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L'industria del vino e un'inchiesta sulla Turchia a Presa diretta

Creato il 21 febbraio 2016 da Funicelli
L'industria del vino e un'inchiesta sulla Turchia a Presa diretta Erano gli anni '80 quando lo scandalo del vino al metanolo gettò un brutta ombra su uno dei simboli della nostra cultura, il vino italiano. Vino adulterato, con tutti i rischi per la salute dei consumatori, in nome del profitto per le industrie del settore, con pochi scrupoli di coscienza. Passati tutti questi anni, con la crisi dell'agricoltura, con la spietata concorrenza dei viticoltori esteri, che spinge verso la quantità da produrre a scapito della qualità, che spinge verso le culture intensive, qual è la salute del nostro vino? Lo racconterà il servizio di Raffaella Pusceddu per Presa diretta questa sera: sul corriere un'anticipazione
La scheda del servizio La fabbrica del vino
A PRESADIRETTA un'altra puntata con due pagine, una dedicata all'industria del vino per capire se qualità e quantità riescono davvero ad andare a braccetto e l'altra sul ruolo della Turchia come nostro alleato nella battaglia contro lo Stato Islamico.LA FABBRICA DEL VINO. Un'industria da 9 miliardi e mezzo di fatturato all’anno, la concorrenza sui prezzi al consumo, la contrapposizione tra piccoli e grandi produttori, tra aziende artigianali e marchi industriali. Quanto pesano gli interessi di un settore industriale così importante sulla qualità e sulle caratteristiche del vino che arriva sulle nostre tavole?Quasi 50 milioni di ettolitri prodotti ogni anno. Sempre più terra dedicata alla coltivazione intensiva della vite e il mercato che spinge per aumentare la produzione per ettaro. E l'uso dei fitofarmaci nei vigneti in che modo impatta sulla nostra salute?Le telecamere di PRESADIRETTA hanno viaggiato da nord a sud per capire cosa c'è davvero nel vino che beviamo. Sono circa 60 le sostanze consentite dalla legge che si possono usare nella preparazione del vino seguendo le indicazioni di vere e proprie ricette. Lieviti, fermenti, tannini, stabilizzanti, correttori di acidità, chiarificanti.
La seconda inchiesta riguarda la Turchia dell'alleato Erdogan: è il paese ora strettamente in mano al sultano che sta schiacciando le opposizioni, la libertà di stampa, di informazione, di manifestare liberamente. Il paese che, dopo una velata minaccia all'Europa sull'emergenza profughi, ha preteso e ottenuto 3 miliardi di nostri soldi. Cosa ne farà di questi profughi non interessa l'Europa, a quanto pare: li terrà nascosti ai nostri occhi, per non turbare le nostre coscienze? La Turchia è il paese che ha ingaggiato una guerra fredda con la Russia, paese con cui invece Nato e gli USA trattano nei tavoli anti-Isis: sta facendo la guerra ai curdi che poi sono l'unico paese che sta facendo la guerra sul campo contro le truppe dell'esercito del califfo. C'è il sospetto, leggendo alcuni report russi, di traffici con l'Isis sul commercio del petrolio con una società in cui sono soci membri della famiglia del presidente Erdogan (notizia riportata dal FQ e smentita dalla famiglia del presidente). L'industria del vino e un'inchiesta sulla Turchia a Presa diretta La scheda del servizio:
L'ALLEATO TURCO. Nella seconda parte di PRESADIRETTA un reportage dalla Turchia, luci e ombre del nostro alleato nella guerra contro lo Stato Islamico. Il conflitto aperto contro il PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan che il governo di Erdogan considera un’organizzazione di terroristi. Lo scontro permanente con tutte le voci del dissenso, giornalisti, politici di opposizione, intellettuali.Le telecamere di PRESADIRETTA sono arrivate fino al profondo sud est del paese, al confine con la Siria, al crocevia della guerra di tutti contro tutti, la dove si concentrano la pressione dei profughi siriani in fuga dalle città bombardate, i traffici illegali di armi e di petrolio, i combattenti di tutti i fronti, terroristi compresi.In esclusiva per PRESADIRETTA, la storia degli attivisti di “Ribbs”, una piattaforma di informazione giornalistica. Un gruppo di giovani coraggiosi di Raqqa, le uniche voci rimaste a raccontare al mondo quello che accadeva nella capitale dello Stato Islamico in Siria."LA FABBRICA DEL VINO" e "L'ALLEATO TURCO" sono un racconto di Riccardo Iacona con Giulia Bosetti, Elisabetta Camilleri, Raffaella Pusceddu, Cristiano Forti, Andrea Vignali.
Sull'Huffington post trovate un'anteprima del servizio di Giulia Bosetti girato da Andrea Vignali:
Nella reportage di Giulia Bosetti e girato dal filmmaker Andrea Vignali è evidente come l'impegno militare turco si svolge oggi contro il Pkk dentro i confini del paese, nelle zone abitate a maggioranza dai curdi, piuttosto che in Siria contro l'Isis.Le telecamere di Presadiretta sono state nel Sudest, a Diyarbakir, una delle città turche con la più altra concentrazione di curdi, dove vige il coprifuoco e il quartiere centrale è chiuso dalla polizia e assediato dai cecchini e le famiglie curde reclamano la restituzione dei cadaveri dei loro famigliari uccisi per le strade. 
Il pericolo di una guerra civile nel paese lo racconta Cengiz Aktar, uno degli accademici che ha firmato la petizione per fermare il massacro dei curdi nel Sudest e lo raccontano anche i giornalisti che sono stati messi sotto inchiesta per gli articoli in cui denunciavano questa emergenza. E ancora i colleghi e le mogli di Can Dundar ed Erdem Gul, i giornalisti del quotidiano Cumhuriyet, tutt'ora in carcere per aver pubblicato articoli e foto su un presunto traffico di armi tra la Turchia e la Siria. Per loro la procura di Istanbul ha chiesto l'ergastolo poche settimane fa.Presadiretta si è spinta fino al confine turco siriano, dove l'Isis lancia missili da oltre il confine per raccontare la situazione delle frontiere e le infiltrazioni dello Stato Islamico raccontando le storie dei giornalisti siriani uccisi dall'Isis in Turchia per il loro lavoro di denuncia su quello che sta avvenendo nel Califfato. 
Nel reportage, con un’intervista esclusiva in una località segreta, anche la voce di uno degli attivisti di Ribss, la piattaforma di informazione "Raqqa is being slaughtered silently", premiata negli Stati Uniti per il loro lavoro e per il fatto di essere le uniche voci libere dallo Stato Islamico su cui l'Isis ha posto una taglia da 50mila dollari e a cui dà una caccia spietata.



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