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Qui di seguito la testimonianza di Azra Ibrahimovic come riportata dall'Adnkronos.
“Nel 1992, quando e' iniziata la guerra avevo tredici anni. Siamo stati catturati dalle forze serbe insieme alla mia famiglia e cacciati da casa. Fino al '95 siamo stati tra Tuzla, a nord est della Bosnia e Sarajevo, dove ho vissuto anche il dramma dell'assedio. E' lì che abbiamo saputo del genocidio di Srebrenica. Tra quei poveri morti c'erano otto miei parenti, tra cui diversi cugini. Li aspettavamo, ma non ci hanno mai raggiunto. Solo dopo alcuni anni si sono trovati i loro resti nelle fosse comuni. Era una famiglia di otto persone: massacrati dalle truppe di Mladic e abbandonati nelle fosse comuni. E' stata una carnecifina, la più dura dopo la seconda guerra mondiale. E per quelle violenze non ci può essere perdono”.
“Anche tanti amici di Srebrenica mi hanno raccontato atrocita' e storie agghiaccianti in molti casi non ci sono sopravvissuti per testimoniare le violenze che hanno compiuto. Le truppe di Mladic hanno torturato migliaia di persone. Ora ci aspetta un lunghissimo processo al tribunale dell'Aja. Sarà trasmesso in diretta e migliaia di persone in Bosnia e in Serbia lo seguiranno. Si riapriranno vecchie ferite, soprattutto se vedremo Mladic negare il genocidio''.
“Oggi le persone erano scettiche alla notizia dell'arresto di Mladic. Si pensava fosse stato un altro tentativo di catturarlo andato a vuoto. Poi, quando in tv è apparso Boris Tadic, a Srebrenica la gente ha tirato un sospiro di sollievo. E' giusto che lo si porti in tribunale, la conferma del suo arresto è stata una liberazione. La mia gente lotta per la sopravvivenza, c'è tanta povertà, ma per le famiglie che hanno perso i loro cari, anche questa è una vittoria. Perché il fuggitivo ora è dietro le sbarre”.
“L'arresto di Mladic è stato comunque un sollievo: almeno lo sappiamo in galera e forse potrà esserci giustizia. Ci sono stati 200mila morti durante il periodo della guerra, le ferite sono troppo profonde. Quando lo vedremo alla sbarra sar° il momento per dire che si può iniziare di nuovo, cercando di ricostruire i rapporti umani spezzati durante il conflitto”.
“Sono una persona realista e so che non potrei mai incontrarlo. Se potessi vederlo solo per pochi istanti, guarderei Mladic negli occhi. E basta. A uno così non si può rivolgere neanche la parola”.
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