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L’influenza: affari o malattia?

Creato il 13 febbraio 2013 da Webmonster @mariomonfrecola

Sono un tipo diffidente, l’ammetto.
Ma come non essere sospettoso difronte ai milioni di segni lasciati in tutta Italia?

Chi, in questo periodo, non è al corrente di un parente, amico, collega di lavoro o semplice conoscente colpito da febbre, raffreddore, mal di pancia, dolori alle ossa e sintomi vari tipici dell’influenza di questi mesi?
I media ci preparano: «attenzione, il picco della malattia sarà tra gennaio e febbraio» quasi fosse obbligatorio, scontato e normale doversi ammalare.
Non abbiamo scelta, possiamo solo cautelarci ma necessariamente dobbiamo attendere – senza poter far nulla – l’arrivo della piaga.

Poi, ai primi sintomi, dobbiamo correre in farmacia, metterci in fila e giunto il nostro turno sborsare dai venti ai cinquanta euro per rimpinguare il cassetto dei medicinali con paracetamolo, aerosol e, nei casi più gravi, l’antibiotico

Tra l’altro, ogni anno questo flagello sembra diffondersi in modo più violento e capillare, come un’epidemia temporanea che percorre la nazione e poi di dilegua miracolosamente. E allora, tra il serio ed il faceto, mi chiedo: e se l’influenza fosse alimentata da case farmaceutiche senza scrupoli?

 

E se l'influenza fosse alimentata dalle case farmaceutiche?

 

La stessa logica perversa non viene applicata nel mondo delle tecnologie?
Quesito esistenziale: chi crea e trasmette i virus informatici che attaccano i nostri fedeli pc? E poi, una volta infetti, chi ci fornisce la soluzione? Non siamo costretti – forse – ad aggiornare il nostro fidato antivirus che puntualmente scova e distrugge il cattivo di turno?

«Ma che vai a pensare? Tu vedi mostri ovunque» bofonchia mia moglie mentre le leggo l’articolo.
«Etciù!», un potente starnuto la scuote, inerme nel letto con la febbre a trentanove ha solo la forza per farfugliare: «invece di perdere tempo, vai a preparare l’aerosol per tuo figlio!».
«Un attimo, ho ricevuto una mail di un collega: mi comunica che si assenterà nei prossimi giorni per indisposizione fisica» rispondo ringalluzzito.

Io ne sono certo: si crea la «malattia» per vendere la medicina.

MMo



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