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L’inferno delle mamme al parco giochi

Da Mercedescoach

Il parco è un posto di gran respiro, con varietà non tanto di fauna quando di flora. Dentro c'è il parco giochi, con meno fauna, meno flora, e meno respiro. A togliere quest'ultimo siamo le madri, comunemente chiamate mamme. Perché Madre è una parola troppo importante, per certi versi ingombrante, investe di un ruolo dignitoso, elevato, che ha un retrogusto di eternità nella memoria, quando dici 'perché sono tua madre' è comò se quella cosa la dicessi già da morta (momento nel quale diventiamo mitiche e perdonabili). Mamme invece è una parola che veste meglio la postura un po' sgarbata di chi rincorre un duenne, che sparge repellente per le zanzare su ginocchia nere di terra e semi sbucciate, succhia resti di ghiacciolo al limone sbrodolato col gambo appiccicoso, ha i pantaloni neri macchiati di bianco e quelli bianchi macchiati di nero, usa scarpe basse perché i terreni e le mansioni non consentono un tacco non dico dodici, ma neanche cinque, al meno fino alla preadolescenza della progenie, dove le mamme non camminano più piegate ma a fior di lotto, alla ricerca di pace interiore per non urlare troppo o diventare alcoliste, e tornano a leggere libri che rispondono a 'come si fa con questo che sbuffa da mattina a sera, mi critica, mi questiona, e matura trecentosessantaquattro notifiche whatsapp in mezz'ora?'

Torniamo alle mamme del parcchetto, quel inferno, ma prima voglio chiarire una cosa: quelle mamme non sei tu, non sono io. Tu sei speciale, diversa, sciolta quando devi, categorica quando serve, autoritaria ma democratica, dai spazio e libertà ma controlli senza che si sentano il fiato sul collo, li fai mangiare sano ma ogni tanto sgarri, perché non sei fissata. Non hai paura di sporcizia ne malattie trasmesse dai piccioni, non ti danno fastidio i cani ne le loro cacche.

Chiarita la nostra perfezione parliamo delle altre, scendiamo nell'inferno che Dante non riuscì a scolpire solo perché non lo conosceva. Questo inferno scaturisce dall'insicurezza atavica delle mamme (delle altre mamme, non tu, non io), che produce una proiezione reattiva di ostentazione opposta. Ad esempio: tu fai mettere le scarpe a tuo figlio prima di farlo scendere dal passeggino?, lei ti dice che i suoi sono cresciuti a piedi nudi in un campo di rovi; tu accompagni tuo figlio duenne per tutto il parco, lo tieni sull'altalena, e lo attendi alla fine dello scivolo? lei a un anno li lasciava da soli, a disneyworld; tu compri due gettoni per riposarti cinque minuti mentre dondolano sulla balena con musica colombiana? lei sentenza che al-parco-devono-giocare-e-sporcarsi; tu li fai giocare e sporcarsi? lei li fa fare fango con la pipì, rotolarcisi sopra e poi farsi cacciare via dai locali di quanto sono sporchi e puzzolenti; tu chiami i tuoi figli e li dici di giocare lontano da quello col dogo argentino senza guinzaglio? lei chiama i suoi e li dice di andare a chiedere se si può accarezzare perché i cani sono mooooolto meglio degli uomini; tu li fai accarezzare il dogo? lei ha fatto una gita con i suoi e li ha portati in un posto dove li mettevano dentro la gabbia della tigre e loro le facevano ghirighiri sotto il mento; tu li metti il pannolino a due anni? i suoi a un anno facevano la popo' sul water, si pulivano da soli e usavano lo spazzolone se serviva; tu hai tolto il pannolino ad un anno e mezzo? lei ti dice che è troppo presto e hai causato un danno irreversibile per controllo precoce degli sfinteri, il suo ha cinque anni e ancora lo mette la notte; tu li fai fare i compiti estivi? lei no perché hanno bisogno di svago e la scuola esagera; tu non li fai fare i compiti estivi? lei si, perché dove si è visto, solo in Italia si fanno tre mesi di vacanze e i bambini tornano che sono degli asini; tu sei straniera? lei pur essendo nata qui è più straniera di te perché da piccola ha vissuto un anno negli stati uniti e poco fa due mesi in germania ma dell'identità italiana conserva il buon gusto italiano nel vestire e nel mangiare, cose che nel tuo paese non hanno; tu allatti al seno tuo figlio di un anno? lei a quattro mesi gli dava la frutta e a sei toh', svezzato, perché non ha quel attaccamento emotivo malato; tu non allatti al seno tuo figlio di tre mesi? lei tira fuori le tabelle della OMS che consigliano di allattare fino ai due anni, il suo ne ha quattro e ancora si attacca, non può fargli che bene; siete in macchina nello sterrato e tu li fai mettere la cintura? pensa, io su questa strada abbasso i finestrini e senza che mi fermi loro salgono sul tetto della macchina a si siedono a godersi il venticello; tu usi l'omeopatia? tutte balle, non serve a niente e un antibiotico a tempo salva vite; usi l'allopatia? solita uscita facile di fronte ad un disturbo che i bambini dovrebbero imparare ad attraversare; ti accendi una sigaretta? lei fanno tutto mentre i suoi figli dormono per non essere di cattivo esempio; rifiuti una sigaretta perché ci sono i tuoi figli? lei fuma beve dice parolacce e racconta i fatti di cronaca della giornata con tanto di morti sgozzati e preti pedofili perché devono imparare che il mondo è mondo e c'è di tutto; tu dici ai tuoi figli di non toccare ciò che non è loro? lei li fa lanciare pietre sui vetri delle case abbandonate; i tuoi salgono arrampicandosi dallo scivolo? lei dice a suo figlio di guardare bene, quello non si fa perché è pericoloso e irrispettoso delle regole; i tuoi scivolano normalmente sullo scivolo? i suoi si sono sempre arrampicati, mai una volta che abbiano scivolati, perché lei non li ha tirati su nel conformismo. Insomma...qualsiasi cosa tu faccia, non va bene. La cosa simpatica è che ha reazioni incontrollabili (lei, non tu, non io), e anche la più mondana e disinvolta allungherà la mano se tuo figlio passa al suo la bottiglietta d'acqua per bere a canna, e dirà "su! stai attento!" quando il gelato al cioccolato gocciolerà sui pantaloni, ma poi si spiegherà con te che non è perché non si sporchi, ma perché dopo il parco hanno un appuntamento importantissimo con delle eminenze internazionali.

Io quando proprio non riesco ad evitare di andare al parco, mi aggrappo alle mie figlie, e faccio i capricci e piango, scalcio per terra e alzo il polverone se non vogliono che le accompagni, che spinga la loro altalena, che raccatti le palle che vanno fuori, che faccia da rete di salvataggio all'appendino, perché non voglio condividere ne sapere ne spiegarmi ne scusarmi, perché se all'inizio anch'io credevo che la mia strada fosse quella giusta, oggi già non ho tanta paura di questo grande ruolo, e non credo più che ci sia una strada giusta e tutte le altre sbagliate ma tante strade quante madri a percorrerle. Ogni madre (pure tu, pure io) fa quello che può con ciò che ha, quasi in tutti i casi con amore, e desiderio di fare la cosa migliore per i figli senza perdere di vista noi stesse e il nostro mondo adulto. Lisciamoci in pace.


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