sociale in quanto, in determinate situazioni di alta conflittualità sociale, può essere utile condonare parte della pena a certi soggetti per evitare di far precipitare la situazione politica o per agevolarne il recupero ed il reintegro all’interno della società. Per queste sue caratteristiche è palese che sia destinato a suscitare numerose polemiche in quanto, concedendo uno sconto sulla pena che un condannato deve scontare, sembra venire meno agli occhi dei cittadini la punibilità e la certezza della pena per un condannato, aumentando il senso di frustrazione dei cosiddetti cittadini “onesti”, specie se ossessionati da temi come la legalità e la giustizia.

In Italia di indulto si è fatto un grande utilizzo come metodo per risolvere la situazione carceraria allarmante che puntualmente si ripropone dopo un certo numero di anni. L’ultimo di essi, quello del 2006, è stato duramente contestato da alcune forze politiche arrivando anche a creare fratture nella già frammentata maggioranza del governo Prodi. Le motivazioni dei contrari sono facilmente intuibili. I detrattori di questa legge sostengono che si tratta di un provvedimento che rimette in libertà dei delinquenti, diseducativo ed incentivante alla delinquenza se fatto troppo spesso e che fa venire meno l’autorevolezza di uno Stato. Ragionamenti che possono avere un senso e su cui si potrebbe discutere se non ci scontrassimo con l’altra faccia della medaglia: i diritti di detenuti che vivono stipati in meno di tre metri quadrati a testa, poiché vi sono all’incirca 30000 reclusi in aggiunta rispetto alla capienza massima prevista dal sistema penitenziario, e degli agenti di polizia penitenziaria che, troppo scarsi numericamente rispetto alle esigenze, vengono spesso dimenticati. Per risolvere la situazione carceraria è stato in alternativa proposto l’aumento dei penitenziari, la conseguente assunzione di nuovi agenti di polizia penitenziaria e di assistenti sociali, l’utilizzo di pene alternative rispetto alla detenzione e la depenalizzazione di alcune norme come la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi che da sole sono responsabili di un terzo della popolazione carceraria. Sono tutte proposte legittime e che potrebbero essere prese in esame ma che difficilmente potrebbero incidere sulla situazione nel breve periodo, e che probabilmente comporterebbero oneri notevoli dal punto di vista finanziario. Anche una riforma come quella della Fini-Giovanardi, una riforma che ha valore culturale oltre ad incidere direttamente sul sistema carcerario, rallenterebbe gli ingressi ma niente potrebbe fare per risolvere la situazione critica attuale.

La pratica dell’indulto rischia di diventare una necessità in quanto è l’unica che permette di risolvere rapidamente una situazione che si è fatta preoccupante ed insostenibile. Attenzione però, l’efficacia di una provvedimento come questo è data proprio dalla sua eccezionalità e straordinarietà, se ritenuto praticabile deve essere accompagnato a politiche che mirino a risolvere direttamente il problema della sovrabbondanza delle nostre carceri senza che diventi una misura con cui periodicamente, quando la situazione diventa insostenibile e all’attenzione dei mass media, si svuotano le prigioni. Si deve dunque accompagnare a una profonda e ponderata riforma del sistema carcerario e delle norme penali, depenalizzando verso sanzioni amministrative alcuni reati minori e potenziando i mezzi per il recupero ed il reintegro dei soggetti. Sarebbero dunque necessarie riforme non dettate dalla contingenza ma di ampio respiro, riforme di cui comunque necessita non solo il sistema penitenziario ma l’Italia in generale.

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