Anni ‘80/’90, in provincia.
Sono un bambino. Ho aperto gli occhi sul mondo qualche anno fa. Adesso sono nel mondo che si apre davanti a me, consapevole, da un po’ di tempo a questa parte, delle cose che mi accadono attorno. Tutto inizia a sembrarmi più chiaro durante un programma televisivo, tutto comincia maggiormente a diventare parte di me, e il mio essere prende a muoversi nelle intricate vie dell’esistenza.
Guardo un programma in tv, c’è un trio di comici, i “Trettrè”, e mi fanno ridere. Bene. Cioè, avrei potuto scegliere un momento più alto, intellettuale, e poetico per capire qualcosa di concreto del mondo. ‘Sto mondo che dicono che gira, gira su se stesso e attorno al Sole, ma che non mi muove, se resto fermo: devo capire com’è possibile! Di questi tempi va così, ci si circonda di oggetti tecnologici, sono gli anni ‘80 di Craxi e io sono un bambino fortunato a vivere in un’epoca di benessere. A quanto sembra ci sono tanti bambini come me, dall’altro lato del mondo, a testa in giù forse, che non hanno niente da mangiare. Ma a me non piacciono i fagioli. Che schifo quel brodo tutto marrone! Il pane, invece, preferisco nasconderlo dietro il divano.
Va di troppo Drive in, ma non ci trovo proprio nulla da ridere, con tutti quei sorrisi finti in mezzo ai paninari. Preferisco guardare di nascosto Colpo Grosso, solo per curiosità.
Sai, ho preso una bella scossa l’altro ieri. Mi avevano detto di non mettere le dita dentro la presa della cucina; divertito ho fatto di testa mia. Ho visto la luce! Come Jonh Belushi… Sono vivo, eh, ma ho il dubbio che me lo sia inventato, è un ricordo offuscato… Eppure sai, questa casa in periferia non sarà il massimo, è scorticata sulle pareti della cucina, ha le pareti plasticose in salotto e le scale che portano al piano di sopra, una gran fatica, ma mi va bene. Ho un cortile dove posso scorazzare con la bici a rotelle e la macchinina. La notte sento le mucche della fattoria accanto.
L’estate è piena di sole. La strada che ci porta al mare sembra avventurarci in una giungla, tutti quegli arbusti selvaggi che prendono naturalmente forma ai lati della strada. Bisogna mettere le musicassette di papà nella radiolina della macchina. Una Fiat Uno Bianca, culla di comodi sonni devo dire, la sera, al ritorno. Purtroppo s’impigliano troppo spesso queste cassette, mi sa che ho infilato le dita anche lì dentro. Voglio la pistola ad acqua!
Non compratemi più quei brutti giocattoli del mercatino. Accontentatemi un minimo, uffa. Ho espresso un desiderio l’anno scorso guardando con paura (ma perchè?) una stella cadente fitta fitta dietro le due alte palme davanti casa, oltre la strada: per favore, fa’ che mi comprino i Cavalieri dello Zodiaco, ok, un attimo, mi basta anche soltanto Pegasus o Sirio. E invece? NIENTE, Ancora nulla! Ma perchè? Ma mi hai sentito?
Per avere le figurine Panini ho fatto una lotta estenuante per una settimana. Che palle.
Ho scoperto cosa vuol dire morire.
E’ triste morire. L’altra volta è morto un pilota di Formula 1. Mamma mia, non ce l’ha fatta. E’ morto Troisi, era malato nonostante fosse così giovane! E’ morta pure mia nonna, ma mi hanno detto che, diversamente dagli altri, è andata in cielo. Nonostante gli occhi un pochino tristi di chi mi diceva questa cosa, ho immaginato fosse andata a trovare qualcuno di interessante. Poi però mi sono ritrovato per caso le carte dei Tarocchi e ho visto quella sbagliata e maledetta della Morte. Ho avuto e ho ancora una paura fottuta, cazzo. Ma si muore così, allora? Per mano di questa sorta di tizio ricoperto da un telo nero che ha tra le braccia un’ascia? Rendendoci tutti un ammasso di scheletri paurosi? Aiuto, ti prego, non voglio morire. Non voglio fare la guerra, nè il militare, nè il poliziotto, non voglio rischiare di venir sparato. Mamma non voglio morire, ok?
Adesso che ho un po’ capito come funziona crepare, posso esorcizzare questa paura raccontando la mia scoperta ai miei compagni di scuola. E’ importante far sapere le novità agli altri, eh, non voglio terrorizzare nessuno, userò il sacro momento della plastilina per parlarne.
Mah, non si sono stupiti più di tanto, D. nemmeno ci credeva. Ora posso tornare un po’ più tranquillo a casa col pulmino giallo, tutto canterino, mi aspettano i miei, il pranzo pronto, la zia vecchietta che mi insegna le tabelline, la sorellina con cui giocare, l’incorreggibile Lupin, Denver, Junior Tv e sopratutto la pasta col formaggino!
Magari più tardi vado a mangiare Nutella da D. che qui da me, fa cadere i denti.