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L’informazione – Martin Amis

Creato il 11 febbraio 2016 da Ferdori

l'informazioneEra più o meno il 1996 quando mi capitò tra le mani una rivista con un articolo interessante.

Ogni tanto accade qualcosa che rimane impresso nella memoria; qualcosa di normalissimo in circostanze altrettanto normali.

Come mai allora quel particolare momento resta impresso a discapito di molte altre informazioni certamente più importanti?

Non è dato sapere e in questo preciso contesto non è neppure importante.

Importante invece è  il fatto che la riflessione appena fatta rispecchia una caratteristica presente nel libro di Martin Amis L’informazione.

In moltissimi casi infatti, l’autore si lancia in brevi divagazioni che mettono in connessione diretta personaggi e vita quotidiana del lettore.

In tali passaggi si riconosce la natura saggistica di Amis.

Tutto ciò rende il libro molto molto interessante.

Queste connessioni in qualche modo spezzano il ritmo di lettura, costringendo il lettore ad entrare con le proprie esperienze nel pensiero dei protagonisti, ma il risultato è un valore aggiunto ad una storia già di per sé non banale.

Tornando invece alla mia personale storia con questo libro, dicevo che quasi venti anni fa mi trovano nel mio circolo tennis preferito quando, sfogliando una rivista, incappai in un articolo che parlava di Paul Auster e di Martin Amis.

Ora non ricordo quale fosse l’oggetto dell’articolo, ma ricordo che venivano citato appunto L’informazione e La freccia del tempo e se ne parlava in termini molto positivi.

Come mia abitudine segnai questi titoli nel mio taccuino e per il momento la cosa ebbe fine.

Negli anni successivi ho poi letto diverse opere di Amis: La freccia del tempo, appunto, oltre a Cane giallo, Il secondo aereo e Il treno della notte, con differenti livelli di apprezzamento che sono convinto siamo dipesi più dal mio grado di attenzione durante la lettura che dalle opere in sé.

Amis infatti va letto con attenzione.

Un paio di anni fa, perlustrando una libreria in quel di Roma, mi sono finalmente imbattuto in una copia di questo libro.

Una copia vecchia, una rimanenza di magazzino.

Un volume che attendeva me da almeno quindici anni.

Il prezzo sul libro diceva tutto: verso la fine dell’anno 2014 quel libro aveva sopra scritto 34.000 lire.

Non potevo che comprarlo ed aspettare un momento propizio per la lettura, il momento in cui avrei potuto dedicare al libro il livello di attenzione che meritava.

Il titolo è l’elemento chiave del romanzo: l’informazione, l’unica, quella vera, è quello che arriva di notte quando le difese sono abbassate, quando ciascuno ha messo via la propria faccia di circostanza e soprattutto quando le emozioni arrivano senza che ci sia una mente pronta ad elaborarle.

Significative in questo senso le prime e le ultime righe del capitolo di apertura.

Le città di notte contengono uomini che piangono nel sonno, poi dicono “Niente. Non è niente. Solo un sogno triste.” E poi pensano “O qualcosa del genere.”

Perché piangono gli uomini?

Perché non possono più essere felici o tristi, ma solo sbronzi o pazzi.
E perché non sanno che pesci pigliare quando sono svegli.
E poi c’è l’informazione, che arriva di notte.

Un libro leggere senza dubbio alcuno.

Tempo di lettura: 14h 51m



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