La mia convalescenza post operatoria mi obbliga a camminare tutte le mattine e quindi senza mai sgarrare dalla regola che mi sono imposta, anche stamani sono andata a camminare. Al mio ritorno, per abitudine, ho controllato la cassetta della posta. Al suo interno la rivista settimanale di mamma e un avviso di ricezione raccomandata. L'avviso non è più la cara vecchia cartolina di una volta, bensì una sorta di scontrino, nel quale compaiono: il nome e cognome dell'intestatario (in questo caso io), l'indirizzo dell'ufficio postale destinato al ritiro della raccomandata, un codice a barre, e alcune fondamentali istruzioni. Fra queste, l'ufficio postale ti informa che la raccomandata rimarrà in giacenza per trenta giorni, ma dopo cinque, se la vuoi ritirare, devi pagare €0,52 centesimi, solo perchè la tengono lì, quindi se hai un problema e non puoi andarla a ritirare subito, sgancia gli "sghei". Il fatto che il postino avesse lasciato l'avviso mi è però, sembrato strano, in casa c'erano i miei. Così, appena varcata la soglia, ho chiesto ai miei se per caso erano usciti, e sono venuta a sapere che non si erano mossi da casa: tre cervelli funzionanti hanno dedotto che il postino non aveva suonato per avvisare della raccomandata (forse il messo postale aveva una gran fretta di farsi i cavolacci suoi?). Poco male penso, vado alla posta. Giunta in loco, faccio una bella fila costituita da persone indispettite perchè tutte avevano ricevuto l'avviso (senza che il postino avesse suonato il campanello). Giunta al cospetto dell'impiegato, porgo lo scontrino e lui sbuffando mi dice: "Non posso darle la raccomandata, è ancora in possesso del postino che è in giro, o aspetta o torna oggi, altrimenti venga domani". "Allora mi spieghi perchè il postino non ha suonato il campanello, se lascia un avviso o non trova nessuno in casa, oppure sono cambiate le regole e lascia questo scontrino perchè le raccomandate sono in giacenza qui e non nella sua borsa". Nessuna risposta. Nel pomeriggio mi reco nuovamente alla posta, e trovo lo stesso soffiante impiegato che davanti al mio scontrino esclama: "Non posso darle la raccomandata perchè deve essere smistata con le altre".
"Ma a che gioco giochiamo scusi?" replico io "Stamani mi dice che il postino si è portato dietro la mia raccomandata per tutto il suo giro, e quando ha riconsegnato la borsa cosa avete fatto voi?" Con le labbra incorniciate da una sorta di baviccia biancastra, l'impiegato non si smuove e mi dice: "Dobbiamo smistarle torni domani".
A questo punto direi che c'è ben poco da commentare, se non che l'organizzazione fa acqua, come al solito, da tutte le parti, gli impiegati praticamente non hanno voglia di fare nulla, si scocciano ad ogni piè sospinto, si assentano....E l'utente? In balia della loro indifferenza, noncuranza, maleducazione.
Tanto vale mettersi a giocare ad attacca la coda all'asino, anche se io proporrei di sfasciare l'incomodo divisorio che divide l'utente e l'impiegato e menare manate.
Magazine Diario personale
La mia convalescenza post operatoria mi obbliga a camminare tutte le mattine e quindi senza mai sgarrare dalla regola che mi sono imposta, anche stamani sono andata a camminare. Al mio ritorno, per abitudine, ho controllato la cassetta della posta. Al suo interno la rivista settimanale di mamma e un avviso di ricezione raccomandata. L'avviso non è più la cara vecchia cartolina di una volta, bensì una sorta di scontrino, nel quale compaiono: il nome e cognome dell'intestatario (in questo caso io), l'indirizzo dell'ufficio postale destinato al ritiro della raccomandata, un codice a barre, e alcune fondamentali istruzioni. Fra queste, l'ufficio postale ti informa che la raccomandata rimarrà in giacenza per trenta giorni, ma dopo cinque, se la vuoi ritirare, devi pagare €0,52 centesimi, solo perchè la tengono lì, quindi se hai un problema e non puoi andarla a ritirare subito, sgancia gli "sghei". Il fatto che il postino avesse lasciato l'avviso mi è però, sembrato strano, in casa c'erano i miei. Così, appena varcata la soglia, ho chiesto ai miei se per caso erano usciti, e sono venuta a sapere che non si erano mossi da casa: tre cervelli funzionanti hanno dedotto che il postino non aveva suonato per avvisare della raccomandata (forse il messo postale aveva una gran fretta di farsi i cavolacci suoi?). Poco male penso, vado alla posta. Giunta in loco, faccio una bella fila costituita da persone indispettite perchè tutte avevano ricevuto l'avviso (senza che il postino avesse suonato il campanello). Giunta al cospetto dell'impiegato, porgo lo scontrino e lui sbuffando mi dice: "Non posso darle la raccomandata, è ancora in possesso del postino che è in giro, o aspetta o torna oggi, altrimenti venga domani". "Allora mi spieghi perchè il postino non ha suonato il campanello, se lascia un avviso o non trova nessuno in casa, oppure sono cambiate le regole e lascia questo scontrino perchè le raccomandate sono in giacenza qui e non nella sua borsa". Nessuna risposta. Nel pomeriggio mi reco nuovamente alla posta, e trovo lo stesso soffiante impiegato che davanti al mio scontrino esclama: "Non posso darle la raccomandata perchè deve essere smistata con le altre".
"Ma a che gioco giochiamo scusi?" replico io "Stamani mi dice che il postino si è portato dietro la mia raccomandata per tutto il suo giro, e quando ha riconsegnato la borsa cosa avete fatto voi?" Con le labbra incorniciate da una sorta di baviccia biancastra, l'impiegato non si smuove e mi dice: "Dobbiamo smistarle torni domani".
A questo punto direi che c'è ben poco da commentare, se non che l'organizzazione fa acqua, come al solito, da tutte le parti, gli impiegati praticamente non hanno voglia di fare nulla, si scocciano ad ogni piè sospinto, si assentano....E l'utente? In balia della loro indifferenza, noncuranza, maleducazione.
Tanto vale mettersi a giocare ad attacca la coda all'asino, anche se io proporrei di sfasciare l'incomodo divisorio che divide l'utente e l'impiegato e menare manate.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Convergenze parallele (osservazioni generali in margine agli Esami di Stato)
Ci sono cose che non si possono pubblicare in forma narrativa, o per lo meno non in tutti i tempi. Così, mentre l’attesa degli esiti ufficiali degli orali... Leggere il seguito
Da Povna
DIARIO PERSONALE, PER LEI, SCUOLA -
Tempi di cottura
Ore 4.30. Una mattina come tante di un lunedì come tanti. Mentre la maggior parte delle persone sta ancora dormendo, suona la sveglia di Anna Maria: una... Leggere il seguito
Da Andrea Venturotti
RACCONTI, TALENTI -
Che lavoro fai???? vivo!!
Rifletto spesso , forse troppo sulla mia vita attuale , non amo i paragoni con il prima , preferisco concentrarmi sul QUI E ORA , per questo ancora di più mi... Leggere il seguito
Da Riccardomichela
CONSIGLI UTILI, PER LEI -
Banalizzazione della morte
L'Uomo uccide. Il mito di Caino è sempre vivo e presente. Il secolo scorso, in cui io sono nata, si è caratterizzato per orribili bagni di sangue in cui, anche... Leggere il seguito
Da Ritacoltellese
DIARIO PERSONALE -
“Chiedimi quello che vuoi. La trilogia” di Megan Maxwell
La trilogia: Chiedimi quello che vuoi-Ora e per sempre-Lasciami andare via Dopo la morte del padre, Eric Zimmerman, proprietario della compagnia tedesca... Leggere il seguito
Da Vivianap
CULTURA, LIBRI, RACCONTI, TALENTI -
Quel che resta del viaggio – guida rapida su Melbourne e Victoria
In preda a un jet-lag che mi fa addormentare alle dieci della sera e svegliare alle sei del mattino, ho ripreso la mia vita a Barcellona. Sono scesa dall'aereo... Leggere il seguito
Da Giulia Calli
DIARIO PERSONALE, TALENTI





