L'infame scherzo del cesso pubblico

Creato il 12 maggio 2012 da Taccodieci @Taccodieci


Io adoro Milano ed ogni volta è una grande gioia doverci andare per lavoro.
Anche se sono impegnata in qualche supermegameeting, anche se, come oggi, vengo colta da un supermega attacco di allergia, inizio a lacrimare e mi cola il trucco su tutta la faccia (ma solo da un occhio, come una psicopatica doc), trovo sempre il tempo per fare dello shopping. Mi brillano gli occhi (e anche se a questo punto mi lacrimano pure me ne infischio con un sonoro "chissene") guardando i negozi pieni di meraviglie.
Ora, mentre vi parlo, sono seduta su di un comodo Frecciabianca, con ai miei piedi una shopper contenente un bellissimo tubino in lino bianco con fantasia floreale azzurra: un ammore!
Ora, mentre vi parlo, però, il mio culo è anche bagnato, su di questo comodo sedile di moquette.
Sì, perchè oggi non siamo qui per parlare di shopping e di vestiti: oggi siamo qui per parlare di cessi pubblici.
Non so chi abbia inventato la storia che i biglietti del Frecciabianca non si possano cambiare. Fatto sta che, grazie a questa allegra trovata, la mia attesa in stazione centrale era di oltre un'ora, in attesa del treno prenotato.
Sono arrivata in stazione così presto perchè, giusto per mandare un messaggio a Dani, Alice, ma soprattutto a quella donna di poca fede di Cosmogirl, sono diventata ufficialmente un asso della metro. Ormai mi mangio le linee in un sol boccone ed in pochi minuti sono in grado di andare da un punto A ad un punto B in assoluta disinvoltura.
Ma torniamo ai cessi pubblici.
Ora, come potete immaginare, in un'ora di assoluta noia (non ho portato con me neppure un libro per riuscire a fare stare il pc nella borsetta), capita che si possa sentire un certo stimolo alla vescica. Circolano un sacco di storie assolutamente schifose sui bagni delle stazioni, ma quando ci vogliono ci vogliono.
Mi metto quindi alla ricerca del cesso perduto. Per prima cosa verifico se il mio biglietto mi permetta di accedere all'ambito "Freccia Club" ed al suo suppongo meno frequentato cesso, ma scopro che un qualsiasi biglietto per una qualsiasi freccia non è sufficiente: hai diritto ad un posto a sedere in una sala d'attesa e ad un cesso semipulito solo con l'acquisto di un biglietto di un certo livello. Un biglietto che chiaramente al mio mangia i risi in testa.
Vago disperata per almeno venti minuti alla ricerca del cesso riservato alle povere pezzenti come me.
Ora: o io sono più tonta di quello che supponevo, oppure ai tizi della stazione centrale piace giocare a nascondino. Il cesso sta dietro ad un sit in di protesta, nascosto da manifesti e manifestanti incazzati. Vi si accede attraverso una bancarella di raccolta firme per il ripristino dei treni nottuni.
In ogni caso: cesso trovato.
Non so voi, ma se mi chiedono di pagare un euro tutto intero per utilizzare il cesso pubblico, non dico che il suddetto cesso debba essere così pulito da poterci mangiare, ma mi aspetto che sia quantomeno un Signor Cesso.
Pago il mio obolo, entro e le mie speranze si schiantano al suolo con un rumore di vetri infranti. Il cesso è come qualsiasi altro cesso in qualsiasi altra stazione: un cesso. Porte che non si chiudono, porte a cui manca la serratura, piastrelle ex bianche che non voglio immaginare di che cosa possano essere sporche ed un guardiano UOMO che mi sorride in un angolo. Che diavolo ci fa un guardiano UOMO nel bagno delle donne?
Mi faccio coraggio (non che abbia molta scelta) ed entro in un cubicolo.
Invidio infinitamente gli uomini. Anche se dubito che possano farla in piedi, all'aperto, alla stazione centrale di Milano senza essere arrestati per atti osceni, in linea di massima almeno loro non sempre hanno bisogno di un cesso e non si fanno certo venire due cosce come quelle di Pantani a forza di stare in bilico per sedersi senza veramente sedersi.
Forse, ora che ci penso, le ragazze che hanno le cosce muscolose sono quelle che viaggiano molto per lavoro. O almeno potrebbe essere un'ottima scusa:
- Hey, hai messo su qualche chilo?
- No, è che viaggio molto per lavoro...
Torniamo al cesso.
Nel cubicolo mi accuccio in posizione pipì e sto quasi per finire quello che devo fare quando... parte uno sciacquone fotonico che mi lava completamente, inzuppandomi le gambe, gli stivali e la mini!
Sento l'acqua "GOCCIOLARE" dal bordo della mini!
"Merda, merda, merda". Me ne sto così bloccata per qualche secondo, sperando di svegliarmi all'improvviso tutta agitata nel mio letto, ma non è un maledetto sogno. E' tutto vero: sono in una stazione, in un cesso pubblico, e gli unici vestiti che ho sono inzuppati di sciacquone fetido (calzini compresi).
Voi credete che, battagliera come sono, sia andata a protestare dal guardiano UOMO che mi aveva sorriso vedendomi entrare nel gabinetto? No, sarebbe stato ancora più umiliante. Probabilmente ci avrebbe riso per settimane, la sera, tracannando birra la bar con i suoi amici UOMINI guardiani di cessi.
Me ne sono uscita dal bagno, mi sono legata in vita la giacca (che a questo punto si è bagnata), ho raccolto le ultime briciole di dignità rimaste, ed ora sono qui, sul treno, col culo zuppo, a pregare di non iniziare a puzzare di cesso pubblico (sarà suggestione, ma io sento già provenire dai vestiti un tanto insopportabile) e che il treno imbocchi uno sportello spazio temporale così che queste due ore di viaggio passino più veloci della luce.
La prossima volta me la farò addosso. Almeno, se dovrò avere la mini e gli stivali inzuppati di qualcosa, sarò certa della provenienza.
La Redazione
PS: secondo voi è possibile morire di schifo?!?

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